Il pickleball prova a fare sul serio
È uno sport blando e non propriamente giovanile che va molto forte negli Stati Uniti, dove c'è chi vuole farlo diventare competitivo e professionistico
Il pickleball, uno sport che è una sorta di incrocio tra tennis, ping pong e badminton, in Italia è poco praticato e non molto conosciuto. Negli Stati Uniti, invece, è molto più di quello che il padel è qui in Italia. In uno dei tanti articoli che si trovano di recente sulla stampa statunitense, il New York Times ha scritto che il pickleball «è esploso come sport ricreativo, al punto che potreste benissimo essere stufi di sentirne parlare».
È uno sport semplice e spesso placido, in cui è piuttosto raro che una palla non si riesca a raggiungere con un paio di passi fatti al momento giusto. Si gioca su campi che sono un terzo rispetto a quelli da tennis, con piccole racchette che sembrano taglieri e con palle bucherellate che non diventano mai eccessivamente veloci. Per queste ragioni il pickleball, lo sport statunitense che negli ultimi anni sta crescendo di più, si è affermato soprattutto come uno sport per anziani, come una più dinamica alternativa al bridge o alle bocce. Non come una possibile alternativa al tennis.
Negli ultimi mesi ci sono stati però continui tentativi di trasformarlo in uno sport vero e proprio, giovane e dinamico, strutturato in tornei di alto livello. Negli Stati Uniti esistono già tre diverse associazioni professionistiche che organizzano tornei, assegnano premi, si contendono le migliori giocatrici e i migliori giocatori, e cercano di attirare investitori, sponsor, televisioni e servizi di streaming.
Finora queste tre giovani leghe sono riuscite a coesistere, non senza qualche problema, ma ci sono diversi segnali del fatto che a prevalere possa essere la MLP, ovvero la Major League Pickleball: di recente ci hanno investito, tra gli altri, campioni come LeBron James e Tom Brady, e nella prossima stagione assegnerà premi complessivi per oltre due milioni di dollari.
Inventato e codificato nel 1965 da tre amici in cerca di nuovi svaghi da proporre ai loro figli, il pickleball ha avuto particolare successo durante la pandemia. Si stima che solo negli Stati Uniti ci giochino cinque milioni di persone, più del doppio rispetto a quelle che ci giocavano nel 2019. Sebbene i più assidui giocatori continuano ad avere sessanta o più anni, è comunque in crescita anche la percentuale di praticanti giovani.
Di pari passo con la crescita dello sport – che qualcuno prende in giro per la sua lentezza e qualcuno critica per il rumore che fanno le sue racchette e per come i suoi giocatori spesso finiscano per “sfrattare” i tennisti dai loro campi – sono in rapida espansione anche la costruzione di nuovi campi e la vendita di attrezzature e materiali.
Ci sono nuove aziende interamente dedicate al pickleball (solo per le racchette si contano oltre trecento diversi produttori) e negli ultimi tempi a questo sport si sono interessate anche grandi aziende sportive come Nike e Adidas. Secondo le stime più ottimistiche, entro il 2030 a pickleball giocheranno, nel mondo, 40 milioni di persone.
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Delle tre leghe di pickleball, la prima a essere creata fu nel 2018 la PPA, la Professional Pickleball Association, seguita poco dopo dalla APP, acronimo di Association of Pickleball Professionals. Entrambe partirono in piccolo, con una manciata di tornei e qualche decina di migliaia di dollari di premi, ma sono già arrivate a organizzare decine di tornei l’anno, con premi complessivi oltre il milione di dollari.
La APP e la PPA funzionano in modo simile: nel corso dell’anno si susseguono vari tornei a cui giocatori e giocatrici partecipano di volta in volta in singolo o in doppio, un po’ come funziona nel tennis professionistico. Le differenze tra una e l’altra lega sono minime e stanno nel fatto che alcuni importanti giocatori di pickleball hanno contratti di esclusiva con la PPA, che da qualche mese è gestita dal miliardario Tom Dundon, già proprietario della squadra di hockey NHL dei Carolina Hurricanes. La APP, invece, permette a giocatori e giocatrici di partecipare a ogni tipo di torneo e ha il vantaggio di essere sostenuta dalla federazione statunitense di pickleball.
