Che cos’è la massoneria
Esiste da secoli e la sua storia si è intrecciata con alcuni degli affari più loschi della storia italiana, ma ancora oggi esercita un certo fascino
Gli appartenenti alla massoneria in Italia sono oltre 40 mila, e il loro numero è in crescita costante da qualche anno. Gli iscritti al Grande Oriente d’Italia (GOI), la principale obbedienza (si chiamano così le associazioni massoniche), sono attualmente 23mila. Erano 4 mila negli anni Sessanta, 12.600 nel 1998, 18.100 nel 2007. Ora la media delle nuove domande di ammissione è di 1.000-1.500 all’anno. Nel Grande Oriente d’Italia non sono ammesse le donne, perché per loro è prevista un’organizzazione femminile, le Stelle d’Oriente, composta soprattutto di mogli e compagne di massoni affiliati al Grande Oriente d’Italia.
La seconda obbedienza più grande è la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori che ha circa 9mila iscritti. È una obbedienza mista: le donne, che rappresentano il 34% degli affiliati, possono salire tutti i gradini della cosiddetta scala iniziatica fino al massimo livello, cioè il 33. Non ci sono dati precisi ma la Gran Loggia assicura che le domande da parte delle donne sono in netto aumento. La terza comunione (altro termine che indica l’obbedienza) più diffusa in Italia è la Gran Loggia Regolare d’Italia, nata da una scissione del GOI: ha 2.500 affiliati.
Ci sono poi decine di associazioni massoniche minori. Solo per fare qualche nome: Centro di Attività Massoniche Accettate; Gran Loggia Unita d’Italia; Serenissima Gran Loggia Nazionale degli Antichi Liberi Accettati Muratori; Gran Loggia Femminile d’Italia (aperta solo alle donne); Gran Loggia Massonica Generale; Grande Oriente Italiano di Stretta Osservanza; Ordine Simbolico di Rito Egiziano.
Se fino a qualche decennio fa la massoneria compariva spesso nelle questioni di attualità, in alcune occasioni diventando anche centrale nell’interpretazione di notizie e fenomeni, oggi è una forma di organizzazione apparentemente marginale praticamente sconosciuta a molti, specialmente ai più giovani. Per chi è lontano dal mondo della massoneria, è difficile orientarsi tra decine di termini, riti di iniziazione, simboli, giuramenti, che appaiono facilmente ridicoli. Le obbedienze massoniche hanno oggi siti Internet, sono presenti sui social network ma allo stesso tempo continuano ad avere la segretezza come principio fondamentale.
Gli stessi motivi per cui le persone aderiscono ancora oggi alla massoneria non sono così limpidi, e chi la studia li riconduce a due ordini di interessi diversi. «La segretezza, i riti tradizionali immutabili, la possibilità di vivere un’esperienza completamente lontana e separata dal mondo cosiddetto profano, cioè non massone, esercita ancora molto fascino» dice Massimo Rizzardini, che sulla massoneria ha scritto il libro All’Oriente d’Italia. Le fondamenta segrete del rapporto fra Stato e Massoneria.
«È un mondo assolutamente diverso e contrapposto a quello in cui tutto è condiviso, filmato, fotografato, comunicato attraverso i social network. La massoneria sopravvive da secoli anche perché è sempre rimasta fedele ai suoi riti, alle sue formule che la fanno somigliare, con tutto il rispetto e fatte le debite proporzioni, a un grande gioco di ruolo».
Le ragioni per diventare massoni possono essere varie, e spesso vengono presentate in maniera molto diversa da chi ne fa parte, e quindi ha un’opinione più benevola e assolutoria, e da chi studia il fenomeno dall’esterno. Ferruccio Pinotti, autore del libro Potere massonico. La fratellanza che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato, si concentra per esempio sulle ragioni riconducibili agli aspetti più opachi, e anche loschi, di questo tipo di organizzazioni.
