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  • Lunedì 17 ottobre 2022

La questione del Koh-i-Noor

La corona britannica che lo ospita potrebbe essere indossata dalla regina consorte britannica per l'incoronazione di maggio, ma alcune ex colonie hanno da ridire

di Karla Adam e Niha Masih - The Washington Post

L'ultima esposizione della corona della regina madre, durante il suo funerale nel 2002 (Getty Images)
L'ultima esposizione della corona della regina madre, durante il suo funerale nel 2002 (Getty Images)
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Il più celebre gioiello della corona britannica torna sotto le attenzioni con l’imminente incoronazione del re Carlo III e con la crescente curiosità su cosa Camilla, la regina consorte, avrà sulla testa durante la cerimonia. L’illustre gioiello indossato dai reali britannici in rare occasioni di Stato, lo spettacolare diamante Koh-i-Noor da 105 carati, è al centro di una disputa che coinvolge molti paesi. Giovedì il governo britannico, in risposta alle notizie da prima pagina secondo cui Camilla potrebbe non indossare la corona per non turbare l’India, ha dichiarato che spetta a Buckingham Palace decidere come decorare la corona della regina consorte. Buckingham Palace ha rifiutato di commentare.

Il diamante, delle dimensioni di un piccolo uovo, si trova sulla croce frontale di una corona – nota come la corona della Regina Madre – che è normalmente esposta alla Torre di Londra. È stato portato l’ultima volta in pubblico nel 2002 per il funerale della Regina Madre, Elizabeth Bowes-Lyon, l’ultima persona ad averlo indossato: la corona venne appoggiata su un cuscino di velluto color porpora sopra la sua bara.

Molti pensavano che Camilla, come le precedenti consorti, avrebbe indossato la corona durante la cerimonia prevista a maggio in cui il nuovo re e la nuova regina consorte saranno unti con l’olio consacrato e incoronati. Il diamante, tuttavia, è intimamente legato alla storia del Regno Unito ed è uno dei tanti tesori contestati che il paese ha acquisito come sovrano di un vasto impero mondiale, un’eredità che è stata sottoposta a un nuovo dibattito con la morte della regina Elisabetta II. L’India, con la quale il Regno Unito è impaziente di concludere un accordo commerciale, ha ripetutamente chiesto la restituzione del diamante, soprattutto dopo il funerale di Elisabetta. Rakesh Sinha, un parlamentare del Bharatiya Janata Party attualmente al potere, ha detto al Washington Post che il Koh-i-Noor simboleggia il legame «impenitente» della monarchia con un passato «barbaro e sfruttatore», aggiungendo che il gioiello debba essere restituito all’India a titolo di risarcimento.

Se Camilla indossasse il Koh-i-Noor nella sua corona, sarebbe la dimostrazione «che il popolo e il governo britannici stanno portando avanti l’eredità del colonialismo» ha detto. «Il gioiello è simbolo del saccheggio e dello sfruttamento dell’India di cui sono responsabili. È motivo di grande dispiacere che non siano pronti a correggere il passato e sfoggino il gioiello rubato come emblema della loro sovranità».

Anche Pakistan, Bangladesh e Afghanistan hanno rivendicato la gemma appartenuta a molti governanti, come gli imperatori Mughal dell’India, prima che finisse nelle mani della monarchia britannica. «Tutti in India hanno sentito parlare di questa pietra e la rivogliono indietro. È chiaramente di enorme importanza per l’India, ma anche per il Pakistan, il Bangladesh, l’Iran e l’Afghanistan» ha detto William Dalrymple, coautore del libro Koh-i-Noor. La storia del diamante più famigerato del mondo. La maggior parte dei britannici, tuttavia, ne è a malapena a conoscenza, in parte perché l’insegnamento della storia dell’Impero britannico non ha un posto di rilievo nei programmi scolastici, ha affermato l’autore, che vive tra il Regno Unito e l’India. «A scuola si studia l’Impero romano, tutti i tipi di impero, ma non l’Impero britannico» ha detto Dalrymple. «Per i nostri studenti il Koh-i-Noor è un ristorante indiano o una marca di matite o, nella migliore delle ipotesi, il motivo di una visita alla Torre di Londra».

Si è sempre ritenuto che la gemma sia stata estratta da qualche parte in India e sia finita in possesso del Maharaja Ranjit Singh, un sovrano sikh del Punjab, il cui erede l’aveva «regalata» alla regina Vittoria nel 1850 dopo che l’impero sikh era stato sconfitto dagli inglesi. Il diamante fu poi inserito nelle corone indossate dalle consorti dei re britannici, tra cui la regina Alexandra, moglie di Edoardo VII, la regina Maria, moglie di Giorgio V e infine la madre della regina Elisabetta II per l’incoronazione del marito, re Giorgio VI.

Durante una visita del 2010 in India l’allora primo ministro David Cameron, interpellato a proposito della restituzione della pietra, rispose: «Se dici di “sì” una volta, finisce che di colpo ti ritrovi il British Museum vuoto».
Il riesame di passati coloniali, tuttavia, ha ispirato la restituzione di resti umani e manufatti dai musei di tutta Europa e Nord America ai loro paesi di origine. In questa resa dei conti il Regno Unito è rimasto indietro.

Una delle controversie culturali più celebri di questa storia è probabilmente quella dei marmi di Elgin, chiamati anche marmi del Partenone, una collezione di sculture in marmo del V secolo a.C. esposta al British Museum dal 1817 malgrado le continue richieste di restituzione da parte della Grecia. Giovedì la Camera dei Lord ha discusso una legislazione che impedisca ad alcuni musei finanziati a livello nazionale, come il British Museum che ospita i marmi di Elgin, di restituire oggetti ai loro paesi di origine. Liz Truss, la prima ministra, ha insistito che non sia in programma. Interrogata all’inizio di questo mese su un possibile «accordo da fare» per restituire i marmi alla Grecia, aveva risposto: «Non sono favorevole».

Quanto al diamante, giovedì il ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha dichiarato a Sky News che spetta a Buckingham Palace decidere se utilizzarlo per l’incoronazione. «Il palazzo è perfettamente in grado di valutare gli umori del popolo, nonché quelli internazionali» ha aggiunto.

La controversia sulla corona si inserisce in un frangente in cui Regno Unito e India sono impegnate in trattative commerciali di grande interesse per il Regno Unito post-Brexit. Entrambe le parti hanno dichiarato ad aprile di voler chiudere le trattative entro la festa indiana di Diwali, il 24 ottobre. Ma è stato riferito che i colloqui si sono arenati dopo che la ministra dell’Interno britannico Suella Braverman, lei stessa figlia di immigrati, aveva espresso preoccupazione su ciò che l’accordo comporterebbe per i migranti, considerando che «il gruppo più nutrito di persone che si trattengono è quello degli emigrati indiani».

Dalrymple, lo scrittore, dice che «gli inglesi, dopo la Brexit, sono desiderosi di fare amicizia con l’India, nello stesso momento in cui l’India sta diventando più sensibile riguardo al suo passato coloniale». E che sarebbe un «gesto molto ben accolto non indossare» il diamante all’incoronazione e un «gesto ancora meglio accolto restituirlo». Ma dato il numero di paesi che lo rivendicano, c’è un altro problema: «Se il Regno Unito decide di restituirlo, a chi lo darà?».

© 2022, The Washington Post
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(traduzione di Sara Reggiani)