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  • Domenica 16 ottobre 2022

L’omicidio di Daphne Caruana Galizia, 5 anni fa

La giornalista maltese uccisa per le sue inchieste sulla corruzione del governo: il processo contro il mandante è ancora in corso

Una manifestazione in memoria di Daphne Caruana Galizia (EPA/CLEMENS BILAN)
Una manifestazione in memoria di Daphne Caruana Galizia (EPA/CLEMENS BILAN)
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Daphne Caruana Galizia venne assassinata a Malta pochi minuti prima delle 15, il 16 ottobre 2017. Aveva 53 anni ed era una giornalista molto nota e stimata per aver condotto inchieste importanti sulla corruzione nel suo paese. Morì per una bomba messa nella sua auto, che esplose quando Caruana Galizia ci salì a bordo, vicino alla sua abitazione a Bidnija, un piccolo centro nella parte nord dell’isola. Quando morì aveva 47 cause per diffamazione in corso e quasi tutte le erano state intentate da politici o sostenitori di politici maltesi: meno di due settimane prima aveva presentato una denuncia alla polizia per aver subito minacce.

Caruana Galizia aveva iniziato a lavorare come giornalista nel 1987 per il Malta Independent. Nel 2008 aveva aperto un blog, The Running Commentary, che era diventato in breve tempo uno dei più seguiti del paese e dove pubblicava inchieste sul potere politico, economico e imprenditoriale a Malta. Nel 2010 era stata denunciata da una magistrata che aveva aspramente criticato, Consuelo Scerri Herrera, e tre anni dopo era stata arrestata con l’accusa di aver infranto il silenzio elettorale. Ma soprattutto era stata la prima a rivelare il coinvolgimento di alcuni importanti membri del governo maltese del primo ministro Joseph Muscat nella rete internazionale di società offshore denunciata dall’inchiesta nota come Panama Papers.

Nel 2016, su Running Commentary apparvero i primi articoli di Caruana Galizia su due alti esponenti del governo dell’allora primo ministro Joseph Muscat: il capo di gabinetto del governo, Keith Schembri, e il ministro dell’Energia, Konrad Mizzi. I due erano infatti tra i nomi contenuti nei Panama Papers, inchiesta pubblicata in quel periodo e realizzata dal consorzio ICIJ per il quale lavorava il figlio di Caruana Galizia, Matthew, a sua volta giornalista. Caruana Galizia fu la prima a scrivere che dall’inchiesta risultava che Mizzi e Schembri fossero proprietari di società offshore a Panama.

Secondo Running Commentary queste società erano state utilizzate per ricevere denaro, circa due milioni di dollari, da un’altra società estera, la 17 Black. Questa società, costituita a Dubai, sarebbe stata di proprietà dell’imprenditore maltese Yorgen Fenech, titolare della società immobiliare Tumas e di catene alberghiere, casinò, centri commerciali. In quel periodo, Fenech aveva da poco ricevuto dal governo la concessione statale, autorizzata proprio dal ministero dell’Energia (quello di Mizzi), a realizzare ElectroGas, la più grande centrale privata di Malta rifornita di gas dalla società statale azera Socar.

Yorgen Fenech (AP Photo/str)

Quando venne uccisa, nell’ottobre del 2017, Caruana Galizia aveva molte prove per ritenere che Fenech avesse pagato una grossa tangente ai due esponenti del governo per ottenere la concessione, ma non aveva ancora pubblicato tutti i documenti in suo possesso. Aveva però anticipato la notizia pubblicando solo un titolo: «17 Black: il nome di una società costituita a Dubai». Nella pagina erano presenti anche le fotografie di Schembri e Mizzi.

Nel 2017 le indagini individuarono i sospetti esecutori materiali dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia: Vince Muscat (che nonostante il cognome non è imparentato con l’ex primo ministro) e i fratelli George e Alfred Degiorgio, tutti e tre esponenti della criminalità maltese.

Solo alla fine del 2019 però arrivò una svolta nelle indagini. Un quarto personaggio, Melvin Theuma, tassista, venne arrestato e iniziò subito a collaborare con la magistratura maltese. Ammise di aver fatto da tramite tra il mandante e gli assassini e disse che il mandante era l’imprenditore Yorgen Fenech, il quale gli aveva chiesto di organizzare l’omicidio nell’aprile del 2017, cinque mesi prima dell’attentato. Theuma, a sua volta, aveva contattato i tre esecutori.

