Il disastroso torneo di tennis ATP 250 a Napoli
Ha avuto un sacco di problemi e l'organizzazione si è rivelata del tutto inadeguata, tanto che ora la Federazione si aspetta una multa
Tra il 16 e il 23 ottobre è stato organizzato per la prima volta a Napoli un torneo di tennis della categoria ATP 250, la meno prestigiosa tra quelle del circuito professionistico mondiale, ma comunque molto importante per giocatori e addetti ai lavori, e assai seguita a livello internazionale. Dal punto di vista sportivo non sarebbe potuto andare meglio: domenica Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti si sono giocati la vittoria del torneo nella prima finale maschile tra italiani in Italia in oltre trent’anni.
Ha vinto Musetti con il punteggio di 7-6, 6-2, ma nel complesso le cose a Napoli sono andate molto male, specialmente dal punto di vista organizzativo, e in un modo decisamente inedito per un evento di questa rilevanza.
Napoli non ospitava un evento tennistico di questa importanza dalle partite di Coppa Davis del 2012 contro il Cile e del 2014 contro il Regno Unito. Come nelle precedenti occasioni, è stato costruito appositamente un campo alla Rotonda Diaz, con il mare a pochi metri da una parte, e una suggestiva vista sulla città dall’altra. Gli altri campi erano i tre del Tennis Club Napoli, il circolo che ha organizzato il torneo, a pochi metri da quello principale. La collocazione era stata commentata positivamente, perché solitamente i tornei del circuito maggiore non si giocano in posti così belli. In molte presentazioni si parlava inoltre con enfasi del «ritorno del grande tennis a Napoli».
I primi problemi sono emersi però molto presto, anche prima che cominciasse ufficialmente il torneo. Due giorni prima dell’inizio, sabato 14 ottobre, erano cominciate a circolare foto e video che mostravano i campi visibilmente rovinati, con increspature e avvallamenti che non permettevano di giocare, e il terreno del campo che si sfaldava sotto i piedi dei tennisti. Addirittura in alcune parti erano rimaste impronte di scarpe, come quelle che si lasciano sul fango. Le partite di qualificazione, in programma nel weekend, erano state quindi spostate in un altro circolo, il Tennis Club Pozzuoli, e quelle del sabato rinviate a domenica.
Veremos qué decisión toma la organización del torneo, pero con las pistas así va a ser difícil llevar a cabo la programación esperada. @josemorgado pic.twitter.com/TJ6tnGwLCu
— Christian (@Christian2dos) October 15, 2022
Pozzuoli è un comune poco fuori da Napoli, che però si può raggiungere comodamente soltanto in auto e in almeno 30-40 minuti: gli organizzatori avevano perciò deciso di rimborsare i biglietti venduti per le qualificazioni e le partite si erano poi giocate a porte chiuse. Il presidente del Tennis Club Napoli, Riccardo Villari, si era intanto affrettato a minimizzare i problemi, assicurando che il torneo non sarebbe stato annullato – come si vociferava – e che si sarebbe svolto regolarmente dopo la sostituzione dei campi.
Alla fine del torneo il presidente della Federazione italiana di tennis, Angelo Binaghi, ha in effetti rivelato che dopo i problemi iniziali l’ATP — l’organizzazione del tennis mondiale — gli aveva chiesto di annullare il torneo e spostarlo a Firenze, dove i campi erano già pronti. Binaghi ha detto di aver dovuto convincere l’organizzazione a non spostare l’evento per evitare «una figuraccia mondiale».
Le responsabilità sui problemi dei campi a Napoli sono state attribuite all’azienda incaricata di montare le superfici — la Mapei — pur senza nominarla direttamente. Le superfici dovevano essere sostituite perché i campi del Tennis Club Napoli sono normalmente in terra rossa. La città però si era aggiudicata la licenza di un ATP 250 in sostituzione di un torneo annullato a Mosca che si giocava su un terreno sintetico indoor, e per ospitarlo aveva dovuto quindi garantire una superficie simile (che è quella su cui si giocano quasi tutti i tornei in questo periodo dell’anno).
Il fatto che il torneo si giocasse all’aperto invece che al chiuso (come quello di Mosca) era già una parziale eccezione alla regola, giustificata dal fatto che Napoli aveva una certa esperienza nell’organizzazione in questo stesso periodo di tornei Challenger, il circuito professionistico immediatamente inferiore a quello ATP.
L’ATP 250 di Napoli è stato introdotto eccezionalmente quest’anno nel calendario internazionale per via della cancellazione di una serie di tornei che normalmente si svolgono in questo periodo in Cina e in Russia: per lo stesso motivo era stato possibile organizzare un torneo anche a Firenze, nella settimana immediatamente precedente. Erano due eventi molto attesi per il tennis italiano, che a livello maschile organizza un solo torneo del circuito maggiore (gli Internazionali di Roma) e aspira a ospitarne di più, per capitalizzare anche economicamente le attenzioni attirate dai suoi tennisti, tra i quali ci sono alcuni dei giovani più interessanti al mondo e in generale molti giocatori di alto livello.
