L’ennesimo crollo al cimitero napoletano di Poggioreale
Aveva riaperto da poche settimane dopo i cedimenti dello scorso gennaio, e ora ci sono di nuovo delle bare sospese nel vuoto
Nel cimitero di Poggioreale, a Napoli, una decina di bare è in bilico sul vuoto, visibile anche a molta distanza. Lunedì, pochi minuti dopo le 14, c’è stato infatti un crollo di buona parte dell’edificio di quattro piani della Congrega della Resurrezione: parecchie file di loculi sono state distrutte, molte bare sono precipitate a terra. Ci sono anche salme esposte, senza nessuna protezione.
È il secondo crollo che avviene nel giro di un anno all’interno del cimitero napoletano. Il 5 gennaio 2022 vennero distrutte da un crollo due congreghe, quella di San Gioacchino e quella dei Dottori Bianchi: 300 loculi precipitarono a terra. La causa, secondo i tecnici, fu probabilmente lo svuotamento improvviso di una falda acquifera dovuto ai lavori della metropolitana che passa vicino al cimitero. Nel luglio scorso la procura di Napoli ha emesso venti avvisi di garanzia con le ipotesi di reato di crollo colposo e omissione di lavori in costruzioni che minacciano rovina. Le persone indagate hanno ruoli, a vario titolo, nelle imprese coinvolte nella realizzazione della metropolitana.
La procura ha incaricato due periti di accertare se ci siano stati errori nella progettazione della metropolitana, se i materiali fossero conformi a quelli indicati nel progetto e se fosse necessario, prima di procedere ai lavori, un consolidamento degli edifici del cimitero vicini a dove si sarebbe scavato. Alcuni degli accertamenti che verranno effettuati saranno irripetibili, causeranno cioè una modifica dello stato in cui si trovano attualmente le aree interessate dalle indagini. Per questo la procura ha deciso di effettuare un incidente probatorio: verranno acquisite, e in termini tecnici “cristallizzate”, prove che si formano durante le indagini perché non è possibile attendere fino al dibattimento, cioè fino al processo.
Le operazioni di recupero delle salme del crollo del 5 gennaio, bloccate per mesi, sono iniziate solo nelle scorse settimane. Il 30 settembre era avvenuto un altro cedimento dell’area e le due congreghe erano crollate del tutto.
Il nuovo crollo è avvenuto a circa 300 metri da dove avvenne il primo e non sembra avere nessuna relazione con quello di gennaio. I tecnici che hanno fatto i primi sopralluoghi hanno spiegato che la zona è troppo lontana dal primo crollo perché si possa pensare a una correlazione.
Il cimitero ora è stato nuovamente chiuso. Era stato riaperto, dopo otto mesi di chiusura, il 12 settembre. Le aree dove devono essere recuperate le salme ora sono quindi due. L’assessore alla Salute e al Verde, Vincenzo Santagada, che è arrivato al cimitero subito dopo il crollo, ha parlato di una «vera tragedia. Mi trovo di fronte a una scena identica a quella dello scorso inverno».
Dopo il crollo del 5 gennaio, le famiglie si erano riunite in un comitato. Pina Caccavale, presidente del Comitato 5 gennaio, ha detto ai giornalisti: «dal 6 gennaio scorso sosteniamo che la zona è a rischio, che si dovevano fermare i lavori della metropolitana fino a quando non si fosse assicurata l’intera area. Quest’ultimo crollo era annunciato: non siamo stati ascoltati. Ci avevano promesso che a fine ottobre avrebbero montato le famose gru (per il recupero delle salme, ndr) ma in realtà il 30 settembre le congreghe sono crollate del tutto ed è rimasto ben poco da riprendere».
I crolli al cimitero di Poggioreale si susseguono da tempo. Il 3 febbraio 2020 era crollata parte del muro perimetrale del cimitero Monumentale e in particolare nel “Quadrato degli Uomini Illustri”. Ossa e teschi si erano sparsi sull’asfalto. Anche allora si era parlato di una perdita d’acqua come possibile causa, dovuta ai lavori della metropolitana. Allora, il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Borrelli aveva realizzato un dossier in cui denunciava lo stato in cui si trovavano, e ancora si trovano, i cimiteri napoletani: la situazione più grave secondo Borrelli era proprio quella del cimitero di Poggioreale dove «la vegetazione selvaggia ha preso il sopravvento e la manutenzione è completamente inesistente». C’erano seri problemi anche nel cimitero di Santa Maria del Pianto, dove erano state rinvenute tombe scoperchiate con i resti dei defunti lasciati a vista, e in quello di San Giovanni a Teduccio, che veniva descritto come una sorta di giungla a causa dell’assenza di manutenzione e della presenza di vegetazione non curata.
Per poter mettere in sicurezza l’area dove è avvenuto il crollo di lunedì bisognerà passare attraverso l’area che si trova al di sotto del forno crematorio di via Santa Maria del Pianto. È però una zona del cimitero in totale stato di abbandono, con una vegetazione molto folta. Il comune di Napoli ha spiegato che verrà avviata una procedura d’urgenza per ripulire la zona e permettere il passaggio.