«La gran parte di massoni è costituita da liberi professionisti di tanti campi. Si tratta di puro networking, di relazioni. La grande presenza di logge che c’è in tutta la realtà italiana costituisce un formidabile strumento di conoscenze. La fratellanza non è solo studio e crescita personale ma è anche concreto aiuto reciproco nel lavoro, nella professione e poi nelle sue forme più perverse può diventare strumento di affari poco puliti». Dietro il triplice abbraccio, il tipico saluto massone, ci sarebbe secondo Pinotti principalmente un incontro di interessi.
Nel libro Potere massonico vengono citate le parole della ricercatrice Eleonora Salina: «tra i motivi di ingresso nella massoneria il bisogno di spiritualità e la ricerca di risposte a domande esistenziali certamente occupano ancora un posto degno di considerazione. Ma dalle risposte [a una serie di domande poste dalla ricercatrice a massoni ed ex massoni, ndr] emerge come un altro motivo di ingresso sia la volontà di fare business, tentare avanzamenti di carriera entrando in contatto con una serie di persone che possa aiutare in questo senso».
Rizzardini ammette che «è del tutto evidente che l’appartenenza alla comunione massonica possa favorire i rapporti tra coloro che non casualmente si chiamano, l’uno con l’altro, fratello». Ma ritiene che non si debba «confondere questo rapporto di fratellanza con un rapporto di interessi e convenienza. Certo, nulla vieta agli affiliati di aiutare un altro membro della comunione massonica, ma esattamente come avviene in qualsiasi associazione». Rizzardini ritiene quindi che abbiano maggiore importanza le prospettive di «approfondire temi culturali, esoterici, filosofici, scientifici, della storia e dell’attualità, prevalentemente del nostro mondo, quello occidentale».
Sono due aspetti della massoneria diversi, probabilmente entrambi a loro modo veri: da una parte la libera muratoria (un altro nome della massoneria) viene vista e raccontata come società iniziatica e filantropica, dall’altra rimane intrinsecamente un’organizzazione che, dietro lo scudo della segretezza, intesse rapporti con il mondo cosiddetto “profano”, cioè esterno, per gli interessi dei propri affiliati. E a volte, per questi interessi, il confine che separa legalità e illegalità è stato superato.
Secondo Pinotti la massoneria è una delle due grandi «strutture sistemiche» che storicamente si contendono il potere in Italia: da una parte quella dei liberi muratori, forti di una presenza nel tempo antica in Italia di 300 anni; dall’altra quella della Chiesa cattolica, il potere forte per eccellenza.
Le logge massoniche nacquero nel medioevo, dalle corporazioni, o gilde muratorie. Il nome deriva dal francese maçon che significa muratore. Le logge sono i singoli gruppi che compongono l’obbedienza. Come scrive Antonella Beccaria nel libro I segreti della massoneria in Italia, «la parola loggia comparve per la prima volta nel 1278. Era contenuta nelle carte che componevano i progetti di un’abbazia francese e identificavano una specie di casamatta, un deposito in cui venivano custoditi gli attrezzi e i materiali da costruzione (…) Qui si riunivano maestri, tagliapietre, apprendisti e sempre qui si discuteva, si progettava, si studiava e si eleggeva l’architetto. Rappresentava una zona franca, indipendente dal potere territoriale dei feudatari, vescovi o nobili che regnavano in quella zona. Per questo i muratori che si assiepavano intorno ai cantieri e alla logge si definiscono liberi». La massoneria nacque quindi dalle corporazioni degli scalpellini, dei costruttori.
Fu nel diciottesimo secolo che la massoneria iniziò a trasformarsi da corporazione che riuniva gruppi di artigiani e maestri muratori in associazione di studio dove si affrontavano anche grandi temi filosofici. La nascita della massoneria moderna viene fatta risalire al 1717 quando le logge dei muratori inglesi si riunirono in una sola loggia, la Gran loggia, che venne aperta anche a persone estranee alla cosiddetta “arte muratoria”. Con il tempo la Gran loggia, e le logge che seguirono, abbandonarono del tutto la connotazione operativa per dedicarsi a interessi culturali e di studio.