L’assegnazione del torneo a Napoli era stata annunciata il 9 luglio: in tre mesi — non moltissimi — si sarebbero dovuti costruire il campo centrale e sostituire le superfici degli altri tre. I lavori però erano iniziati solo a fine settembre, e nelle settimane precedenti al torneo la consegna era slittata più volte a causa del maltempo. Non è del tutto chiaro perché i campi fossero così rovinati fin dal primo utilizzo, ma sembra che le forti piogge dei giorni precedenti al torneo abbiano avuto un ruolo: sopra i campi in terra rossa erano state messe assi di legno che avrebbero dovuto fare da base alla nuova superficie, ma si erano impregnate di acqua prima che questa fosse posizionata, compromettendo il lavoro e forse causando anche i successivi problemi.
Ad ogni modo, sabato 14 ottobre l’organizzazione del torneo si era ritrovata con soli due giorni a disposizione per rimediare, e ha deciso di farlo chiedendo in prestito il terreno dei campi del torneo che si era appena disputato a Firenze. Il lunedì successivo l’ATP 250 di Napoli era riuscito finalmente a iniziare, fra molti scetticismi: a partire dal fatto che i campi di Firenze erano stati progettati per l’indoor, mentre a Napoli sarebbero stati usati all’aperto.
Qualcuno ha fatto notare anche che tutti questi problemi hanno fatto registrare alcune anomalie senza precedenti in un torneo di tennis del circuito maggiore: di fatto il torneo si è giocato su due superfici diverse, quelle sintetiche da esterni del Tennis Club Pozzuoli usate nelle qualificazioni, e quelle da campo al chiuso di Firenze. Lunedì 16 ottobre il francese Adrian Mannarino è diventato il primo tennista a giocare nello stesso giorno, nello stesso torneo, su due superfici diverse e in due comuni diversi.
Per professionisti che programmano la stagione e gli allenamenti in modo molto dettagliato non è un cambiamento da poco, e anche questo ha messo in discussione la professionalità di un torneo con un montepremi di circa 630mila euro (al vincitore ne spettano 95mila), soprattutto se paragonata a quella dei tornei di pari livello.
Prima dell’inizio gli organizzatori avevano ricevuto moltissime critiche anche per un’altra decisione: quella di non dare al tennista italiano Andreas Seppi una wild card, cioè uno speciale accesso al tabellone principale senza dover passare dalle qualificazioni, che si dà ai tennisti che non hanno i punti necessari a iscriversi direttamente. Solitamente viene concessa ai giovani talentuosi per permettergli di accumulare i loro primi punti e mettersi in mostra, o a tennisti che per qualche ragione hanno perso molti punti e non hanno una posizione in classifica sufficiente.
Seppi in Italia è un tennista molto amato, perché insieme ad altri, come Fabio Fognini, ha tenuto in piedi il movimento nazionale in periodi di minor successo. Ha raggiunto anche ottimi risultati, spingendosi fino alla diciottesima posizione nella classifica mondiale, e aveva chiesto una wild card a Napoli per chiudere la carriera in un torneo di casa. Stando a quanto scritto dallo stesso Seppi su Instagram, la partecipazione gli è stata negata perché «sarebbe stato uno spreco darla a uno che si ritira». L’organizzazione non ha commentato ufficialmente la scelta, che però ha provocato polemiche tra i tifosi e anche tra diversi tennisti.
Una volta avviato il torneo, le cose non sono migliorate: da lunedì a giovedì l’organizzazione è stata costretta a sospendere e rinviare le partite della sessione serale a causa della grande umidità che scendeva sui campi dopo il tramonto e che rendeva il terreno molto scivoloso e pericoloso per i giocatori, oltre a non garantire un rimbalzo ottimale. La scena si è ripetuta in modo molto simile per quattro giorni: le partite iniziate intorno alle 8 di sera duravano il tempo di pochi punti, per poi essere sospese tra le proteste del pubblico.
I biglietti erano stati venduti per due sessioni, quella diurna (dalle 10) e quella serale (dalle 19), e l’organizzazione ha dovuto per quattro giorni organizzare rimborsi della sessione serale o prevedere la possibilità per le persone penalizzate di assistere alle partite riprogrammate la mattina successiva. Molti hanno fatto notare che per un torneo giocato a pochi passi dal mare a ottobre fosse prevedibile una certa umidità nelle ore serali e si sono meravigliati del fatto che gli organizzatori non ne avessero tenuto conto: più semplicemente, si sarebbe potuto giocare solo nelle ore diurne senza troppi spostamenti.
Questi rinvii hanno condizionato il programma del torneo, e diversi tennisti hanno dovuto disputare più di una partita in un solo giorno per recuperare il ritardo accumulato.
