Le dimensioni di ciò che viene espulso da un utero con un aborto, entro 9 settimane di gravidanza
Sono mostrate da una serie di foto diffuse da una rete di mediche, pazienti e attiviste americane che si occupano del diritto all'aborto
Questo articolo è stato integrato e rititolato il 27 ottobre per rendere più chiari e meno equivoci alcuni passaggi sulla base di alcune domande emerse nei commenti.
In tutto il mondo i gruppi politici che si oppongono al diritto d’accesso all’aborto usano spesso immagini di neonati o feti molto sviluppati per comunicare i propri messaggi e, di fatto, l’idea che con l’aborto si uccida un bambino. Quelle immagini sono spesso ingannevoli. Le leggi che regolamentano l’interruzione volontaria di gravidanza stabiliscono precisi limiti temporali entro i quali è possibile ricorrere alla procedura: l’aspetto di tessuti nelle prime fasi di una gravidanza entro questi limiti di tempo è piuttosto diverso.
MYA Network, una rete di mediche, pazienti e attiviste statunitensi che si occupano dell’accesso all’aborto negli Stati Uniti – diritto che negli ultimi anni è stato eliminato o molto ristretto in 14 stati – ha diffuso una serie di fotografie di come appare il tessuto cellulare prodotto da gravidanze interrotte dopo 5-9 settimane. Le immagini hanno avuto una larga diffusione sui social media e sono state riprese da vari giornali internazionali.
Sono fotografie che mostrano camere gestazionali, cioè le strutture in cui si sviluppano gli embrioni e, dalla nona settimana di gravidanza, i feti. Queste camere gestazionali sono state rimosse dall’utero di alcune pazienti con la tecnica dell’aspirazione, comunemente chiamata aborto chirurgico, che è un’operazione che si compie sotto anestesia in 10-20 minuti e non richiede tagli e suture. Per il progetto, MYA Network ha trattato i campioni per renderli più facilmente visibili, senza i coaguli di sangue che di solito rendono poco distinguibili le caratteristiche dei tessuti. I campioni vengono preparati in questo modo per analizzarli in laboratorio.
L’immagine qui sotto ad esempio mostra una camera gestazionale dopo 5 settimane di gravidanza; ha un diametro inferiore al centimetro. Le settimane sono misurate a partire dall’ultimo giorno di mestruazione perché i medici hanno sempre fatto così, e usano questa convenzione per stimare le date presunte del parto nel caso delle gravidanze che le donne scelgono di portare a termine. Tuttavia nelle prime due settimane dall’ultima mestruazione non si è davvero incinta ed è solo poi con misurazioni fatte con le ecografie che è possibile datare meglio l’inizio della gravidanza.
Spiegano le responsabili dell’iniziativa:
Abbiamo lavato via il sangue e rimosso la parte membranosa (“decidua”) in preparazione per le foto. Ciò che è visibile è la sacca gestazionale. Se si assume una pillola abortiva o si ha un aborto spontaneo, si vede qualcosa di differente. Si hanno mestruazioni più copiose del solito e che potrebbero comprendere grumi di sangue di varie grandezze, quindi potrebbe essere difficile distinguere il tessuto cellulare della gravidanza, anche volendolo cercare. Se si è oltre le 9 settimane e si decide di guardare, si potrebbe osservare l’embrione.
Ai primi stadi della gravidanza gli embrioni umani non sono riconoscibili a occhio nudo, senza un microscopio. Verso la settima settimana sono lunghi un centimetro, tuttavia anche nelle ultime immagini di questa serie non è possibile distinguerli, e non perché gli embrioni siano stati rimossi, come ipotizzato da alcune persone sui social e nei commenti a questo articolo. MYA Network ha confermato che gli embrioni non sono stati rimossi e ha condiviso la testimonianza di una ginecologa che lavora per la Stanford University, Emily Ryan, che ha detto che nei tessuti analizzati dal suo laboratorio in seguito a interruzioni di gravidanza entro le 9 settimane «di solito non si vedono embrioni identificabili».
Si deve anche tenere conto che nel processo di aspirazione (realizzato con cannule fino a 14 millimetri di diametro) e nel successivo lavaggio dal sangue i tessuti non più vivi perdono la loro forma. Si deve anche tenere conto che a questi stadi di gravidanza i tessuti sono fatti in grande prevalenza da acqua.
