L’ex primo ministro pachistano Imran Khan è stato espulso dal parlamento per corruzione
È il politico più popolare del paese: per la commissione elettorale è responsabile di non aver dichiarato doni ricevuti dall'estero
La commissione elettorale del Pakistan ha interdetto dal pubblico ufficio – cioè gli ha vietato qualunque incarico pubblico – l’ex primo ministro Imran Khan, ritenuto responsabile di non avere dichiarato alcuni doni ricevuti da funzionari di paesi esteri durante il suo mandato e di averne successivamente rivenduti altri. La decisione della commissione riguarda una delle molte accuse che negli ultimi tempi erano state rivolte a Khan, eletto nel 2018 con il partito nazionalista e populista Movimento per la Giustizia del Pakistan e sfiduciato lo scorso aprile in seguito a una grossa crisi politica.
In base alle leggi del Pakistan, i funzionari governativi sono tenuti a dichiarare tutti i doni che ricevono nell’ambito delle proprie relazioni diplomatiche con i paesi esteri: possono tenere per sé quelli di valore esiguo, mentre devono consegnare quelli più costosi a un apposito dipartimento del governo. In alcuni casi questi doni possono poi essere ricomprati da chi li aveva ricevuti per circa la metà del loro prezzo originale.
Secondo le ricostruzioni dei giornali pachistani, negli anni Khan e la moglie avevano ricevuto doni per l’equivalente di centinaia di migliaia di euro, tra cui orologi di lusso, gioielli, profumi e borse di design. Khan però è stato accusato di non aver dichiarato parte di questi doni e di avere invece guadagnato dalla rivendita di altri.
Venerdì la commissione elettorale del Pakistan ha ritenuto Khan responsabile di «pratiche corrotte» e ha detto che «non è più un membro dell’Assemblea nazionale», la camera bassa del parlamento del paese. Secondo l’interpretazione di alcuni giuristi citati dal giornale pakistano Dawn, la decisione della commissione significa che Khan non potrà più essere un membro del parlamento fino alla fine dell’attuale mandato dell’Assemblea, che scadrà nel 2023. Parlando con AFP, uno degli avvocati di Khan ha invece detto che sarà interdetto per cinque anni. Anche il Guardian scrive che Khan non potrà candidarsi per i prossimi cinque anni.
Khan, che è un ex campione di cricket, è ancora il politico più famoso e popolare del Pakistan, e da quando è stato sfiduciato dal parlamento ha organizzato con i suoi sostenitori enormi proteste di piazza che hanno destabilizzato tutta la politica pakistana. Anche dopo la decisione della commissione elettorale, i suoi sostenitori si sono radunati per protestare a Islamabad, la capitale, e sono stati dispersi dalla polizia con i lacrimogeni.
Khan ha negato ogni accusa e i suoi avvocati hanno fatto sapere che contesteranno la decisione della commissione elettorale presentando il caso alla Corte suprema del paese. Le prime accuse contro di lui erano state presentate alla commissione quando era ancora primo ministro dal Movimento Democratico Pakistano, la coalizione di partiti di opposizione che aveva proposto il voto di sfiducia. Al tempo Khan aveva detto di non aver dichiarato certi doni che aveva ricevuto per ragioni di sicurezza nazionale. AFP scrive che in un documento scritto aveva tuttavia ammesso di aver ricomprato oggetti per il valore dell’equivalente di oltre 100mila euro e di averli poi rivenduti per più del doppio del loro valore.