Nel 1723 vennero stilate le costitutions che divennero in pratica le leggi della massoneria. Le costitutions imposero agli affiliati di non occuparsi di questioni politiche e religiose e di rispettare sempre le norme dei paesi di appartenenza. La libera muratoria (altra definizione che indica la massoneria) si radicò presto nelle élite aristocratiche e nei ceti militari, divenne anche però un luogo simbolico di incontro tra persone che discutevano in maniera aperta. Nelle logge si formava la società civile del tempo. Fin dalla costituzione della Gran loggia in Inghilterra, i liberi muratori furono avversati dalla Chiesa cattolica: nel 1738 Papa Clemente XII stabilì, sotto pena di scomunica, il divieto di affiliazione alla fratellanza (altro termine che può sostituire massoneria).
L’interesse della massoneria verso la politica iniziò a manifestarsi tra la fine del Diciottesimo e l’inizio del Diciannovesimo secolo. I massoni cominciarono a interessarsi di leggi e governi e a cercare di intervenire nei processi decisionali dei propri paesi. In molte nazioni le obbedienze misero in discussione il potere dei sovrani portando avanti ideali egualitari.
In Italia le prime logge nacquero nel 1730-1740, mentre la nascita ufficiale del Grande Oriente d’Italia è datata al 1805. Il gran maestro era allora il viceré d’Italia, Eugenio di Beauharnais: della sua loggia faceva parte anche Ugo Foscolo. La massoneria italiana si identificò fin dall’Ottocento con le classi dirigenti liberali: quando nel 1908 nacque la Gran loggia d’Italia, fu molto attiva politicamente e si diede come obiettivo dichiarato la modernizzazione e la laicizzazione del paese. Contro l’eccessiva politicizzazione delle logge nacquero però anche correnti più spiritualiste concentrate su studi teosofici e che consideravano l’interesse politico una degenerazione.
Nel 1925, quelle che Benito Mussolini chiamò “leggi fascistissime” misero di fatto al bando la massoneria in Italia. La libera muratoria si ricostituì nel 1944 assumendo da allora un ruolo fondamentale e spesso condizionante, nell’economia e nella politica, fino ad arrivare alle degenerazioni degli anni Settanta e Ottanta e allo scandalo della loggia P2.
La loggia Propaganda 2, più nota come P2, fu fondata all’interno del Grande Oriente d’Italia da Licio Gelli: gli elenchi segreti degli iscritti vennero scoperti nella sua villa a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, nel marzo del 1981. L’ordinanza di perquisizione era stata firmata dai giudici istruttori milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone che indagavano sul presunto rapimento del banchiere legato alla mafia, Michele Sindona.
Alla loggia P2 erano iscritti politici, alti gradi militari, giornalisti, agenti dei servizi segreti, importanti protagonisti della finanza. Oltre a essere coperta (gli iscritti non comparivano negli elenchi ufficiali del Grande Oriente d’Italia), la loggia P2 era eversiva: l’obiettivo perseguito era quello di condizionare e indirizzare, con ogni mezzo, le decisioni dello stato e di controllare il governo della Repubblica. La loggia mise a punto quello che Gelli chiamava “Piano di rinascita democratica”: aveva come scopo ultimo la formazione di un governo improntato all’autoritarismo.
