“The Crown” si prende troppe libertà?
In molti chiedono che la serie sulla famiglia reale inglese avvisi più esplicitamente gli spettatori che tante cose sono inventate
Mancano venti giorni all’uscita della quinta stagione di The Crown, la serie tv cominciata nel 2016 che racconta la storia della famiglia reale inglese dagli anni Quaranta del secolo scorso in poi, e nel Regno Unito alcune delle decisioni prese dai suoi autori hanno già suscitato diverse critiche. In particolare, diversi personaggi celebri, dall’attrice Judi Dench all’ex primo ministro conservatore John Major – interpretato da Jonny Lee Miller in The Crown – hanno criticato il fatto che la sceneggiatura della serie si prenda molte libertà nell’immaginare le conversazioni e i pensieri dei membri della famiglia reale, senza però rendere sufficientemente chiaro che si tratta di un’opera di finzione.
Il tema era già stato sollevato nel 2019, quando il segretario alla Cultura britannico Oliver Dowden aveva detto che i produttori avrebbero dovuto essere «molto più chiari» sul fatto che la serie fosse un’opera di fantasia, introducendo un’avvertenza che lo esplicitasse prima di ogni episodio. «In sua assenza, temo che una generazione di spettatori che non ha vissuto quegli eventi possa scambiare la finzione per realtà», aveva detto Dowden.
All’epoca, Netflix si era difesa in un comunicato ufficiale in cui affermava che «abbiamo sempre presentato The Crown come una fiction, e abbiamo piena fiducia che i nostri spettatori capiscano che è un’opera di finzione ampiamente basata su eventi storici». L’azienda si era quindi rifiutata di aggiungere un’avvertenza.
The Crown non ha mai tentato di spacciarsi per qualcosa di aderente alla realtà storica, ma al contrario di molte altre fiction di livello e budget più basso che si ispirano liberamente alle vite di personaggi storici è una produzione enorme, che ha investito milioni di dollari per ingaggiare attori famosi e credibili, ma anche per scovare ritagli giornalistici, trascrizioni di interviste e persino testimoni oculari degli eventi raccontati.
È facile perciò che lo spettatore sia portato a domandarsi di continuo quali delle scene che guarda abbiano un fondo di verità e quali siano invece totalmente inventate. Non è strano, una volta finita una puntata, fare ulteriori ricerche online sulla storia dei vari personaggi raffigurati nella serie per provare a capirlo. Ed è sicuramente un meccanismo voluto, che alimenta le discussioni e le attenzioni intorno alla serie: a ogni nuova stagione corrispondono tantissimi video, articoli, puntate di podcast e discussioni sui social su cosa sia vero e cosa no.
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Con l’arrivo della quinta stagione e le anticipazioni del Times, che ha visto i nuovi episodi molto prima della loro uscita, sono ricominciate le discussioni attorno alla licenza narrativa che l’autore Peter Morgan continua a prendersi, soprattutto per quanto riguarda le discussioni private tra i membri della famiglia reale. Il fatto che la quinta stagione sia ambientata negli anni Novanta, e che quindi molte persone che hanno vissuto quegli anni particolarmente travagliati siano ancora vive e abbiano ricordi piuttosto vividi di quanto realmente accaduto, contribuisce ad alimentare la polemica.
Nella nuova stagione, la regina Elisabetta II si avvicina al quarantesimo anniversario del suo regno, e deve affrontare una serie di difficoltà, sia politiche che personali. Da una parte c’è il declino di quello che un tempo era l’Impero britannico, il crollo dell’Unione Sovietica e le insidie della televisione di massa, che portano una pressione senza precedenti sulla monarchia. Dall’altra, i matrimoni di tre dei suoi quattro figli sono in crisi, e l’infelicità di Carlo e Diana in particolare attraggono moltissima attenzione pubblica.
Tra i nuovi personaggi introdotti in questa stagione c’è John Major, il primo ministro conservatore che è stato al governo tra il 1990 e il 1997. Secondo il Times, in una delle nuove puntate il principe Carlo condivide con Major un piano per far abdicare la regina, facendolo diventare re: un avvenimento di cui non si ha traccia nelle biografie ufficiali della famiglia reale.
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Major, che oggi ha 79 anni, si è opposto attivamente a questa rappresentazione degli eventi, sostenendo di non essere mai stato in contatto con la produzione di The Crown e assicurando che la vicenda raccontata nella quinta stagione non è mai accaduta. «Non ci fu mai alcuna discussione tra Sir John e l’allora Principe di Galles su una possibile abdicazione della defunta Regina Elisabetta II – né fu mai sollevato un argomento così improbabile e improprio dall’allora Principe di Galles (né da Sir John)», ha detto il suo portavoce. L’ex primo ministro avrebbe anche definito la serie «un barile di sciocchezze dannose», chiedendone il boicottaggio.
Netflix ha risposto anche questa volta che «la quinta stagione è una drammatizzazione di fantasia, che immagina quello che potrebbe essere accaduto a porte chiuse durante un decennio significativo per la famiglia reale, un decennio che è già stato esaminato e ben documentato da giornalisti, biografi e storici». Lo storico Philip Murphy, in particolare, ha fatto notare che la famiglia reale stessa ha lavorato attivamente negli anni per impedire a storici e ricercatori di accedere ai documenti ufficiali relativi al lavoro e alla vita di Elisabetta II, lasciando quindi all’immaginazione e alla congettura lunghi periodi della storia inglese.
Major non è stato l’unico a criticare la serie: il giornalista Jonathan Dimbleby ha detto che «The Crown è sempre stata piena di stupidaggini, ma questa è una stupidaggine sui trampoli», mentre la biografa reale Sally Bedell Smith ha sostenuto che la serie «sta facendo seri danni alla percezione della storia e della famiglia reale da parte delle persone». «The Crown è stata piena di bugie dannose sin dall’inizio, ma questa volta ha superato il limite», ha detto Bedell Smith.
A esprimersi in modo particolarmente duro è stata anche Judi Dench, l’attrice inglese che ha vinto l’Oscar come migliore attrice non protagonista per la sua interpretazione della regina Elisabetta I in Shakespeare in Love. In una lettera al Times, Dench ha scritto che The Crown «sembra sempre più disposta a offuscare i confini tra accuratezza storica e crudo sensazionalismo», e si è detta preoccupata della possibilità che «un numero significativo di telespettatori, in particolare all’estero, possa considerare la sua versione della storia come completamente vera».
Pochi giorni dopo, per la prima volta, Netflix ha aggiunto una nota all’inizio del trailer della quinta stagione, in cui sottolinea che la serie è frutto d’invenzione e soltanto ispirata ad eventi realmente accaduti.