Nel turno serale di giovedì il tennista italiano Fabio Fognini, prima dell’inizio del suo ottavo di finale contro lo spagnolo Pablo Carreno Busta, aveva chiesto l’intervento del supervisor affinché verificasse le condizioni del campo, che gli sembrava molto scivoloso: per Fognini era la seconda partita della giornata. L’intervento del supervisor era stato negato, ma poi la partita era stata sospesa comunque dopo pochi minuti, e a quel punto Fognini si era arrabbiato in campo in modo molto vistoso. Qualche ora prima il francese Corentin Moutet si era ritirato dal suo ottavo di finale lanciando con rabbia la racchetta per terra, perché giudicava il campo troppo pericoloso, sempre per via della scivolosità.
Una volta notato il problema dell’umidità, non è chiaro perché l’organizzazione sia intervenuta solo venerdì, il quinto giorno, quando ha improvvisamente deciso di anticipare di diverse ore la sessione serale, dandone comunicazione al pubblico solo poche ore prima. Molte persone che avevano acquistato il biglietto serale per le 19 non hanno notato le comunicazioni – non chiarissime – date su Facebook e Instagram, e si sono presentate all’orario stabilito scoprendo che le partite erano già state giocate.
Nel tardo pomeriggio di venerdì era dovuta intervenire la polizia per placare alcune persone che chiedevano il rimborso alla biglietteria messa in piedi nel cortile del Tennis Club Napoli. Inizialmente l’organizzazione aveva negato i rimborsi, viste le comunicazioni che giudicava tempestive, ma di fronte alle proteste del pubblico aveva dovuto cambiare idea. Anche in quel caso lo aveva fatto con una comunicazione piuttosto manchevole: poche righe su uno dei siti in cui si vendevano i biglietti, e assicurandolo solo a chi avesse mandato una mail entro le 9 di sabato mattina. Molte persone che hanno inviato la mail per il rimborso dicono di non avere ancora ricevuto indicazioni sulle modalità con cui verrà effettuato.
Le polemiche della settimana si sono viste anche sui campi, dove il pubblico ha intonato in più occasioni cori contro gli organizzatori.
Tra le altre cose che sono andate male nel torneo, ma non direttamente legate all’organizzazione, ci sono quelle che hanno a che fare con gli alberghi. Il tennista colombiano Nicolás Barrientos, per esempio, ha raccontato di aver trovato i bagagli suoi e di sua moglie nel corridoio dell’albergo una volta rientrato dopo una partita, e di aver dovuto cambiare sistemazione durante la notte per la seconda volta in pochi giorni senza troppe spiegazioni. In un altro albergo in cui alloggiavano molti giocatori è mancata l’acqua per tutta la mattina di giovedì.
Esto llenó la taza! Como puede pasar esto en un ATP250, ni en un Challenger me había pasado, bueno creo que a mi partner le paso en un Challenger organizado por la misma empresa de este 250. Abro hilo pic.twitter.com/LuXQura3Kw
— Nicolas Barrientos (@nicobg15) October 18, 2022
Per tutta la settimana gli organizzatori hanno cercato di negare i problemi e le proprie responsabilità. Villari ha attribuito la colpa a Mapei, rivendicando di aver speso 70mila euro per la sistemazione di ogni campo e rilasciando dichiarazioni di circostanza che sono state poco apprezzate, come: «Di certo non è dipeso dalla nostra organizzazione tutto quello che è accaduto. Siamo arrabbiati e sconcertati». L’organizzatore del torneo Cosimo Napolitano ha detto invece di non avere nulla da rimproverarsi, e che «chi fa polemica sui social è un imbecille».
La successione dei disastri organizzativi è stata ripresa anche da diverse importanti testate internazionali, come L’Équipe in Francia e il Washington Post negli Stati Uniti. È stato anche notato lo scarso resoconto che ne è stato fatto in Italia: in alcuni casi il racconto del torneo sui maggiori media è stato surreale, come nel servizio molto entusiasta della Rai trasmesso durante i primi giorni di torneo, in cui non vengono praticamente menzionati i problemi (riassunti in pochi secondi nella frase «dopo i rinvii e gli imprevisti dei primi giorni, ha cominciato a filare tutto dritto»). Su SuperTennis, che è la televisione della Federazione, dei problemi del torneo non si è praticamente mai parlato, prevedibilmente, ma nemmeno su Sky Sport (lo hanno fatto ampiamente invece i siti specializzati, diversi quotidiani locali e solo alcuni tra gli sportivi).
La licenza per l’ATP 250 di Napoli aveva una validità annuale, ma se le cose fossero andate bene il Tennis Club Napoli avrebbe potuto provare a chiedere di organizzare un torneo anche l’anno prossimo, magari sulla terra rossa e in un periodo dell’anno più adeguato a giocare all’aperto. Visto come sono andate le cose, però, sarà molto difficile che il torneo diventi un appuntamento fisso.
Binaghi ha detto che la Federazione italiana si aspetta «una bella multa» da parte dell’ATP per come sono andate le cose, sottolineando comunque come il torneo sia stato portato a termine nonostante i molti problemi. Ha poi aggiunto: «In ogni caso chineremo il capo e ottempereremo ai nostri obblighi, è giusto essere sanzionati».