Inchieste successive rivelarono che la P2 aveva avuto un ruolo importante nella strategia della tensione e nell’ideazione e organizzazione di alcune delle stragi avvenute in Italia tra anni Sessanta e anni Ottanta. Erano iscritti alla P2 Silvio Berlusconi e Maurizio Costanzo, Vittorio Emanuele di Savoia, il capo dell’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato, i banchieri Michele Sindona e Roberto Calvi, il direttore del Corriere della Sera Franco Di Bella e l’editore Angelo Rizzoli, i politici Enrico Manca, Fabrizio Cicchitto, Pietro Longo, Emo Danesi, Publio Fiori, Silvano Labriola. L’elenco degli iscritti fu reso pubblico dalla presidenza del consiglio il 21 maggio 1981.
Licio Gelli fu espulso dal Grande Oriente d’Italia e la loggia P2 venne sciolta. Non era però una loggia nata dal nulla: la sua creazione era stata autorizzata dai vertici del Grande Oriente d’Italia. Allo scandalo della P2 ne seguirono altri così come sono state molte, negli ultimi anni, le inchieste della magistratura che hanno scoperto legami tra massoni e organizzazioni criminali. Eppure la fratellanza continua a richiamare nuovi iscritti e a esercitare un notevole fascino, anche in fasce d’età insospettabili.
I numeri degli iscritti italiani alla massoneria sono lontani da quelli di paesi nei quali la libera muratoria è da sempre più radicata, come il Regno Unito, dove la sola Grand Lodge of England conta 200mila membri e 6.800 logge, la Francia (150mila membri), il Canada (70mila) o gli Stati Uniti dove i massoni sono addirittura 1,3 milioni (ma erano 2 milioni negli anni Novanta). Il numero dei liberi muratori italiani è comunque superiore a quello di altri paesi come Germania e Spagna, e soprattutto la massoneria italiana attira nuovi affiliati nonostante negli ultimi decenni le inchieste della magistratura abbiano fatto emergere lati oscuri e pericolosi in molte logge. In vari casi sono stati provati legami tra logge massoniche e camorra, mafia e ’ndrangheta.
La regione italiana con il maggior numero di logge massoniche è la Toscana, e Firenze è la città in cui vivono più massoni, circa 2mila. C’è un massone ogni 183 abitanti. Dopo Firenze viene Torino, quindi Roma e Milano. I dati sono contenuti nel libro di Pinotti.
Nei numeri ufficiali non sono comprese le cosiddette logge coperte che riuniscono persone che non vogliono far sapere di far parte della libera muratoria. Si tratta spesso di personaggi molto in vista, i cui nomi non sono censiti in nessuna lista ma sono solo “all’orecchio”: così vengono identificati quei massoni il cui nome è conosciuto solo dal Gran Maestro, o Maestro Venerabile, il capo della loggia. Le logge coperte sono autorizzate dalla fratellanza e sono parte della storia della massoneria. Ci sono poi però anche le cosiddette logge spurie, logge cioè non autorizzate e non riconosciute dalle fratellanze ufficiali: in Italia sarebbero addirittura 200, create a volte per favorire interessi criminali.
La fascia tra 40 e 60 anni costituisce la componente primaria tra gli aderenti alla massoneria italiana (circa il 40%). La seconda fascia è quella dai 60anni in su. Nel Grande Oriente d’Italia il 6% degli iscritti ha tra i 18 e 25 anni, mentre nella Gran Loggia la fascia più giovane rappresenta il 9%. La fascia d’età tra i 25 e i 40 rappresenta il 22% dei membri del GOI e il 25% della Gran Loggia.
L’immagine della massoneria è spesso associata solo a personaggi celebri o a personalità storiche eminenti. In realtà non è così, perché alla massoneria può appartenere chiunque. È vero che sono stati massoni Mozart, Garibaldi, Foscolo, solo per fare qualche nome, ma accanto a loro c’erano piccoli artigiani, persone di qualsiasi provenienza.
