Berlusconi e Meloni hanno fatto pace
Dopo giorni di litigi pubblici e privati oggi si sono visti di persona per discutere della composizione del nuovo governo di destra
Dopo giorni di polemiche e tensioni pubbliche e private, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e quello di Forza Italia Silvio Berlusconi si sono incontrati nel pomeriggio di lunedì per una riunione importante in vista della formazione del nuovo governo, prevista per i prossimi giorni. Contrariamente a quanto ipotizzato da alcuni retroscena nei giorni scorsi, però, la trattativa sembra essere riuscita: il duro scontro tra Berlusconi e Meloni cominciato in occasione dell’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, insomma, è rientrato.
Nel weekend diversi collaboratori dei due leader e i dirigenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno lavorato per un riavvicinamento. Come in ogni trattativa delicata un grosso pezzo del lavoro è già stato fatto dai negoziatori. «L’accordo è impostato, va ormai solo siglato, possibilmente a favore di telecamere che immortalino la grande pace dopo il grande gelo», scrive il Corriere della Sera. Alla fine dell’incontro, i due partiti hanno pubblicato un comunicato congiunto annunciando che tutto è andato benissimo.
L’incontro si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione. Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e sono al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un Governo forte, coeso e di alto profilo che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze. Meloni e Berlusconi hanno fatto il punto sui dossier economici più urgenti, a partire dal caro energia, tema che, tra l’altro, sarà al centro del prossimo Consiglio europeo.
La scorsa settimana Berlusconi si era detto scontento degli incarichi di governo offerti da Meloni agli esponenti del suo partito. In particolare si era lamentato di «veti» contro l’ingresso nel governo di alcuni dirigenti di Forza Italia. Secondo i retroscena politici Berlusconi si riferiva alla senatrice Licia Ronzulli, sua strettissima collaboratrice, per la quale sembra che Berlusconi avesse chiesto un ministero: si era parlato del ministero della Salute o del Turismo. Meloni però si sarebbe rifiutata di includere Ronzulli nel nuovo governo, non è chiaro se per ragioni politiche – Ronzulli non ha mai ricoperto alcuna carica amministrativa o di governo – o personali (si dice che il rapporto fra le due non sia buono).
Le tensioni erano diventate pubbliche giovedì, quando Forza Italia si era astenuta nell’elezione del presidente del Senato rinunciando a votare il candidato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, poi eletto comunque a sorpresa con una ventina di voti arrivati dall’opposizione. Venerdì era poi circolata la foto di un biglietto scritto da Berlusconi che conteneva accuse molto pesanti nei confronti di Meloni, descritta come «una con cui non si può andare d’accordo», dal comportamento «prepotente, arrogante, offensivo». Poche ore dopo Meloni aveva rincarato la dose spiegando ai giornalisti come nell’elenco di Berlusconi «mancasse un punto, e cioè che non sono ricattabile».
Diversi analisti e commentatori hanno inquadrato il litigio fra Meloni e Berlusconi come una lotta di potere, essenzialmente. Meloni vuole far valere tutto il peso guadagnato da Fratelli d’Italia alle elezioni politiche del 25 settembre, riservandosi interamente la decisione su chi includere nel proprio futuro governo e chi no. Berlusconi sta cercando di ricavare il massimo – qualche ministero in più, o qualche suo strettissimo collaboratore nei ruoli che contano – dal capitale politico sempre più ridotto di Forza Italia, il cui sostegno parlamentare rimane comunque fondamentale per la formazione del nuovo governo. Il peso nella coalizione della destra preteso da Berlusconi è più o meno simile a quello della Lega, che ha ottenuto un risultato di poco superiore alle elezioni.
Né a Berlusconi né a Meloni conviene una rottura totale dei rapporti e l’uscita di Forza Italia dalla coalizione di destra, anche perché senza Forza Italia al Senato mancherebbe la maggioranza: ed è per questo che tutti i cronisti e commentatori politici erano convinti che alla fine i due leader avrebbero trovato un accordo.
La Stampa scrive che Forza Italia avrebbe chiesto a Fratelli d’Italia delle «compensazioni» per l’esclusione di Ronzulli dal governo. Si parla soprattutto dei ministeri di Giustizia e Sviluppo economico. Al momento sembrano riservati a due membri di Fratelli d’Italia, rispettivamente Carlo Nordio e Guido Crosetto, ma nell’ambito delle trattative uno dei due potrebbe essere ceduto a Forza Italia. Altrimenti Meloni potrebbe offrire a Forza Italia un numero più alto di ministeri di seconda fascia, come l’Università e la Pubblica amministrazione. Berlusconi potrebbe anche chiedere di esprimere il sottosegretario della presidenza del Consiglio all’Editoria, per assicurarsi che i suoi estesi interessi di editore non vengano minacciati.
Più in generale, spiega la Stampa, uno degli obiettivi di Berlusconi sembra sia impedire che Meloni scelga come ministri alcuni dirigenti di Forza Italia che ritiene di non poter controllare: «Ai tempi del governo Draghi il Cavaliere chiese di inserire Licia Ronzulli, Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, e all’ultimo secondo scoprì che in lista c’erano Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna. La fine della vicenda è nota: tutti e tre i ministri sono fuori da Forza Italia. Il timore di Arcore è che se al governo andassero Tajani, Bernini, Casellati e magari anche Gilberto Pichetto Fratin si potrebbe rivivere la stessa situazione. Così una delle condizioni poste dal Cavaliere sarà di inserire nel Consiglio dei ministri uno tra Giorgio Mulè, Cattaneo e Alberto Barachini».
Il clima più tranquillo in cui si è tenuto l’incontro di lunedì pomeriggio era stato anticipato anche da diverse interviste concilianti pubblicate sui giornali di stamattina. Ronzulli aveva fatto sapere a diversi giornalisti che «il mio caso non è mai esistito o non esiste più». Francesco Lollobrigida, senatore di Fratelli d’Italia vicinissimo a Meloni, di cui è anche cognato, aveva detto a Repubblica che «noi siamo disposti a qualsiasi cosa per rispondere agli impegni assunti con gli italiani». «Giorgia non conosce il rancore e qualsiasi arrabbiatura, se emersa, sarà sopita dall’interesse generale».