Cosa vuol dire la lettera araba che Giorgia Meloni aveva nel suo profilo Twitter?
La presidente del Consiglio ha avuto per anni una “ن” accanto al suo nome: l'ha tolta al momento dell'insediamento
Per diversi anni Giorgia Meloni ha avuto una lettera araba, la “ن”, accanto al nome sul suo profilo Twitter: l’ha tolta tra domenica (quando sicuramente c’era ancora) e lunedì, non è chiaro per quale motivo. Le ragioni per cui ce l’aveva messa invece riguardavano almeno inizialmente la volontà di manifestare solidarietà ai cristiani perseguitati dal gruppo terroristico dello Stato Islamico (ISIS) in Iraq, nell’ambito di una più ampia campagna iniziata sui social network nel 2014. Negli anni però quella lettera ha perso pian piano la sua connotazione iniziale ed è rimasta per lo più a segnalare un certo posizionamento politico di destra e nazionalista.
La “ن” si legge “nun” ed è la quattordicesima lettera dell’alfabeto arabo, che corrisponde come pronuncia alla “n” latina. Nel contesto in cui è stata utilizzata da Meloni, in particolare, sarebbe l’iniziale di “Nassarah”, cioè “nazareno”, una delle parole con cui in arabo e nel Corano (il testo sacro dell’Islam) si indicano i cristiani.
Nel 2014, durante l’occupazione dell’ISIS in Iraq, migliaia di cristiani nel paese furono costretti a fuggire dalle proprie abitazioni e città per non sottomettersi alla legge islamica imposta dagli occupanti: questi ultimi costringevano le persone di fede non islamica a convertirsi e a pagare una tassa, e minacciavano di uccidere chiunque si rifiutasse di farlo. Azioni di questo genere avvennero soprattutto a Mosul, una delle prime città occupate dall’ISIS in quel conflitto.
In quel periodo su alcuni giornali internazionali ci furono diverse testimonianze di come in certe città i miliziani dell’ISIS marchiassero le case dei cristiani con la lettera “nun”, appunto l’iniziale della parola con cui li chiamavano, per riconoscerle, espropriarle ed eventualmente uccidere chi ci abitava: è in quel contesto che cominciò a essere usata sui social network per dire qualcosa come “sono anche io nazareno, sono anche io cristiano” ed esprimere solidarietà ai cristiani iracheni. Molti utenti cominciarono a usare hashtag come “#WeAreN”, a mettere una “ن” vicino al proprio nome, o foto profilo che la raffigurassero, ribaltando di fatto il significato del simbolo di una persecuzione e facendolo diventare un simbolo di solidarietà.
Ancora oggi non è chiarissimo quanto fosse estesa la pratica di marchiare con le “ن” le case dei cristiani da parte dell’ISIS, o se avvenisse solo in alcuni luoghi specifici: BBC per esempio riferì la testimonianza del patriarca cattolico Louis Sako; Jeremy Courtney, direttore di un’organizzazione umanitaria che era stato per anni in Iraq, raccontò a CBS di aver avviato per primo l’hashtag “#WeAreN” dopo aver visto le case marchiate dei cristiani iracheni. Sul blog cattolico Rorate Caeli furono pubblicate alcune testimonianze fotografiche. Ad ogni modo la “nun” si diffuse rapidamente sui social network, e passò a significare più in generale un’opposizione alle persecuzioni dell’ISIS contro i cristiani in Iraq.
Many twitter users changing profile pic to the letter 'N' for #Nazarene – solidarity w/ Christians of #Mosul #ISIS pic.twitter.com/9zyLOUAJg1
— Clarion Project (@clarionproject) July 22, 2014
A settembre del 2014 ad Atreju, la manifestazione politica della destra italiana – e negli ultimi anni soprattutto di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni – che si svolge ogni anno a Roma, furono distribuiti braccialetti con la lettera “nun” come sostegno simbolico ai cristiani vittime di quelle persecuzioni. In quel periodo Giorgia Meloni inserì il simbolo sul suo profilo Twitter, e le capitò di spiegarne l’origine (facendo un po’ di confusione: erano le case a essere marchiate).
@edogiar in solidarietà con i cristiani massacrati da Isis. La lettera araba è la n, con la quale i fondamentalisti marchiano gli infedeli.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 23, 2014
Come accade spesso per questo genere di campagne di solidarietà sui social network, gli hashtag e le lettere “nun” sparirono col tempo da molti profili: negli anni successivi rimasero per lo più in quelli di persone cristiane più radicali, espandendo però il loro significato a un più ampio sostegno ai cristiani nel mondo arabo, e non più solo in Iraq.
Col tempo la “nun” è stata usata soprattutto da chi voleva esasperare la contrapposizione tra il mondo musulmano e quello cristiano, specialmente in riferimento alle azioni terroristiche dell’ISIS e per alimentare in modo razzista la fallace associazione tra il terrorismo islamico e le persone di religione islamica nel loro complesso. Meloni è la leader europea che ha più alimentato questo genere di utilizzo del “nun” e della solidarietà verso i cristiani nel mondo arabo, anche utilizzandolo come strumento di propaganda contro l’immigrazione.