I molti problemi della mobilitazione in Russia
Molti soldati sono già stati inviati al fronte con l'Ucraina con scarsa formazione e poco equipaggiati, nonostante le promesse di Putin
Parte degli uomini russi tra i 18 e i 50 anni arruolati meno di un mese fa nella “mobilitazione parziale” ha già raggiunto il fronte con l’Ucraina, senza avere ricevuto un addestramento adeguato prima della partenza. Secondo osservatori e analisti, la fretta con cui la Russia ha arruolato e mandato a combattere decine di migliaia di persone mostra quanto sia in difficoltà l’esercito, che dalla fine dell’estate ha subìto pesanti sconfitte in seguito alla nuova controffensiva ucraina.
Le informazioni sulla mobilitazione sono parziali perché il governo russo non fornisce numeri ufficiali, al di là delle informazioni di propaganda. Tuttavia, su Telegram e i social network russi circolano da giorni dettagli condivisi dai familiari dei soldati da poco arruolati, dove lamentano la mancanza di risorse e formazione per chi dovrà raggiungere il fronte.
Dai centri di addestramento viene segnalata grande disorganizzazione: mancano non solo gli equipaggiamenti, ma anche personale adeguato per formare i soldati. Le difficoltà erano già presenti in tempo di pace per la formazione dei militari di leva e si sono acuite dall’inizio della guerra, anche perché molti ufficiali sono stati impegnati al fronte.
In una conferenza stampa tenuta venerdì 14 ottobre il presidente russo, Vladimir Putin, aveva confermato che almeno 16mila nuovi soldati erano già stati impegnati in zone di combattimento, dopo meno di dieci giorni di formazione. Secondo Putin, le attività di formazione continueranno direttamente al fronte, ma sono stati sollevati dubbi su questa possibilità, considerato che non ci sono tempi e risorse per proseguire l’addestramento nelle aree di guerra alle attuali condizioni.
Sui social network, un soldato da poco arruolato a Mosca come artigliere ha raccontato di non avere fatto né pratica né teoria prima di essere portato al fronte. Altri video hanno mostrato gruppi di centinaia di soldati lasciati sostanzialmente a loro stessi, senza cibo e assistenza nei pressi del confine con l’Ucraina. Molti di loro si sono dovuti acquistare il cibo da soli e non sono stati riforniti con le munizioni per le loro armi.
Al fronte sono stati segnalati inoltre i primi decessi, seppure con grandi cautele da parte delle autorità russe, che hanno dato informazioni frammentarie. Almeno cinque persone da poco arruolate sono state uccise nell’Ucraina orientale, in circostanze non ancora chiarite. Alcuni parenti dei soldati morti hanno segnalato che la loro partenza era avvenuta senza che ci fosse un adeguato addestramento.
Nei video di propaganda, il ministero della Difesa russo sostiene che tutti i soldati siano bene equipaggiati e pronti per il fronte, ma nella realtà non ci sono elementi per confermare queste circostanze. A oggi non è nemmeno chiaro quanti siano i soldati effettivamente impiegati contro l’Ucraina. Si stima che siano stati finora almeno 200mila, ma secondo le agenzie di intelligence occidentali almeno due terzi sarebbero stati uccisi o feriti. Anche per questo motivo Putin aveva annunciato a fine settembre una “mobilitazione parziale”, che nei piani avrebbe dovuto interessare 300mila uomini.
I centri di addestramento non erano pronti per accogliere una simile quantità di persone e la disorganizzazione ha mostrato di avere conseguenze anche per la sicurezza. Sabato 15 ottobre, in un centro per la formazione dei soldati nell’area di Belgorod, a pochi chilometri dall’Ucraina, durante un’esercitazione con armi da fuoco due uomini hanno ucciso 11 persone e ne hanno ferite almeno altre 15, prima di essere uccisi. La ricostruzione fornita da RIA, l’agenzia di stampa controllata dal governo russo, non coincide con altri resoconti non ufficiali secondo i quali gli autori dell’attacco sarebbero stati tre e le persone uccise almeno 29. L’attacco sarebbe iniziato dopo che tre reclute musulmane, finite nel campo in seguito alla mobilitazione, avevano dichiarato di non volere combattere al fronte.
La vicenda di Belgorod mostra gli effetti della raccolta di soldati da aree della Russia in cui vivono minoranze etniche e immigrati provenienti dai paesi che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica. Nei centri di addestramento si ritrovano persone con idee e identità molto diverse, con conflitti mai risolti e che faticano a vedere nella guerra in Ucraina un motivo per superare le differenze e collaborare.
Quando la “mobilitazione parziale” era stata annunciata da Putin, l’esercito russo aveva specificato che le persone coinvolte sarebbero stati riservisti già formati militarmente, e che avrebbero avuto bisogno di un rapido corso di aggiornamento prima di raggiungere il fronte. Nella realtà dei fatti il reclutamento ha riguardato persone che non avevano ricevuto una formazione adeguata, come segnalato da alcuni osservatori e analisti anche all’interno della Russia, favorevoli all’invasione dell’Ucraina.
Finora il governo russo ha tollerato la presenza di critiche sulle scelte dell’esercito, impedendo invece manifestazioni e proteste sulla guerra in generale con pene severe compreso l’arresto. Nelle ultime settimane ci sono stati però segnali circa l’introduzione di nuovi limiti e censure, che potrebbero rendere ancora più difficile il reperimento di informazioni sulle attività legate alla mobilitazione.