Nella loggia di Palazzo Giustiniani (così, dalla sua storica sede romana, viene indicato il Grande Oriente d’Italia), gli operai oggi rappresentano solo il 2%, gli insegnanti sono il 20%, gli impiegati l’11%, i liberi professionisti il 30%, gli imprenditori il 15%, i pensionati il 22%. Nella Gran Loggia, detta comunemente di piazza del Gesù, dove ha la sede, i liberi professionisti sono il 45%, nella Gran Loggia Regolare d’Italia sono il 42%. Quanto ai titoli di studio, i dati sono più o meno omogenei per tutte e tre le obbedienze: il 25% circa degli iscritti ha il diploma di scuola media superiore, i laureati sono il 70% mentre il 5% ha finito solo le scuole medie.
Accostarsi al mondo della massoneria significa avvicinarsi a un linguaggio molto particolare. L’agape è per esempio la riunione conviviale dei massoni, l’apprendista è il primo grado acquisito dopo l’affiliazione, essere bruciato tra le colonne significa essere espulso con indegnità, exeat è l’autorizzazione a passare da una loggia all’altra, la tavola d’accusa è l’insieme delle imputazioni in un processo massonico. Non si smette di essere massoni, chi lascia la massoneria va in sonno. Quando un massone muore, passa all’Oriente eterno. L’anno massonico non va da gennaio a dicembre ma da marzo a febbraio, osservando l’andamento dello zodiaco.
Per capire il mondo della massoneria è utile conoscere il suo primo rituale, cioè l’affiliazione. È un rituale lungo, complesso, fatto di simboli e formule antiche che appaiono incomprensibili e che alla fine richiamano però sempre lo stesso concetto: la fratellanza, la difesa degli altri affiliati, la condivisione di segreti che non possono essere rivelati. Il candidato a entrare in una loggia arriva al tempio (il nome altisonante con cui viene indicata la sede) nel giorno prefissato, all’orario simbolico di mezzogiorno, e viene affidato al massone che ha la carica di maestro esperto preparatore, che gli benda gli occhi e lo priva di qualsiasi oggetto di metallo e del denaro che ha con sé.
Il maestro esperto preparatore pronuncia la frase «Io sono la vostra guida, abbiate fiducia in me e seguitemi». Il candidato entra in quello che viene chiamato gabinetto di riflessione, una piccola stanza tappezzata di nero, gli viene tolta la benda e viene lasciato solo. Poco dopo il maestro preparatore rientra e dice al candidato: «Profano, la Società di cui volete far parte desidera che voi rispondiate alle domande che io vi presento. Le vostre risposte faranno decidere l’Assemblea se potete o no essere ammesso». Il candidato a quel punto compila in duplice copia un foglio, con l’intestazione A:.G:.D:.G:.A:.D:.U:., scritta esattamente così, con tre puntini dopo ogni lettera. È l’acronimo di “Alla gloria del grande architetto dell’universo”. Le domande sono: Che cosa dovete all’umanità? Che cosa dovete alla Patria? Che cosa dovete a voi stesso?
Le risposte costituiscono il cosiddetto Testamento e vengono poi discusse dalla loggia, che le approva oppure le respinge, bocciando, in questo secondo caso, la candidatura. Al profano viene quindi sfilata la camicia lasciando libera spalla e fianco sinistro. Viene scoperta la gamba destra. Il maestro preparatore spiega al profano i motivi di questi gesti rituali. Il fianco sinistro viene scoperto in segno di sincerità e franchezza e significa secondo la tradizione «che nessun sentimento egoistico deve isolare il libero muratore dai suoi fratelli». Lo scoprire la gamba destra simboleggia invece «l’imperfezione della mente offuscata dagli errori, dai pregiudizi e dalle superstizioni».
