La torre israeliana che ricorda un po’ l’Occhio di Sauron
È quella della centrale solare di Ashalim, nel deserto del Negev, che per molti abitanti della zona ha una presenza piuttosto ingombrante
Nel deserto del Negev, un centinaio di chilometri a sud di Gerusalemme, in Israele, c’è una centrale termica a concentrazione solare che è considerata da alcuni un’importante risorsa per la produzione di energia rinnovabile e da altri uno spreco di denaro, ma anche un serio problema per il paesaggio. La sua torre centrale è alta più di 240 metri ed è difficile da non notare, soprattutto per via del riflesso che emana dalla sua sommità: motivo per cui è stata paragonata in varie occasioni al cosiddetto Occhio di Sauron, la specie di occhio infuocato che incarna Sauron, l’antagonista nella celebre trilogia del Signore degli Anelli.
Questo impianto solare sorge vicino a un piccolo insediamento ebraico di circa 750 abitanti che si chiama Ashalim e occupa una superficie totale di 3 chilometri quadrati. Completata nel 2019, la centrale di Ashalim è stata costruita dal consorzio internazionale Megalim Solar Power, che lo gestisce ancora oggi, e genera elettricità sufficiente per decine di migliaia di abitazioni.
Di notte non è attiva, ma entra in funzione ogni mattina all’alba, quando i 50mila specchi che sono posizionati attorno alla torre centrale cominciano a riflettere i raggi solari verso la torre stessa, che contiene acqua. I raggi concentrati sulla torre permettono la produzione di vapore, che a sua volta fa muovere le turbine per la produzione dell’energia elettrica.
La torre della centrale è uno degli edifici più alti di Israele e una tra quelle più alte negli impianti di questo tipo, che sono una trentina al mondo e si trovano anche negli Stati Uniti, in Cina, in Spagna e negli Emirati Arabi Uniti. Il problema è che la sua luce riflessa crea un forte riverbero che la rende visibile a decine di chilometri di distanza, dando fastidio a chi ci vive, si trova nei paraggi o finisca per guardarla direttamente.
Come ha raccontato il New York Times, può inoltre sembrare un grattacielo uscito da un racconto distopico, una specie di edificio sinistro e ingombrante in mezzo alle greggi di animali sparsi in una zona che altrimenti sarebbe quasi del tutto desertica.
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Già nel 2018, prima che l’impianto fosse operativo, molti avevano commentato con una certa perplessità le prime foto della torre. Sui social network alcuni utenti avevano detto che aveva un aspetto piuttosto «spaventoso» e «inquietante». Oren Shraiber, fondatore di una società di produzione video, aveva condiviso una foto della torre sul proprio profilo Facebook scrivendo che «Sauron era tornato nella Terra di Mezzo»: un riferimento al Signore degli Anelli poi rimasto in uso tra la gente del posto, che in qualche caso l’ha descritta anche come «un secondo sole» o «un faro senza il mare».
Allo stesso tempo, in un articolo del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth si citavano già le molte segnalazioni di persone che si erano lamentate di come la luce riflessa alla sommità della torre infastidisse chi guidava lungo la vicina autostrada numero 40, la principale via di collegamento tra il nord e il sud del paese.
Non tutte le persone che abitano ad Ashalim hanno un’opinione così negativa della centrale, che per alcune è invece un vanto. La sua costruzione ha peraltro favorito lo sviluppo di infrastrutture e servizi, ma anche la creazione di decine di posti di lavoro, permettendo di risollevare un po’ l’economia di una zona particolarmente remota e trascurata, ha detto al New York Times Eran Doron, il governatore della regione.
A ogni modo il progetto è stato criticato anche a livello nazionale perché il costo dell’energia che produce è più alto di quello di altri tipi di impianto fotovoltaico. L’autorità israeliana che si occupa di energia dice che nel 2014, quando era stato raggiunto l’accordo con il governo per la costruzione della centrale, fu stabilito un prezzo per l’energia piuttosto conveniente: nel tempo tuttavia questo prezzo (l’equivalente di circa 23 centesimi di euro per kilowattora) diventò meno favorevole rispetto a quello garantito da impianti fotovoltaici classici, che trasformano la luce solare in energia elettrica senza il bisogno di specchi e acqua.
Altri abitanti della zona hanno segnalato inoltre che i raggi del sole riflessi dalla torre uccidono regolarmente gli uccelli che vengono attirati dalla sua luce, un problema che è stato riscontrato anche in altri impianti di questo tipo, come quello di Ivanpah, nel deserto del Mojave, in California.
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