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  • Giovedì 27 ottobre 2022

Cos’è la storia delle nuove bombe nucleari nelle basi NATO in Europa

Secondo Politico, gli Stati Uniti avrebbero anticipato di qualche mese un aggiornamento dell'arsenale, per tranquillizzare gli alleati

Un cacciabombardiere statunitense F/A 18 (AP Photo/Steve Helber)
Un cacciabombardiere statunitense F/A 18 (AP Photo/Steve Helber)

Il giornale americano Politico ha pubblicato mercoledì sera un articolo in cui racconta che gli Stati Uniti vorrebbero anticipare di qualche mese un programma previsto da tempo per aggiornare alcuni componenti delle bombe nucleari che sono conservate nelle basi militari NATO in Europa. Il programma di aggiornamento periodico è abituale e peraltro non prevede interventi sulla parte nucleare delle armi, ma il suo anticipo, nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina, è comunque stato molto discusso. In alcuni paesi – come per esempio l’Italia – la presenza di armi nucleari nelle basi NATO in Europa è vista con sospetto da una parte dell’opinione pubblica, e ogni notizia in merito rischia di creare sempre un certo nervosismo.

La notizia dell’anticipo del programma di aggiornamento non è stata data in via ufficiale: Politico l’ha pubblicata dopo aver visto un documento riservato della NATO sulla questione, e dopo averla confermata con due fonti anonime che erano a conoscenza dei fatti. Nel documento si legge che gli Stati Uniti, che possiedono e gestiscono le armi nucleari nelle basi in Europa, hanno deciso di anticipare di qualche mese (dalla primavera 2023 a dicembre 2022) il programma di sostituzione delle bombe B61 con una versione più aggiornata. Il governo americano ne avrebbe poi parlato con gli alleati NATO durante una recente riunione a Bruxelles.

Le B61 sono armi nucleari a gravità (cioè fatte per essere lanciate dall’alto da cacciabombardieri, e non per essere montate su dei missili) sviluppate dagli Stati Uniti per la prima volta negli anni Sessanta. Nelle basi europee sono attualmente conservate le bombe nella loro undicesima generazione (le B61-11, ma ce ne sono anche di più vecchie) e gli Stati Uniti prevedono di sostituirle entro dicembre con la versione aggiornata (le B61-12).

L’aggiornamento peraltro non prevede novità sulla parte nucleare delle bombe, ma solo su parti accessorie: per esempio saranno cambiati i paracadute, per migliorare la precisione. Per ora non è del tutto chiaro come avverrà la sostituzione, perché già adesso nelle basi europee dovrebbero essere presenti bombe B61 di generazioni precedenti alla 11, ed è difficile che tutto l’arsenale sarà aggiornato alla versione 12.

Benché l’aggiornamento delle bombe sia periodico e ampiamente previsto, il fatto che sia stato anticipato di qualche mese è stato visto come un segnale di preoccupazione, in un contesto in cui la Russia sta facendo crescenti e sempre meno velate minacce nucleari. La maggior parte degli analisti sentiti da Politico ritiene che gli Stati Uniti abbiano deciso di anticipare l’aggiornamento per tranquillizzare gli alleati europei della NATO sul fatto che, davanti alla minaccia russa, la deterrenza nucleare dell’Occidente si mantenga estremamente forte.

Alcuni analisti hanno anche sostenuto di temere che questo anticipo possa essere visto dalla Russia come una provocazione, ma è piuttosto difficile considerato il contesto: è vero che i rapporti tra Russia e Occidente sono ai minimi da decenni, ma la sostituzione delle B61 è un fatto tutto sommato routinario, che non cambia gli equilibri strategici. Come ha detto l’analista Tom Collina: «Le [vecchie] bombe B61 sono già lì [in Europa]. I russi lo sanno. Funzionano perfettamente. Le bombe nuove saranno più nuove, ma non fa poi tutta questa differenza».

In questi giorni sia la NATO sia la Russia hanno compiuto esercitazioni militari nucleari, che prevedono il lancio di missili (ovviamente disarmati) e l’esecuzione di varie manovre aeree per simulare, con vari scenari, l’eventualità di una guerra nucleare.

Ufficialmente, la quantità e la collocazione delle bombe nucleari americane in Europa sarebbe un segreto. In realtà molte informazioni sono di pubblico dominio da decenni, e sono state confermate più o meno indirettamente e accidentalmente da vari esponenti della NATO. Si stima che gli Stati Uniti conservino all’incirca un centinaio di bombe nucleari (sia di tipo B61 sia di altri tipi) divise in sei basi in Europa: Kleine Brogel in Belgio, Büchel in Germania, Volkel nei Paesi Bassi, Incirlik in Turchia e nelle due basi italiane di Aviano, vicino a Pordenone, e Ghedi, vicino a Brescia.

Queste basi non sono un semplice deposito di armi nucleari americane in territorio europeo, ma fanno parte di un programma della NATO chiamato “condivisione nucleare” che permette ai paesi membri che non dispongono di proprie bombe nucleari di riceverne da un paese che invece ne detiene. Attualmente, tra i paesi NATO dotati di un arsenale nucleare, soltanto gli Stati Uniti condividono le loro armi con gli alleati (gli altri sono Francia e Regno Unito).

La condivisione nucleare significa che le armi americane in Europa, ad alcune condizioni specifiche, possono essere usate in guerra anche dalle forze armate dei paesi che le ospitano. Le armi conservate ad Aviano e Ghedi, per esempio, sono state adattate per essere usate sui caccia F-16 e sui Tornado dell’aviazione italiana, oltre che sui nuovi F-35. In questo modo, anche i paesi che non hanno l’atomica possono ottenere la protezione data dalla deterrenza nucleare, cioè quel regime di minaccia reciproca in cui il possesso di armi nucleari scoraggia un’aggressione da entrambe le parti, per timore di conseguenze pesantissime.