La BCE ha aumentato ancora i tassi di interesse per combattere l’inflazione
La Banca Centrale Europea (BCE) ha aumentato ancora i tassi di interesse per cercare di tenere sotto controllo l’inflazione, ossia l’aumento generalizzato del livello dei prezzi. L’aumento deciso oggi, pari allo 0,75 per cento, è il terzo dopo quello annunciato a inizio settembre, che fu il primo di questa dimensione nella storia dell’euro. Il primo aumento risale invece a luglio e arrivò dopo che per 11 anni i tassi di interesse nell’area dei paesi dell’euro erano stati fermi e vicini allo zero.
I tassi di interesse sono lo strumento principale di politica monetaria e sono i tassi a cui le banche centrali prestano alle altre banche: rappresentano quindi il costo del denaro. La strategia della BCE è in linea con quella delle altre banche centrali del mondo. Semplificando molto, con tassi più alti fare investimenti diventa meno conveniente: diventa più costoso chiedere un mutuo per comprare una casa, un prestito per comprare un’auto, o un finanziamento per aprire una nuova impresa. Il risultato è che spesso consumatori e imprenditori rimandano gli investimenti, provocando un “raffreddamento” dell’economia e dunque una diminuzione dell’inflazione: si compra meno, si investe meno, e i prezzi si abbassano.
A livello politico molti criticano questi grossi aumenti, perché rischiano di portare l’economia in recessione, considerando anche le notevoli conseguenze economiche che sta avendo la guerra in Ucraina. Ma l’obiettivo della BCE – e il motivo per cui esiste – è quello di tenere sotto controllo l’inflazione, che a settembre ha toccato per la prima volta il 10 per cento in media nell’area dei paesi che adottano l’euro, mettendo seriamente in difficoltà famiglie e imprese.