I due piloti di questo Motomondiale e quello che aspetta già il prossimo
Fabio Quartararo sembrava quasi averlo vinto, Francesco Bagnaia è vicino a farlo veramente, Marc Marquez potrebbe raggiungerli presto
È dal 2009 che un italiano (Valentino Rossi) non vince il titolo della MotoGP, la classe principale del Motomondiale, ed è dal 2007 che non lo vince una moto italiana (allora fu Casey Stoner con la Ducati). Sono inoltre passati quasi cinquant’anni da quando a vincere fu un pilota italiano su una moto italiana: Giacomo Agostini con la MV Agusta, nel 1972.
Dopo la gara corsa domenica a Sepang, in Malesia, ci sono grandi possibilità che tra due settimane, nel Gran Premio di Valencia, tradizionalmente l’ultimo della stagione, a vincere il Mondiale siano di nuovo un pilota e una moto italiana: Francesco Bagnaia e la Ducati.
La vittoria di Bagnaia è diventata sempre più probabile nelle ultime settimane e ora è data come quasi certa, visto che gli basteranno due punti per ottenerla. Giusto qualche mese fa questa eventualità era ritenuta praticamente impossibile, perché Bagnaia si trovava con 91 punti di distacco da Fabio Quartararo, pilota francese della Yamaha che l’anno scorso aveva vinto il Motomondiale con 26 punti di vantaggio.
La rivalità vista nelle ultime due stagioni tra il venticinquenne Bagnaia e il ventitreenne Quartararo, il primo descritto come tranquillo e riservato e il secondo soprannominato “El Diablo”, ha segnato le ultime due stagioni di MotoGP, un campionato che, tra pandemia e ricambi generazionali, è cambiato parecchio. La competitività è molto più ampia rispetto al passato, tanto che già si parla del possibile ritorno di Marc Marquez, l’ex campione del mondo e principale esponente della “vecchia generazione”, bloccato in questi anni da una serie di complicati infortuni che ora sembrano passati.
Bagnaia iniziò a correre nel 2013 in Moto3, la categoria di partenza per i piloti più giovani. Vinse la sua prima gara nel 2016 e l’anno successivo passò in Moto2, classe intermedia in cui nel 2018 vinse il Mondiale, per poi passare definitivamente in MotoGP. Nella sua prima stagione nella classe principale accumulò tanti ritiri e non ottenne nessun podio, e anche la seconda fu piuttosto difficile. Le cose sono migliorate parecchio la scorsa stagione, conclusa con quattro Gran Premi vinti e il secondo posto finale in classifica generale.
Quest’anno, guidando la Ducati Desmosedici, considerata la miglior moto del campionato, Bagnaia ha avuto una difficile prima metà di Mondiale, ma dall’undicesima gara in poi ha vinto quattro Gran Premi di fila e, fatta eccezione per il ritiro in Giappone, è sempre finito sul podio. Ora ha 23 punti di vantaggio su Quartararo: vuol dire che nel Gran Premio di Valencia, anche se Quartararo dovesse vincere, per diventare campione mondiale a lui basterebbe arrivare quattordicesimo.
È raro che di Bagnaia, amico e allievo di Rossi, si parli come di un “campione assoluto”. Spesso, almeno fino a qualche mese fa, di lui si era parlato come di un pilota talentuoso e alla guida della miglior moto in circolazione, ma anche incostante, con la tendenza a cadere troppo spesso, forse per via di un esagerato approccio alla “ghiaia o champagne”, in base al quale certi piloti faticano a trovare vie di mezzo tra la vittoria (lo champagne) e l’eccessivo azzardo che spesso conduce alla caduta (e quindi alla ghiaia che circonda i circuiti).
