Fa ancora troppo caldo per la Coppa del Mondo di sci
E infatti sono state cancellate tutte le attese e discusse prove di Zermatt-Cervinia, tra Svizzera e Italia
La stagione di Coppa del Mondo di sci doveva iniziare con una novità: le quattro discese libere in programma a Zermatt-Cervinia, le prime nella storia con partenza e arrivo in due paesi diversi, Svizzera e Italia. Le quattro gare – due maschili e due femminili, programmate per l’ultimo fine settimana di ottobre e il primo di novembre – sono state però annullate perché le condizioni meteo non consentono di svolgerle in sicurezza, o di svolgerle proprio. Come molti avevano ipotizzato già da tempo, fa troppo caldo e non c’è abbastanza neve.
Non è inconsueto che le gare di sci vengano annullate e rinviate, ma la cancellazione di tutte le discese a Zermatt-Cervinia, e ancor prima la decisione di organizzarle proprio lì e proprio tra ottobre e novembre, è parte di ragionamenti e dibattiti generali su come la Coppa del Mondo di sci possa e debba regolarsi a un contesto climatico che sta cambiando. Con la necessità di andare a trovare neve, o perlomeno condizioni che consentano l’ausilio di quella artificiale, ma anche per prestare più attenzione alle questioni ambientali.
A Zermatt-Cervinia le gare di discesa libera si sarebbero dovute tenere sulla pista della Gran Becca, lungo un tracciato di quasi quattro chilometri, con partenza a oltre 3.700 metri d’altezza e arrivò presso i Laghi Cime Bianche, a quota 2.835 metri.
Le gare erano state organizzate in alta quota, in gran parte su un ghiacciaio e parecchio lontane dai centri abitati di montagna che solitamente ospitano i traguardi. Oltre ad essere le prime “transfrontaliere” della Coppa del Mondo di sci alpino, le gare lungo la Gran Becca avrebbero offerto anche la possibilità, per nulla comune per chi avesse scelto di seguirle dal vivo, di vedere dall’arrivo oltre due terzi dell’intera discesa.
Già da tempo la decisione di organizzare gare di discesa a Zermatt-Cervinia era stata criticata. Anzitutto per le difficoltà logistiche e l’impatto ambientale, e poi per il fatto di essere stata organizzata così presto nella stagione invernale. Johan Clarey, quarantunenne sciatore francese che ha ottenuto l’argento in discesa alle Olimpiadi invernali di Pechino, già alcuni giorni fa aveva detto: «Questa gara non ha senso e questo appuntamento non ha futuro».
Il 22 ottobre erano state annullate le discese maschili in programma a fine mese. E ieri, martedì 25 ottobre, sono state cancellate anche le gare femminili previste a inizio novembre. Le gare, che non saranno recuperate più avanti nel corso della stagione, sono state annullate perché, anche oltre i tremila metri, ha piovuto anziché nevicare e perché nella parte più bassa della pista il fondo è stato ritenuto troppo morbido e inadeguato a garantire la sicurezza degli atleti.
Nel comunicare la cancellazione delle gare femminili, Franz Julen, il presidente del comitato organizzatore, ha parlato di «temperature insolitamente elevate» e ha aggiunto: «Se negli ultimi giorni fossero state di due o tre gradi più basse, avremmo avuto nevicate intense lungo tutto il tracciato e avremmo potuto produrre neve artificiale». La FIS, la Federazione internazionale sci e snowboard, ha confermato tuttavia l’intenzione di riprovarci nel «tardo autunno» del 2023.
Le cancellazioni delle discese di Zermatt-Cervinia seguono la cancellazione, nello scorso weekend — il primo della Coppa del Mondo di sci 2023 — della prova di slalom gigante femminile di Sölden, in Austria, per maltempo.
Fatta quindi eccezione per una sola gara maschile vinta dallo svizzero Marco Odermatt, gran parte della stagione di Coppa del Mondo inizierà soltanto il 12 e il 13 novembre, con gli slalom paralleli di Lech/Zuers, di nuovo in Austria. Ma anche per queste gare, scrive NeveItalia, già c’è qualche dubbio dovuto alla momentanea assenza di neve.
Secondo i piani di inizio stagione, già profondamente cambiati dopo nemmeno una settimana, questa stagione di Coppa del Mondo di sci avrebbe dovuto avere oltre 40 gare maschili e oltre 40 gare femminili, le prime a fine ottobre e le ultime a metà marzo. A detta di alcuni, sono un problema sia il numero di gare sia il fatto che la stagione inizi a ottobre, quando in molti posti, anche di montagna, la neve è ancora rara.
Dopo l’annullamento delle prime due discese di Zermatt-Cervinia, per le quali si stima siano stati investiti oltre cinque milioni di euro, il direttore tecnico della Nazionale femminile Gianluca Rulfi aveva detto alla Gazzetta dello Sport: «Si comincia così presto per questione di soldi. […] Aggiungere un paio di settimane a fine marzo sarebbe la soluzione più logica anche se tanti dicono che la gente pensa già al mare».
Dato che lo sci agonistico serve, tra le altre cose, a far venire a spettatori e appassionati la voglia di sciare e magari di comprarsi nuove attrezzature, è per certi versi commercialmente necessario che la Coppa del Mondo di sci inizi il più presto possibile.
Visti i problemi che lo sci potrebbe avere nelle prossime stagioni, c’è chi ha già ipotizzato l’introduzione di gare, negli opportuni momento dell’anno, in Cile o Argentina (dove già atleti e atlete ormai si allenano per parte dell’anno). Su Tuttosport, in un articolo sullo “sci da ripensare”, Gianmario Bonzi ha parlato invece di necessità di «seguire la neve» per sintetizzare il bisogno di ridurre le gare, introdurre calendari flessibili e modulabili nel corso dell’anno e, addirittura, di un «futuro inevitabilmente incanalato verso prove di Coppa anche negli ski-dome», cioè in strutture al chiuso.
Tutte le ragioni che portano a pensare a un futuro diverso, più fluido e diluito, per la Coppa del Mondo di sci, si scontrano però con la necessità economica di organizzare quante più gare possibili, così da avere accesso a più fondi da sedi, sponsor e televisioni.
– Leggi anche: La contesa invenzione degli sci