Tra tutte queste P e tutte queste A, dal 2021 si è inserita la MLP, la Major League Pickleball, che finora è stata vicina alla APP e che ha invece rapporti molto più freddi con la PPA. È guidata dall’ex gestore di fondi speculativi Steven Kuhn, che come consulente strategica ha assunto Anne Worcester, in passato amministratrice delegata della Women’s Tennis Association, l’associazione mondiale del tennis femminile.
Per imporsi in un settore in cui interessi sempre più grandi hanno portato una confusione tale che qualcuno ha parlato di picklebalcanizzazione (la balcanizzazione del pickleball), la MLP ha provato a mettere più soldi di tutti e idee da subito molto diverse. Anzitutto organizzando meno tornei (tre fino a quest’anno e sei dal prossimo) e poi strutturandosi a squadre, come succede nella Coppa Davis di tennis e in sport più propriamente di squadra. In altre parole, la MLP vuole essere per il pickleball quello che la NBA è per il basket.
Le squadre di pickleball della MLP hanno nomi come Lions, Jackrabbits o Florida Smash e sono composte da due giocatori e due giocatrici che in ogni torneo si sfidano nel singolo, nel doppio e nel doppio misto. Ora sono dodici, ma già nel 2023 saranno sedici. Un po’ come nella NBA i giocatori e le giocatrici sono scelti con il sistema a chiamate del “draft”, e visto l’arrivo di quattro nuove squadre dal 2023 ci sarà una sorta di reset generale, con nuove regole e nuove chiamate. Come riportato da The Dink, sito di riferimento che prende il nome da un colpo del pickleball, dall’anno prossimo ci sarà inoltre una stagione regolare a cui seguiranno dei playoff.
Tra chi ha investito nelle squadre, le quali hanno anche quote nella MLP stessa, già ci sono imprenditori e produttori cinematografici e, per quanto riguarda lo sport, i giocatori NBA Draymond Green and Kevin Love, l’ex giocatore di football Drew Brees e gli ex tennisti Kim Clijsters e James Blake, a cui nelle ultime settimane si sono aggiunti LeBron James — che oltre a giocare per i Los Angeles Lakers ha già investito in diversi altri sport, tra cui l’hockey e il calcio — e il quarterback quarantacinquenne Tom Brady.
Ancora non si sa come si chiameranno le loro squadre, ma per entrambi si è parlato di investimenti «a sei zeri». Anche a prescindere dai soldi, l’arrivo di James e Brady, due atleti tra i più famosi e vincenti di due tra i più ricchi e seguiti sport nordamericani, rappresenta un ottimo segnale e una grande pubblicità per la MLP.
Resta però ancora da capire se il pickleball – per il quale nonostante la sua scarsa presenza mondiale si parla di ambizioni olimpiche – possa rendersi interessante e guadagnarsi un seguito anche in quanto sport agonistico e professionistico, da guardare in televisione giocato ai massimi livelli anziché blandamente praticato in prima persona. Un salto che, da questa parte dell’oceano, sta tentando anche il padel.
Resta inoltre da capire se e quanto uno sport “nato vecchio” riuscirà a svecchiarsi e togliersi di dosso l’idea di sport perfino un po’ buffo. Lo stesso Brady, di cui si parla molto perché nonostante l’età gioca ancora in NFL, nell’annunciare il suo investimento ha detto: «Da tempo cercavo un modo per allungarmi la carriera oltre i quaranta, e volendo fino ai cinquanta, ai sessanta e ai settant’anni, e forse ho trovato una risposta, la stessa di tutti, il pickleball».
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