Il campionato inglese di rugby sta collassando
I debiti uniti agli effetti della pandemia hanno già fatto fallire due squadre: la situazione verrà discussa in parlamento, ed è un allarme per tutti
di Pietro Cabrio
La stagione della Premiership, il principale campionato inglese di rugby nonché uno dei più importanti al mondo, è iniziata da appena un mese eppure due squadre si sono già dovute ritirare. A fine settembre i Worcester Warriors sono stati sospesi, estromessi dal campionato e poi retrocessi d’ufficio per inadempienze fiscali: oltre ad avere debiti per almeno 25 milioni di sterline (circa 28 milioni di euro) erano rimasti senza fondi per proseguire le attività. La scorsa settimana, per gli stessi motivi, sono stati sospesi anche i Wasps di Coventry, attualmente in amministrazione straordinaria e di fatto esclusi dal campionato.
E potrebbe non finire qui, dato che gli stessi dirigenti della Premiership hanno fatto intendere che nelle prossime settimane altre squadre potrebbero fare la stessa fine, perché a corto di liquidità e quindi non più in grado di sostenersi economicamente. La sopravvivenza del campionato del paese che ha inventato il rugby, e dove il rugby è radicato e seguito come in pochi altri luoghi al mondo, è quindi da considerarsi a rischio, con tutte le conseguenze del caso.
I fallimenti di Worcester Warriors e Wasps hanno già creato danni enormi, in primo luogo alle squadre e alle loro comunità. Nel caso dei Wasps, storico club fondato a Londra nel 1866 e ricollocato a Coventry otto anni fa, sono stati annunciati i licenziamenti di tutti i 167 dipendenti, giocatori compresi, tra cui l’italiano Matteo Minozzi, che ora dovrà trovarsi un’altra squadra. Il club ha 2 milioni di sterline in imposte non pagate, 35 milioni di debiti nei confronti degli obbligazionisti e 20 milioni nei confronti del proprietario, l’irlandese Derek Richardson.
L’assenza delle due squadre graverà su un campionato già economicamente provato da un indebitamento complessivo che alcuni giornali ritengono abbia superato i 500 milioni di sterline, con un aumento significativo dal 2020 in poi, ossia dall’inizio della pandemia. A questo si aggiungeranno tutte le partite previste a inizio stagione — una quarantina — che ora non verranno più disputate, con conseguenti scompensi nei calendari e negli incassi dei club, oltre alle ripercussioni su diritti televisivi e sponsorizzazioni stipulati per un campionato a tredici squadre, e non a undici.
La federazione nazionale (RFU) dice che sta valutando ogni possibile soluzione per salvare il campionato. Il suo presidente, Bill Sweeney, è stato abbastanza chiaro nel dire che l’attuale struttura è ormai «rotta» e che i club hanno vissuto oltre i propri mezzi per troppo tempo. «Le squadre stavano già perdendo 4-5 milioni di sterline all’anno prima della pandemia, che ha aggravato tutto. E sappiamo che questo è uno sport che vive da tempo al di sopra delle proprie possibilità, potendo fare affidamento su alcuni ricchi benefattori. Questi però si sono resi conto che i soldi investiti non tornano più indietro» ha detto Sweeney negli ultimi giorni.
I dirigenti della federazione e del campionato sono stati convocati in parlamento per un’interrogazione in cui verranno affrontate le preoccupazioni sul futuro dello sport. Il portavoce del Dipartimento governativo britannico per la cultura e lo sport ha aggiunto: «Il fatto che due dei migliori club del paese siano andati in amministrazione straordinaria solleva grandi preoccupazioni sul futuro dello sport e sulla sua redditività finanziaria. La RFU e la Premiership hanno riconosciuto la necessità di stabilire un percorso più sostenibile per il rugby di club. Faremo pressioni su di loro per garantire che mettano in atto le basi per garantire la salute dello sport dai massimi livelli fino alla base».
Si dice che sul fallimento delle due squadre abbiano influito in particolare alcuni investimenti sbagliati, come i recenti ingaggi di giocatori di primo livello e operazioni finanziarie complesse e mal concepite, come quella con cui nel 2014 la proprietà dei Wasps comprò lo stadio di Coventry per trasferirci la squadra da Londra. Si parla anche di carenza di organismi di controllo e di un generale immobilismo riguardo la preoccupante e pregressa situazione debitoria, che non era certo una novità.
Ma anche così le ultime notizie non possono riguardare soltanto il rugby inglese, perché se questo sta succedendo in un campionato di alto livello come la Premiership, vuol dire che anche tutti gli altri campionati sono vulnerabili. O peggio, che l’intero sistema del rugby di club, perlomeno europeo, sia sostenuto da strutture deboli e poco aderenti alle varie ed effettive realtà: cosa di cui peraltro si discute già da tempo, anche in Italia.
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