Cos’è questa storia delle “bombe sporche” in Ucraina
Ne hanno parlato politici e ufficiali russi, accusando esplicitamente l'Ucraina: ma nessuno li ha presi davvero sul serio
Negli ultimi giorni il governo e l’esercito russo hanno sostenuto pubblicamente e privatamente, in una serie di conversazioni con alcuni funzionari occidentali, che l’Ucraina starebbe valutando di usare una “bomba nucleare sporca”, cioè una bomba rudimentale realizzata con materiale radioattivo, nell’ambito della sua controffensiva per riconquistare alcune regioni occupate dalla Russia.
I paesi occidentali non hanno preso sul serio le accuse della Russia – che è solita mentire anche piuttosto spudoratamente, su questioni del genere – e anzi temono che queste dichiarazioni pongano piuttosto le basi per l’uso di una “bomba sporca” da parte dei russi, che a quel punto potrebbero addossarne le responsabilità sugli ucraini.
Nel weekend il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha parlato con i ministri della Difesa di Stati Uniti, Francia e Regno Unito concretizzando alcune accuse sul possibile uso di una “bomba sporca” fatte da ufficiali russi negli ultimi giorni. Nessuno dei ministri che hanno parlato con Shoigu sembra avergli creduto: domenica in un raro comunicato congiunto i tre paesi occidentali hanno parlato di accuse «chiaramente false».
Convenzionalmente si definiscono “bombe sporche” delle normali bombe a scoppio a cui vengono agganciate sostanze radioattive – come del materiale utilizzato per la produzione civile di energia nucleare, che gli ucraini avrebbero a disposizione a Chernobyl – che con la detonazione viene diffuso nell’area circostante. Sono molto meno pericolose delle armi nucleari: in condizioni normali possono diffondere materiale radioattivo solo per qualche chilometro. Secondo gli esperti dovrebbero servire soprattutto a terrorizzare i civili del territorio colpito, che potrebbero avere troppa paura per uscire di casa, bere acqua o mangiare cibo potenzialmente contaminato.
Al momento non esistono casi accertati di “bombe sporche” detonate con successo.
Negli anni Novanta alcuni gruppi indipendentisti ceceni sostennero di avere avuto accesso a materiale nucleare con cui realizzare “bombe sporche”, e negli anni successivi anche il gruppo terroristico al Qaida fu ritenuto in grado di costruire un dispositivo simile. Più di recente i responsabili dell’attacco terroristico avvenuto nel 2016 a Bruxelles, in Belgio, avevano iniziato ad attuare un piano per costruire una “bomba sporca” che prevedeva il rapimento di un importante scienziato nucleare belga.
Secondo gli osservatori occidentali non esiste alcuna indicazione che l’Ucraina si stia preparando a usare un’arma del genere. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha avvertito anzi piuttosto chiaramente che «queste false accuse possono essere usate come un pretesto per una ulteriore escalation» da parte della Russia.
L’Institute for the Study of War (ISW), centro studi americano specializzato in analisi militari, ritiene invece che la Russia non stia preparando un attacco con una “bomba sporca”, e che Shoigu con le sue accuse cercava soprattutto di «rallentare o sospendere l’invio di armi dai paesi occidentali all’Ucraina, e possibilmente di indebolire l’alleanza con la NATO».
Dall’inizio dell’invasione in Ucraina è stata soltanto la Russia a evocare l’uso di armi nucleari o non convenzionali come le “bombe sporche”, ed è stata sempre la Russia a rischiare di provocare un disastro nucleare usando pochissime cautele durante la sua occupazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina. L’esercito ucraino non possiede un arsenale nucleare e la possibilità che produca e usi una “bomba sporca” sono ritenute praticamente inesistenti dagli analisti occidentali.