L’omicidio però era stato rinviato perché nel giugno di quell’anno il premier Joseph Muscat era stato coinvolto in un altro scandalo. Nell’aprile 2017, infatti, sul blog di Caruana Galizia erano stati pubblicati anche alcuni articoli che accusavano la moglie di Muscat di possedere una società offshore attraverso la quale avrebbe ricevuto un milione di dollari dalla figlia del presidente dell’Azerbaijan. Muscat si era dimesso ed erano state convocate elezioni anticipate.

Secondo Theuma – che dopo le sue rivelazioni riuscì a ottenere l’immunità – l’attentato venne rinviato per non gettare ombre sui politici coinvolti nelle inchieste di Caruana Galizia in un periodo di campagna elettorale. Sempre secondo la testimonianza del tassista, alla fine dell’estate del 2017 Fenech gli consegnò i 30mila euro che erano stati concordati come anticipo per gli assassini. Dopo l’omicidio, gli esecutori avrebbero ricevuto altri 120mila euro. 

Il 20 novembre 2019 Yorgen Fenech fu arrestato come presunto mandante dell’omicidio. Dopo l’arresto di Fenech, Keith Schembri e Konrad Mizzi si dimisero. Rassegnò le dimissioni anche il ministro dell’economia Chris Cardona, accusato anche lui di aver favorito gli affari di Fenech. L’imprenditore maltese – che è ancora in carcere in attesa di processo – ha sempre negato di essere il mandante dell’omicidio e ha attribuito invece la responsabilità a Schembri, che nel 2019 venne arrestato e poi rilasciato poco dopo. Il primo dicembre del 2019 Joseph Muscat, che nel frattempo era stato rieletto e contro cui si stavano svolgendo numerose manifestazioni di protesta, annunciò le sue dimissioni sia dalla carica di primo ministro che da quella di leader del Partito laburista. 

Nel luglio del 2020 Theuma, il principale accusatore di Fenech, venne ritrovato in gravi condizioni all’interno della sua casa. Aveva ferite da arma da taglio alla gola e al torace. Secondo gli inquirenti si era trattato di un tentativo di suicidio. Nel febbraio del 2021, uno dei tre uomini accusati di essere stati esecutori materiali dell’omicidio, Vince Muscat, ha confessato, si è dichiarato colpevole e ha patteggiato una pena di 15 anni di carcere.

Nell’agosto del 2021 Yorgen Fenech è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario premeditato. La pena richiesta dall’accusa è l’ergastolo, a cui vanno aggiunti trent’anni di carcere per l’accusa di associazione a delinquere. Fenech aveva chiesto la liberazione su cauzione ma il giudice ha stabilito che debba rimanere in carcere fino alla sentenza, imponendo però che il processo – ancora in corso – si concluda entro 30 mesi dalla data del rinvio a giudizio.

A luglio del 2022 George Degiorgio, un altro dei tre uomini accusati dell’omicidio, aveva confessato di aver avuto un ruolo nell’attivazione della bomba che fece esplodere la macchina di Caruana Galizia. Degiorgio aveva detto a Reuters di averlo fatto solo per lavoro, e che avrebbe chiesto ai mandanti dell’omicidio un compenso molto più alto se avesse saputo che la vittima era così famosa, e che pensava che fosse una criminale. George Degiorgio e suo fratello Alfred Degiorgio hanno confessato la loro responsabilità nell’omicidio pochi giorni fa, durante il primo giorno del processo a loro carico.

Nell’estate del 2021 sono stati pubblicati i risultati di un’inchiesta pubblica chiesta dalla famiglia di Daphne Caruana Galizia. Nelle 447 pagine del rapporto, presentato all’attuale primo ministro Robert Abela, è scritto che non ci sono prove che lo stato maltese abbia avuto un ruolo diretto nell’assassinio della giornalista, ma che questo deve comunque assumersi la responsabilità di aver «creato un’atmosfera di impunità, generata dai più alti livelli nel cuore dell’amministrazione che, come un polpo, si è diffusa ad altre entità, come le autorità di regolamentazione e la polizia, portando a un crollo dello stato di diritto».

Inoltre, secondo il rapporto, lo Stato avrebbe fallito nel valutare i rischi per la vita della giornalista e nell’adottare le misure necessarie a evitare l’attentato che la uccise.

Il 14 ottobre 2022 la Federazione europea dei giornalisti e la Federazione internazionale dei giornalisti hanno organizzato una veglia a Bruxelles, fuori dalla sede delle istituzioni europee. Gli organizzatori, convocando la manifestazione, hanno scritto che a cinque anni dall’omicidio di Daphne Caruana Galizia «le autorità maltesi devono ancora perseguire tutti coloro che sono coinvolti nella pianificazione e nella realizzazione dell’attentato».