Cos’hanno in comune scacchi, poker, pesca sportiva e danza irlandese?
Stanno tutti avendo a che fare con un grande scandalo, ma non è solo un problema loro
di Gabriele Gargantini
È ormai passato più di un mese da quando il più forte scacchista al mondo ha lasciato intendere di essere stato battuto da un avversario che aveva barato. Nel frattempo ci sono state un’altra partita finita dopo tre mosse, nuove e più esplicite accuse e un’accurata indagine da parte di un sito specializzato; ma ancora restano, soprattutto per quanto riguarda le partite dal vivo, tante domande e poche risposte.
Intanto, sempre nell’ultimo mese, almeno altre tre attività che così come gli scacchi stanno un po’ al limite di quello che si considera sport hanno avuto a loro volta un grande scandalo. È successo nel poker, nella pesca sportiva e nella danza irlandese. E così come per gli scacchi in ognuno di questi tre casi si è parlato di quello che potrebbe diventare, relativamente a quella specifica attività, il più grande scandalo di sempre.
Negli scacchi
È lo scandalo di cui ormai è difficile non sapere almeno qualcosa. Riguarda le accuse, prima implicite poi esplicite, fatte da Magnus Carlsen, il campione mondiale in carica e uno dei più forti scacchisti di sempre, nei confronti di Hans Niemann, diciannovenne statunitense che, dopo essere migliorato tanto in poco tempo, a inizio settembre aveva battuto Carlsen, il quale ha parlato poi degli «imbrogli negli scacchi» – non solo e non necessariamente quelli di Niemann – come di «una minaccia esistenziale» per il gioco.
Dopo un’indagine del sito Chess.com secondo cui è probabile che Niemann abbia barato in oltre cento partite giocate online, ancora resta da capire come, nella pratica, Niemann o altri possano aver barato, soprattutto in partite dal vivo.
Dato per assodato che basta uno smartphone per aiutare un discreto scacchista a battere perfino Carlsen, da qualche giorno sempre più attenzioni sono dedicate al come uno scacchista potrebbe ricevere informazioni da un complice. Senza alcuna prova concreta, e in gran parte in conseguenza di un tweet (poi cancellato) di Elon Musk, si è spesso parlato dell’eventualità – per ora non confermata in alcun modo – che Niemann o altri potrebbero essersi messi nell’ano dispositivi vibranti in grado di dare loro, in base a determinate vibrazioni, informazioni su quali mosse fare. In realtà, peraltro, dispositivi di questo tipo potrebbero essere messi anche in bocca (magari al posto di un dente) o in qualsiasi altro posto del corpo. Ma già da tempo prima delle più importanti partite dal vivo vengono fatti controlli anche con i metal detector.
Se c’è chi pensa che Niemann — che ha detto di essere disposto a giocare nudo — sia stato preso come capro espiatorio da parte di un intero sistema, tra chi si occupa di scacchi sono tuttavia in pochi a ritenere che i brogli non siano una questione da affrontare. «Sapevamo tutti che gli imbrogli erano un serio problema, sapevamo che era dilagante» ha scritto su Twitter il Gran Maestro indiano Srinath Narayanan «ma siamo stati zitti, incerti sul da farsi».
Nella pesca sportiva
In questo caso, le questioni aperte sono ben poche, almeno per quanto riguarda l’evento da cui tutto è iniziato. A inizio ottobre, sul lago Erie, negli Stati Uniti, si è scoperto infatti che Jacob Runyan e Chase Cominsky, i vincitori di un torneo con un primo premio di circa 30mila dollari e due pescatori sportivi in grande ascesa, avevano barato.
Per far pesare di più i loro pesci – e vincere quindi la gara – Runyan e Cominsky li avevano riempiti con piombi da pesca e pezzi di altri pesci. «Negli ultimi anni la tecnologia e l’aumento dei premi ha reso la pesca sportiva ancora più competitiva, e quindi anche più incline agli imbrogli», ha detto al New York Times un esperto di pesca sportiva. Dopo questo scandalo molti profani della pesca sportiva hanno avuto modo di scoprire inoltre che non è inconsueto, per provare a verificare la sincerità dei pescatori, sottoporli ad analisi di stress vocale e test del poligrafo.
Sembra inoltre che sia successo in altre gare che qualcuno abbia “pescato” pesci congelati o preventivamente nascosti, talvolta anche sott’acqua. O che altri ancora abbiano tentato di modificare strumenti usati per pesare o misurare i pesci.