Realizzando la miglior rimonta di sempre nella storia della MotoGP, negli ultimi mesi Bagnaia ha mostrato grandi capacità di gestione della pressione. «Qualche caduta di troppo per far temere fragilità congenite — ha scritto di lui Giorgio Teruzzi sul Corriere della Sera — cancellate da prestazioni straordinarie, a indicare un’attitudine all’auto-analisi accurata e dunque una condizione mentale più solida di ogni previsione. Il limite vero di Bagnaia resta un’incognita».
Quartararo, invece, arrivò in Moto3 nel 2015 ottenendo subito due piazzamenti sul podio. Dopodiché ebbe alcune stagioni complicate, prima in Moto3 e poi anche in Moto2, categoria nella quale arrivò nel 2017 e restò per due stagioni. Passò in MotoGP nel 2019, senza aver mai vinto prima un Gran Premio in Moto3 e con una sola vittoria in Moto2. Il suo primo anno in MotoGP con una Yamaha clienti (cioè non la squadra ufficiale della Yamaha) fu tuttavia il suo migliore in carriera, con sette podi e un quinto posto finale in classifica generale. Nel 2020 – il primo anno della nuova generazione, senza Marquez e con nove piloti che vinsero almeno una gara – arrivarono tre vittorie e un ottavo posto in classifica generale.
Quest’anno Quartararo era riuscito a guadagnarsi il primo posto in classifica generale grazie a tre vittorie, alcuni podi e soprattutto nessun ritiro. Nella seconda metà del campionato però, mentre Bagnaia andava sempre meglio, Quartararo non solo non è più riuscito a vincere una gara, ma è andato sul podio soltanto due volte: ad agosto in Austria e domenica in Malesia.
Di volta in volta, i piazzamenti deludenti e i ritiri hanno avuto cause e ragioni diverse. In generale, però, si è parlato principalmente di una scarsa tenuta psicologica ma anche di una Yamaha non più affidabile come un tempo e circondata peraltro da moto Ducati — non solo quella di Bagnaia — altamente performanti e sempre più affidabili.
Nel Gran Premio della Malesia, correndo con una frattura al dito medio della mano sinistra e una moto evidentemente peggiore rispetto alla Ducati, Quartararo è riuscito ad arrivare terzo grazie a una prestazione notevole e, seppur con un piccolissimo spiraglio, lasciare ancora aperto il Motomondiale.
Tra i due piloti in corsa per vincere questo Mondiale, lo spagnolo Marc Marquez è molto più indietro, e preceduto da altri piloti ancora giovani e molto promettenti, su tutti Enea Bastianini, prossimo compagno di Bagnaia alla Ducati ufficiale. Ma visti i sei titoli vinti tra il 2013 e il 2019, il suo ritorno è un tema che ritorna spesso.
I problemi per Marquez iniziarono nel primo Gran Premio del 2020, quando cadde e si fratturò l’omero del braccio destro. Provò a rientrare nel Gran Premio successivo ma una serie di complicazioni lo portarono a decidere di fermarsi per l’intera stagione. Tra infezioni, imprevisti, complicazioni e lunghi interventi, Marquez passò mesi complicati e tornò in gara solo nell’aprile del 2021: dopo un settimo e un ottavo posto fece tre ritiri consecutivi, cosa che non gli era mai successa negli oltre dieci anni passati nel Motomondiale.
Nel giugno del 2021, in Germania, tornò a vincere e lo rifece altre due volte, ma arrivarono anche nuovi acciacchi e problemi, compresa una diagnosi di diplopia, una patologia che porta a una “visione doppia” evidentemente impossibile da conciliare con l’attività di pilota.
Anche quest’anno, sempre per i problemi al braccio, Marquez ha saltato diverse gare, tornando solo a metà settembre. Tolto un iniziale ritiro, ha ottenuto diversi buoni piazzamenti e a metà ottobre, sul circuito australiano di Phillip Island, è arrivato secondo. Tutto questo in una serie di gare probabilmente pensate anzitutto per permettergli di prepararsi alla prossima stagione e, intanto, migliorare una Honda che senza di lui si è allontanata molto dalle vecchie prestazioni.
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