Il registro pubblico delle opposizioni non sta funzionando come dovrebbe
Molti di quelli che hanno aderito per non ricevere sul cellulare telefonate di telemarketing indesiderate dicono che non è cambiato molto
Il Registro pubblico delle opposizioni, cioè il servizio a cui ci si può iscrivere per bloccare le telefonate indesiderate di telemarketing non sta funzionando come dovrebbe. Secondo alcune associazioni di tutela dei consumatori e secondo le estese segnalazioni dirette degli interessati, infatti, moltissime persone pur se iscritte al registro continuano a ricevere telefonate indesiderate. In base a un sondaggio realizzato dall’Unione nazionale consumatori, per il 57,5% degli iscritti al servizio le telefonate sono diminuite ma non cessate, per il 37,2% sono scomparse mentre per il 5,3% non è cambiato nulla.
Il Registro pubblico delle opposizioni (Rpo) è attivo dal 2010 ma da fine luglio con il Dpr 26/2022, il servizio era stato esteso ai numeri di telefonia mobile. Iscriversi al registro consente in teoria di interrompere le chiamate di telemarketing indesiderate entro 15 giorni. Chi si iscrive annulla automaticamente tutti i consensi rilasciati precedentemente, tranne quelli con i gestori delle utenze. Sono validi invece quelli attivati dopo l’iscrizione al registro. L’operatore, cioè il call center, da parte sua deve consultare ogni mese il Rpo e comunque sempre prima di svolgere una nuova campagna pubblicitaria tramite telefono. L’iscrizione al Rpo vale per i numeri nazionali, sia di telefonia fissa sia di telefonia mobile.
Un primo problema è che le iscrizioni non sono state tante quanto si pensava. Gianluca Di Ascenzo, presidente del Codacons, spiega che «molti cittadini non conoscono ancora l’Rpo e non sanno quindi della possibilità di sottrarsi al telemarketing indesiderato. Servono maggiori campagne di informazione». A metà settembre, l’ultimo dato disponibile, erano stati iscritti al registro 2,6 milioni di utenze. In Italia ci sono 80 milioni di telefoni cellulari: il rapporto tra iscritti al registro e numeri telefonici attivi è quindi decisamente basso.
Il problema però non è solo lo scarso numero di iscrizioni da parte dei cittadini. Anche molti operatori stanno tardando a iscriversi. Dovranno comunque farlo se non vogliono rischiare pesanti sanzioni. Per fare telemarketing l’iscrizione è necessaria e quindi tutti i call center saranno tenuti a iscriversi. Le sanzioni per la mancata osservanza del registro sono quelle disciplinate dal Codice in materia di protezione dei dati personali e dal Regolamento generale sulla protezione dei dati, e possono arrivare anche a 20 milioni di euro.
Dopo che ci si è iscritti al registro, se si dà il consenso online all’utilizzo del proprio numero di cellulare, magari tramite la sottoscrizione di una carta fedeltà, il numero non viene cancellato dal registro stesso. Non è necessario iscriversi nuovamente, semplicemente avrà diritto a utilizzarlo la società a cui è stato dato il consenso.
Il vero problema però è che gli operatori che vogliono aggirare i controlli possono farlo piuttosto facilmente. Molti call center sono infatti all’estero: non è vietato, purché si rispettino le apposite norme. I call center all’estero sarebbero obbligati a seguire le regole del paese a cui appartiene il numero a cui viene fatta la telefonata, ma questo molto spesso non avviene. Per quanto riguarda i call center che si trovano fuori dall’Unione europea – tipicamente in Albania – è inoltre spesso molto difficile applicare le sanzioni.
Come ha spiegato a Today Agostino Ghiglia, componente del Garante dei dati personali, la maggior parte delle telefonate avviene con una numerazione camuffata, il cosiddetto spoofing telefonico che rende impossibile capire da chi arrivi realmente. I call center che si servono di questi metodi illegali generano numeri “usa e getta” tramite specifici software: quando vengono richiamati risultano non attivi o inesistenti. Lo stesso sistema viene utilizzato per alterare l’identificativo degli sms. Chi invia il messaggio può spacciarsi per esempio per una determinata azienda, famosa e considerata affidabile, spingendo chi ha ricevuto l’sms a cliccare su un link che porta a una pagina dove vengono richieste informazioni riservate.
L’Agcom ha chiesto agli operatori telefonici di adottare un sistema per bloccare le chiamate che hanno un identificativo non in formato E.164, cioè lo standard del “Piano di numerazione delle telecomunicazioni pubbliche internazionali” che definisce un formato generale per i numeri di telefono. I numeri conformi al piano devono avere meno di 15 cifre e la prima parte è rappresentata dal prefisso del paese (ad esempio il +39 per l’Italia).
Alcuni operatori come Wind Tre sono più avanti rispetto ad altri nello sviluppo di un sistema di filtro e dicono che lo adotteranno a breve. Tutti gli operatori hanno comunque fatto sapere che si adegueranno alle soluzioni decise durante il lavoro svolto con l’Agcom. «È nell’interesse di tutti», dice ancora Di Ascenzo, «individuare e isolare chi non rispetta le regole operando così una netta differenziazione da chi invece rispetta le norme e di conseguenza i cittadini».
Secondo l’Unione nazionale consumatori al primo posto nelle segnalazioni da parte dei cittadini iscritti al Registro pubblico delle opposizioni ci sono telefonate da parte di compagnie telefoniche, seguite da quelle di società di luce e gas e da quelle di trading on line. Ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori: «va precisato che non è assolutamente detto che l’impresa nominata dall’operatore, cioè che l’addetto cita per presentarsi, sia però effettivamente quella che ha commissionato la chiamata».
Una prima versione di questo articolo conteneva una informazione non corretta sulla cancellazione dal registro in caso di consenso successivo all’adesione.