Viene fatta togliere la scarpa del piede sinistro e fatta calzare una pantofola: «Ciò si richiama ad un usanza degli orientali che si scalzavano prima di calpestare il suolo di un recinto sacro». Quindi, al profano viene messa una corda al collo: «La corda simbolizza il cordone ombelicale che trattiene il bimbo alla sua matrice nello sforzo supremo di venire alla luce». Poi di nuovo gli viene messa la benda sugli occhi: «Questa benda sta a significare, con l’apparente cecità, la vostra ignoranza nei confronti della libera muratoria». Seguono altre formule, molto lunghe, frasi recitate, gesti ripetuti. Alla fine l’aspirante massone viene ammesso al tempio, di forma rettangolare, decorato in azzurro e con un’unica porta che deve essere orientata a occidente. Il venerabile, cioè il grande maestro della loggia, è seduto su un trono.
Dopo che il profano è stato introdotto nel tempio, uno dei fratelli della loggia gli punta una spada al cuore e il maestro venerabile dice: «La spada che è puntata in direzione del vostro cuore – sempre pronta a punire gli spergiuri – è simbolo del rimorso che vi torturerà se tradirete questa Istituzione della quale volete far parte, o se ne aveste chiesto l’ammissione allo scopo di servirvi della libera muratoria per ottenere vantaggi sociali ed economici». All’aspirante massone viene poi spiegato che dovrà mantenere il segreto su quanto sentirà all’interno del tempio, che dovrà praticare la virtù, soccorrere sempre i fratelli, prevenire le loro necessità, alleviare le loro disgrazie.
Al termine della lunga cerimonia, dopo altri passaggi simbolici, i membri della loggia si dispongono intorno al candidato indossando cappucci, quindi puntano le spade verso colui che sta per diventare iniziato. Il profano viene fatto inginocchiare sul ginocchio destro, quindi il venerabile, sceso dal trono, dice: «Io ti inizio. Io ti costituisco. Io ti creo apprendista libero muratore».
Le parole vengono scandite da colpi di maglietto, il simbolo del comando massonico, sulla spada. Il maestro venerabile fa alzare l’iniziato, gli dà tre baci e gli dice «tu sei mio fratello». A quel punto all’iniziato vengono consegnati due simboli: un grembiule e un paio di guanti bianchi. La massoneria, a quel punto, ha un nuovo affiliato. Tutta la cerimonia simboleggia il passaggio da una vita precedente a una vita nuova. Il grembiule, che per gli apprendisti è di pelle bianca (il bianco rappresenta la purezza) era elemento fondamentale della divisa di muratori, scalpellini e capomastri.
A questo rituale si sono sottoposti nella storia, andando in ordine sparso, Giordano Bruno, Napoleone Bonaparte, Camillo Benso conte di Cavour, Niccolò Paganini, Cesare Beccaria, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Enrico Fermi, Giosuè Carducci, Carlo Collodi, Ugo Foscolo. Ma anche Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, Buffalo Bill, Sigmund Freud, Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna, l’imprenditore Henry Ford, l’aviatore Francesco Baracca, l’astronauta John Glenn, gli attori John Wayne, Clark Gable, Totò, Gino Cervi, Oliver Hardy, l’ammiraglio britannico Horatio Nelson, il rivoluzionario venezuelano Simon Bolivar, il sindaco di New York Fiorello La Guardia, Benjamin Franklin. Massone è stato il principe Filippo, marito della regina Elisabetta II, ed erano massoni moltissimi presidenti degli Stati Uniti tra cui George Washington, Theodore Roosevelt, Franklin Delano Roosevelt, Gerald Ford.
È l’unione tra tutti i membri, il loro rapporto, che crea il potere della massoneria. In una loggia moderna si possono incontrare il direttore di un giornale, il capo di una grande azienda, un generale dei carabinieri e il segretario di un partito politico. Quello che si dicono, durante gli incontri massonici, resta per regola segreto. La conseguenza è che la fratellanza, con i suoi incontri di potere, in qualche modo ha influenzato e tuttora influenza la politica, la finanza, l’economia, gli affari. Dice Pinotti: «La massoneria è il potere forte che collega le alte cariche dello stato e i ruoli chiave della politica e dell’economia da oltre tre secoli, il collante invisibile che unisce figure apparentemente lontane».