Nel poker
Quest’altro caso è invece parecchio simile a quello da cui è partito tutto il clamore relativo agli scacchi. Perché riguarda una partita dal vivo e una giocatrice accusata, per ora senza conferme o prove fattuali, di giocare conoscendo le carte di un avversario. Rispetto agli scacchi il poker è inoltre un gioco a informazione imperfetta, in cui sapere quali carte ha un avversario permette di sapere tutto quel che c’è da sapere per vincere.
La partita di Texas hold ‘em in questione è di fine settembre, giocata in un casinò californiano e trasmessa online con commento in diretta. A essere accusata di aver barato è Robbi Jade Lew, sorprendente vincitrice di una mano da oltre 250mila dollari a danno di Garrett Adelstein, considerato un giocatore molto più esperto di lei. Seppur non sia proprio una debuttante, Lew, che fino a qualche anno fa lavorava come account manager per un’azienda farmaceutica, è infatti molto meno avvezza a partite di quel livello.
Come ha scritto il Wall Street Journal, per vincere Lew ha fatto qualcosa che «probabilmente non fareste giocando a poker in veranda coi vostri cugini» e che soprattutto è «una scelta folle a quei livelli». Nella sua approfondita analisi della partita, Jason Owens ha spiegato che Lew era arrivata a trovarsi in una situazione in cui l’unica cosa sensata da fare era «lasciare la mano, congratularsi con l’avversario e tenersi le fiches per le mani successive», e che invece «dopo averci pensato circa novanta secondi» e dopo aver guardato più volte le sue carte «ha fatto l’impensabile».
La tesi di Adelstein e di chi come lui crede che l’azzardo di Lew si spieghi con l’imbroglio, è che Lew avesse addosso un qualche tipo di dispositivo che, vibrando, le comunicava quando aveva una mano migliore di altri, in questo caso specifico una mano migliore rispetto a lui. Il video della mano in questione è stato molto visto, analizzato e dibattuto: per quanto è insolita, a chi conosce le regole, la scelta di Lew; per lo stupore di chi commenta (che a un certo punto, nel provare a motivare una scelta di Lew, ipotizza addirittura che le carte mostrate in grafica siano sbagliate); e infine per lo sbigottimento con cui Adelstein reagisce una volta che le carte vengono scoperte, e per il modo non propriamente amichevole, e per lui insolito, con cui inizia a fissare Lew.
La questione si è complicata ulteriormente dopo che entrambi si sono accusati a vicenda con resoconti differenti di quanto si sarebbero poi detti a telecamere spente, e ancor più dopo che Lew ha restituito a Adelstein metà dei soldi vinti, pur negando tuttavia di aver barato e invitandolo anzi a una sorta di rivincita.
Anche nel caso di Lew non ci sono tuttavia prove concrete del fatto che indossasse qualcosa a cui un ipotetico complice mandava segnali, magari dopo aver avuto accesso al sistema RFID usato per identificare le carte tramite radiofrequenze, così da poterle mostrare in grafica agli spettatori. Anche in questo caso, così come per quello di Niemann, sono in corso indagini interne perché, come ha scritto Owens, al momento non c’è modo di dire se Lew ha barato o se «semplicemente ha fatto una sconcertante giocata da pokerista amatoriale messa sotto pressione, e alla fine le è andata bene».
In ogni caso, l’unica accusa al momento data per certa in relazione alla partita di Lew ed Adelstein riguarda il fatto che qualcuno ne ha approfittato per rubare dal piatto di Lew fiche per un valore di 15mila dollari.
Nella danza irlandese
Rispetto ai casi precedenti, è molto più semplice quel che è successo nella danza irlandese competitiva, nello specifico nel tipo di danza regolato dall’organizzazione An Coimisiún Le Rincí Gaelacha (CLRG), che esiste dal 1927, ha paesi membri in ogni continente e organizza le principali competizioni mondiali della disciplina, a cui da qualche tempo partecipano sempre più persone senza legami familiari con l’Irlanda.
In breve, da qualche giorno si parla dei forti sospetti sul fatto che sia in Irlanda che all’estero esistesse un articolato sistema per influenzare in vari modi – non necessariamente attraverso i soldi – i giudici delle gare. È stato scritto perfino che, almeno in un caso, ci sarebbe stata l’offerta di un favore sessuale.
Layla Healy, ex campionessa mondiale giovanile, ha detto a un’emittente irlandese che “favore” è una «grande, grande parola» che viene ripetuta spesso e con molti significati «nei contesti competitivi della danza irlandese». In un articolo sulla faccenda il Guardian ha parlato di un sistema con «un codice di omertà che ricorda Il padrino».