In alcune circostanze la camera gestazionale può essere vuota a causa di una interruzione precoce e spontanea della gravidanza. L’aborto spontaneo precoce – abbastanza frequente nei primi tre mesi di gravidanza – può essere dovuto al mancato sviluppo dell’ovulo fecondato: questo si impianta ugualmente nell’utero, ma non dà origine all’embrione, lasciando di conseguenza vuota la camera gestazionale. Nel caso di un aborto con rimozione dei tessuti, non è sempre possibile distinguere l’embrione e di conseguenza rilevarne con certezza la presenza.
Questa è una camera gestazionale dopo 6 settimane di gravidanza.
Le sei settimane di gravidanza sono spesso citate, soprattutto nel dibattito negli Stati Uniti sull’aborto, in quanto sono quelle dopo le quali si rileva un battito con le ecografie. È però erroneo definirlo “battito cardiaco fetale” perché, sebbene ci sia una pulsazione, il cuore è appena abbozzato.
La questione del battito è stata più volte strumentalizzata, in modo simile alle immagini di neonati e feti molto sviluppati. Ad esempio, in Ungheria a settembre è stato approvato un decreto del governo che obbliga il personale sanitario che si occupa di interruzioni di gravidanza a far sentire alle pazienti che vogliono abortire il battito, e a produrre un documento che lo attesti, senza il quale le pazienti non possono accedere all’interruzione di gravidanza. In molti degli stati americani si parla di “fetal heartbeat” bills (leggi del battito cardiaco fetale) perché l’accesso all’aborto è stato ristretto con leggi che citano le 6 settimane come limite massimo per via della pulsazione.
In Italia, secondo la legge 194 del 1978, è possibile accedere all’interruzione volontaria di gravidanza entro 90 giorni (12 settimane e 6 giorni) dall’ultima mestruazione. Oltre tale limite gli aborti sono consentiti solo nei casi in cui il personale medico rilevi gravi anomalie genetiche e/o malformazioni del feto, o gravi patologie materne a causa delle quali la gravidanza potrebbe mettere in pericolo la vita della donna.
Per le interruzioni di gravidanza fino all’ottava settimana è consigliato non ricorrere all’aborto chirurgico ma al meno invasivo aborto farmacologico, che prevede l’assunzione di due farmaci a distanza di 48 ore uno dall’altro, il mifepristone in combinazione con il misoprostolo. In questo caso l’espulsione del prodotto del concepimento è simile a quella che avviene con un aborto spontaneo, e ciò che si vede ha un aspetto simile a quello di una mestruazione abbondante.
La medica del MYA Network Joan Fleischman, autrice di queste fotografie, ha raccontato al Guardian che alcune sue pazienti che chiedono di vedere il tessuto cellulare rimosso dopo il proprio aborto «sono stupite dal suo aspetto. È così che mi sono resa conto di quanto le immagini che si trovano in rete e si vedono sui cartelli abbiano influenzato la nostra cultura. Le persone quasi non ci credono che sia questo ciò che viene fuori».
Commentando queste immagini Giorgia Alazraki, ostetrica dell’associazione LAIGA (Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194), ha detto: «Possono aiutare a smentire tutta una serie di rappresentazioni che si trovano su internet, le immagini ingannevoli che si trovano cercando informazioni sull’aborto».
Questa è una camera gestazionale dopo 9 settimane di gravidanza, oltre la quale tecnicamente si inizia a parlare di feto e non più di embrione. A questo stadio la lunghezza del feto è di circa 2 centimetri e in caso di gravidanza ancora in corso si può distinguere nelle ecografie.
A stadi più avanzati e ancora entro i limiti previsti dalla legge italiana per l’accesso all’aborto, come a 11-12 settimane di gravidanza, il personale sanitario che si occupa degli aborti chirurgici – o degli interventi per rimuovere i tessuti in caso di gravidanze interrottesi spontaneamente – può riconoscere le forme dei feti.
Michele Gomez, un’altra medica del MYA Network, ha detto sempre al Guardian che alcuni medici sono riluttanti a mostrare fotografie come queste alle proprie pazienti per timore delle loro reazioni: «Ma non è davvero un nostro diritto o una nostra responsabilità stabilire le loro reazioni. Ciò che stiamo facendo è fare informazione e mostrare fatti che si oppongano alla disinformazione». Lo scopo di queste immagini insomma non è suggerire che l’aspetto del prodotto del concepimento debba essere usato come criterio per prendere una decisione su una gravidanza, ma cercare di rispondere in modo più completo ai dubbi delle persone che cercano informazioni sull’aborto.