Un esempio del potere massonico è legato all’ascesa e alla caduta del fascismo. Erano massoni molti sansepolcrini, o diciannovisti, cioè coloro che aderirono al fascismo il 23 marzo 1919, all’atto della fondazione, in piazza San Sepolcro a Milano. Mussolini poi nel 1925 fece promulgare dal parlamento una legge sulla disciplina delle associazioni costringendo di fatto le obbedienze a sciogliersi: le logge italiane si ricostruirono all’estero. Il 25 luglio del 1943, quando Mussolini venne destituito, gran parte dei membri del Gran consiglio del fascismo che votarono contro di lui erano massoni.
Che molti politici italiani, imprenditori, personaggi della finanza siano stati e siano tuttora affiliati alla massoneria è cosa piuttosto risaputa. «Era massone un terzo dei membri della Costituente», dice Pinotti: «su 556 membri, i massoni erano 185». Erano massoni Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica, e Giuseppe Saragat, che fu il quinto presidente. Erano stati massoni Giuseppe Garibaldi e probabilmente Giuseppe Mazzini.
Oggi è difficile fare i nomi dei politici massoni, e gli interessati negano e spesso querelano. I politici vengono per lo più affiliati sulla punta della spada, o all’orecchio, cioè senza che il nome venga trascritto e con un livello ancora maggiore di segretezza. Nel settembre del 2014 suscitò grandi polemiche un editoriale scritto dall’allora direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, che a proposito del governo Renzi e del cosiddetto patto del Nazareno stretto con Silvio Berlusconi, scrisse: «finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria».
Prima delle elezioni del 2018, in un’intervista, Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, disse riguardo al fatto che tutti i partiti negassero di avere massoni nelle proprie liste:
Purtroppo in Italia, come in altre nazioni, c’è ancora un pregiudizio anti-massonico. Come si spiega che il giorno prima un candidato è affidabile, bravo e il giorno dopo, perché si scopre che è un massone, non va più bene? Mi sembra un pregiudizio molto forte questo.
Bisi rispose poi alla domanda su quale fosse la connessione tra massoneria e politica:
Ci può essere la connessione nel senso dell’appartenenza di un fratello, un libero muratore a un partito, a un movimento politico. Un massone non è un cittadino di serie B, è un cittadino come tutti gli altri, di serie A. Una persona che può decidere di impiegare il suo tempo per la vita pubblica, per la vita sociale, con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
C’è un secondo livello della massoneria, come spiega Pinotti, che sfrutta l’uso del segreto come mezzo di potere che sfugge al controllo dello Stato. Questo ha favorito nel tempo l’instaurarsi di rapporti con il mondo della criminalità organizzata o dei servizi segreti deviati e con il terrorismo, come nel caso della P2.
Stando alla Commissione antimafia ci sono oltre 200 logge irregolari o spurie, spesso infiltrate. «La verità», dice Rizzardini, «è che della massoneria deviata si sa molto poco. Gli stessi elenchi della P2 che vennero ritrovati erano probabilmente incompleti. Ogni confraternita massonica deve però purtroppo sapere che può avere al suo interno fenomeni di deviazione. C’è poi un altro aspetto che è quello della massoneria deviata con inclinazione a scopi criminali. Le organizzazioni come mafia, camorra, ’ndrangheta utilizzano la massoneria come copertura per favorire l’aggregazione per altri scopi». Secondo Rizzardini, si tratta comunque di «casi isolati».
Questi legami comunque esistono. C’è chi fa risalire il rapporto tra mafia e massoneria alla Seconda guerra mondiale, quando la massoneria presente nei servizi segreti e negli alti comandi americani e inglesi utilizzò infiltrati massonici italoamericani per prendere contatti con la mafia perché agevolasse lo sbarco degli alleati in Sicilia. «Si crearono allora le premesse di questo rapporto “deviato”», dice Pinotti. «Poi il legame è proseguito sotto traccia e si è trasformato a volte in dialogo tra elementi della criminalità organizzata, i cosiddetti colletti sporchi, e mondi dell’economia ufficiale».