A inizio ottobre la CLRG ha fatto sapere di aver ricevuto accuse dettagliate e che ha assunto un ex giudice di Corte d’appello per condurre una indagine interna: «Sarà un processo arduo e difficile, ma i comportamenti gravi e immorali saranno eliminati», ha scritto.
Gli altri casi famosi
È probabile che di questi ultimi tre scandali si sia parlato anche in conseguenza dello scandalo che riguarda gli scacchi, che per rilevanza della pratica, importanza dei protagonisti e peculiarità delle questioni in gioco resta senza dubbio il più importante. Almeno in parte, c’entra insomma quel meccanismo per cui dopo una grande notizia di un certo tipo altre notizie simili, anche se minori, trovano maggior spazio del solito.
Ognuno di questi casi è però a suo modo curioso, inconsueto e significativo. Oltre che ennesima riprova che ovunque, anche nello sport, se c’è spazio e modo per tentare di barare, è molto probabile che qualcuno proverà a farlo. A maggior ragione se ci sono soldi in ballo: per scacchi, poker e pesca sportiva si tratta di contesti che ai massimi livelli arrivano a fruttare centinaia di migliaia di dollari. E anche nella danza irlandese competitiva, dove girano meno soldi e dove le accuse non sembrano al momento implicarne, ci sono comunque interessi di vario genere, a partire dal fatto che le scuole di danza più vincenti e affermate possono permettersi di far pagare di più ai loro iscritti.
Molto più in generale, comunque, è praticamente impossibile trovare sport che non siano stati toccati da scandali, brogli e truffe. È successo e succede, anzitutto, negli sport basati su voti dati da giudici. È successo in quegli sport in cui si deve in qualche modo arrivare da un punto a un altro: come quei ciclisti che al primo Giro d’Italia presero un treno per finire prima una tappa, come il fantino accusato di aver sfruttato la nebbia per prendere (insieme col cavallo) una scorciatoia in un ippodromo, e come la maratoneta che vinse la maratona di Boston del 1980 dopo averne corso giusto l’ultimo miglio.
Altri casi ancora riguardano l’intercettazione di conversazioni degli avversari o l’osservazione non consentita dei loro allenamenti o delle loro discussioni tattiche.
Senza andare a guardare i casi di doping — compresi quelli di-squadra, di-sistema e perfino di-stato — e quelli di corruzione o intimidazione di arbitri o avversari, c’è inoltre tutto un filone di truffe sportive legate alla manomissione delle attrezzature, talvolta chiamato “doping degli oggetti”. Nel ciclismo, si è parlato per esempio di piccoli motori nascosti nei telai da corsa; nel pugilato c’è stato almeno un caso di pugile che tolse l’imbottitura interna dei suoi guantoni per metterci del gesso; nel cricket, nel football americano e nel baseball ci sono varie storie di mazze o palle alleggerite, sgonfiate, sostituite o modificate per avvantaggiare qualcuno e svantaggiare qualcun altro.
Nel baseball si è parlato in questi giorni di un caso in cui un arbitro ha dovuto controllare le orecchie di un giocatore, per accertarsi che su quelle orecchie non ci fosse una qualche sostanza che, se messa sulla pallina, ne avrebbe potuto influenzare il moto.
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I casi possibili sono insomma moltissimi, tutto questo senza contare quelli in cui qualche atleta o squadra ha probabilmente barato senza farsi scoprire. A seconda degli sport, dei contesti culturali, dei momenti storici e del tipo di frode, entrano in gioco molte variabili sul modo in cui si valutano, giudicano e sanzionano i modi di barare, e su come e quando gli imbrogli diventino oggetto di giustizia non solamente sportiva.
Certe furbizie, in certi sport – spesso in quelli di squadra – sono spesso perdonate, talvolta quasi elevate a manifestazione di estro e creatività. Sebbene si tenda a premiare il “fair play”, in tante situazioni il limite tra l’inganno e la furbizia è sottile.
Al contrario, certi sotterfugi e certe stratagemmi sono considerati invece una macchia praticamente indelebile in qualche sport e al contrario perdonati o giustificati, almeno la prima volta o quantomeno a determinate condizioni, in altri.
Nel caso di pratiche o sport “minori” ci si può chiedere inoltre se parlarne in relazione a scandali o truffe faccia solo male, o se invece possa fare anche un po’ di bene: in altre parole, se tutte le attenzioni e le curiosità dedicate in queste settimane agli scacchi siano per forza di cose un problema o, magari, anche un’opportunità. Perché è comunque un modo di parlarne e perché, come notato spesso, niente più di un grande scandalo permette di riscrivere certe regole e rivedere determinate situazioni.
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