Molti collaboratori di giustizia hanno sostenuto che Matteo Messina Denaro, capo latitante di Cosa Nostra, abbia avuto contatti frequenti con logge massoniche. Qualcuno ipotizza che lui stesso sia un massone. Stefano Bontade, altro capo mafioso, fondò la loggia dei Trecento, sancendo un’alleanza organizzata tra massoneria e mafia che cercava canali di riciclaggio e di inserimento nei circuiti legali. «Il magistrato Nicola Gratteri», dice ancora Pinotti, «ha spiegato che in Calabria esiste una realtà, chiamata la Santa, che fa del rapporto con la massoneria un fatto organico».
Una loggia coperta di per sé non è sinonimo di loggia illegale, oppure di iscritti che vogliono aggirare la legge. Dice Pinotti: «le logge coperte sono sempre esistite ed esistono ancora. Per esempio si dice che gli alti gradi militari italiani preferiscono partecipare a logge riservate o coperte costituite all’estero, proprio perché non vogliono che il loro nome emerga in qualche lista italiana».
La segretezza, secondo Rizzardini, non deve per forza essere vista come elemento negativo: «Il segreto è una caratteristica tipica della cultura occidentale, tutta la conoscenza occidentale in termini di accademie, sperimentazioni, invenzioni tecniche è caratterizzata dalla segretezza. Si definiva segreto tutto ciò che si voleva proteggere, che fosse una conoscenza o una tecnica di lavorazione, persino i colori della pittura rinascimentale erano tenuti segreti. Quei concetti di custodia e protezione sono stati ereditati dalla massoneria contemporanea. Il vincolo della segretezza non è altro che la protezione di qualcosa che va custodito e che non dovrebbe portare con sé aspetti sinistri. La regola massonica è questa: nella società ognuno divulghi ciò che vuole, ma nel tempio il segreto va custodito».
L’articolo 18 della Costituzione italiana dice:
I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
Ma la massoneria non è un’associazione segreta e i suoi membri non sono tenuti a nascondere la loro appartenenza a una loggia. Sta al singolo membro decidere se rendere nota o meno la propria appartenenza alla fratellanza. Però è anche indubbio che ci sono aspetti dell’appartenenza alla massoneria che rimangono nebulosi e occulti. Nel 1982, dopo lo scandalo P2, fu approvata la legge n.17 del 25 gennaio 1982, la cosiddetta Spadolini-Anselmi, che dice:
Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall’articolo 18 della Costituzione, quelle che, anche all’interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale.
La legge però non fissa criteri precisi e soprattutto non consente alle prefetture e al ministero dell’Interno di entrare in possesso degli elenchi degli iscritti alla massoneria. Nel 2017 la commissione antimafia guidata da Rosy Bindi chiese al Grande Oriente d’Italia i nomi dei membri delle logge, ma l’obbedienza si rifiutò di consegnare gli elenchi. Fu la Guardia di Finanza ad andare nei templi massonici delle regioni dove la commistione tra organizzazioni criminali e massoneria era considerata più forte, e ad acquisirli.
«C’è poi un tema delicatissimo di cui si parla poco», conclude Pinotti, «ed è la doppia appartenenza alla magistratura e alla massoneria». Come si comporterebbe un giudice trovandosi a processare un appartenente alla propria loggia? Non esiste una legge che obblighi un magistrato a dire pubblicamente di essere massone. Sia la regione Sicilia che la regione Toscana hanno però approvato norme che impongono a chi ha cariche pubbliche di dichiarare la propria eventuale appartenenza alla massoneria. Entrambe le leggi hanno provocato ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.