L’importanza delle ricerche scientifiche strambe
Dai loro risultati derivano importanti scoperte e spunti per nuovi e imprevisti studi, come ci ricordano i premi Ig Nobel, molto più seri di quanto possa sembrare
Come ogni anno in questo periodo, si è da poco conclusa la settimana in cui vengono annunciati i Nobel, tra i premi più ambiti per la ricerca scientifica e non solo. I premiati di quest’anno hanno dimostrato importanti caratteristiche della meccanica quantistica, scoperto modi per produrre più facilmente alcune molecole, stimato il nostro grado di parentela con i Neanderthal e scritto romanzi autobiografici molto apprezzati, solo per citarne alcuni. Le loro attività sono state prese molto sul serio, a differenza di quelle presentate appena un mese prima nell’ambito degli Ig Nobel, i premi attribuiti con una buona dose di umorismo alle ricerche più bizzarre e insolite. Eppure anche questi ultimi meriterebbero di essere presi più seriamente, a cominciare dai mezzi di comunicazione.
Gli Ig Nobel (da un gioco di parole con il termine inglese “ignoble”, cioè ignobile) furono ideati all’inizio degli anni Novanta dalla rivista umoristica statunitense Annals of Improbable Research, che pubblica un misto di articoli scientifici reali, ma molto strani e insoliti, e altri di pura fantasia e a scopo umoristico, come un’analisi della comparazione tra pere e mele.
Proprio come i Nobel, gli Ig Nobel vengono annunciati ogni anno alla fine dell’estate e poi consegnati con una cerimonia presso l’Università di Harvard. Le persone premiate hanno infine la possibilità di presentare, più seriamente di quanto si potrebbe immaginare, il frutto delle loro ricerche in alcune conferenze di solito molto partecipate. I premi sono infatti assegnati a gruppi di ricerca reali che hanno ottenuto risultati insoliti o fuori dal comune, apparentemente inutili, ma che talvolta negli anni si rivelano essenziali per qualche altra importante scoperta.
Come dice l’organizzazione, gli Ig Nobel hanno lo scopo di «rendere onore ai risultati che prima fanno ridere le persone, e che poi le fanno pensare». Lo scopo non è mettere in ridicolo la scienza, come spiegano i responsabili del premio: «I buoni risultati possono anche essere strambi, divertenti o perfino assurdi. […] Molta buona scienza viene attaccata per il suo essere assurda. Molta cattiva scienza viene celebrata nonostante sia assurda».
L’Ig Nobel di quest’anno dedicato all’ingegneria è stato per esempio assegnato al giapponese Gen Matsuzaki, un ricercatore di design industriale che nel 1999 aveva pubblicato uno studio sui pomelli per aprire le porte, azionare i rubinetti o regolare il volume dei dispositivi audio. Per la propria ricerca, aveva filmato una trentina di volontari che provavano ad aprire porte con 47 diversi tipi di pomelli.
Insieme al proprio gruppo di ricerca, Gen Matsuzaki aveva rilevato che per ruotare un pomello con un diametro superiore a un centimetro sono solitamente necessarie tre dita, mentre ne servono almeno quattro per pomelli con diametro superiore a 2,5 centimetri e cinque se il diametro raggiunge i 5 centimetri. La ricerca segnalava inoltre come fosse sostanzialmente impossibile ruotare un pomello di piccolo diametro con tutte e cinque le dita.
Negli oltre 20 anni dalla pubblicazione, non si può escludere che lo studio abbia ispirato qualche designer nella fase di progettazione di un comando per un dispositivo audio o di un rubinetto, ma Gen Matsuzaki potrebbe non saperlo mai, anche perché da qualche anno ha abbandonato quell’ambito di ricerca per dedicarsi ai manici degli ombrelli e a quelli delle borse. Le analisi su come utilizziamo gli oggetti possono apparire banali e scontate, ma in realtà si rivelano utili per svilupparne di più ergonomici, per esempio con caratteristiche tali da essere utilizzati più facilmente da persone con particolari disabilità.
Sempre quest’anno l’Ig Nobel per la fisica è stato assegnato a Frank Fish e al suo gruppo di ricerca presso la West Chester University (Stati Uniti), che si sono chiesti come mai gli anatroccoli nuotino in fila per uno. Fish ha costruito una papera meccanica e ha poi fatto in modo che un gruppo di anatroccoli la seguissero in una vasca, per avere un ambiente controllato in cui svolgere gli esperimenti. Dallo studio è emerso che nuotare in fila riduce il consumo di energia per gli anatroccoli e in particolare per quelli in coda, che beneficiano della scia lasciata dai loro compagni più avanti.
L’Ig Nobel per l’economia è stato invece assegnato a un gruppo di ricercatori italiani, che nel 2018 aveva pubblicato uno studio con valutazioni sul ruolo del caso nel successo e nei fallimenti professionali. Dalla loro analisi era emerso che «anche se è vero che un certo grado di talento è necessario per avere successo nella vita, quasi mai le persone più talentuose raggiungono i più alti livelli di successo».
Il contesto scherzoso in cui vengono assegnati gli Ig Nobel porta spesso a sottovalutare l’importanza delle ricerche scientifiche premiate, anche a causa di come vengono raccontate dalla stampa generalista. Nei titoli e negli articoli viene privilegiato l’aspetto curioso e divertente delle ricerche, trasmettendo l’impressione che gli studi premiati siano sostanzialmente inutili e perfino uno spreco di risorse che non porta a nulla. In realtà, una parte importante della ricerca scientifica avviene per espandere le conoscenze in determinati ambiti e senza perseguire necessariamente applicazioni pratiche. Queste arrivano di solito in un secondo momento, nell’ambito di un processo lungo e spesso molto accidentato.
Nel 2000, il fisico Andre Geim vinse con Michael Berry l’Ig Nobel per la fisica grazie a una ricerca con la quale avevano dimostrato la possibilità di far levitare magneticamente una rana. Qualche anno dopo, lasciate perdere le rane, Geim dimostrò le proprie capacità vincendo il Nobel per la fisica per le ricerche sul grafene, un materiale dalle enormi potenzialità grazie alla sua grande resistenza e flessibilità.
Un altro Ig Nobel, questa volta per la biologia, fu assegnato nel 2006 per avere dimostrato che le femmine di Anopheles gambiae, zanzare responsabili della trasmissione della malaria, sono attratte allo stesso modo dall’odore del Limburger – un particolare formaggio prodotto tra Germania, Belgio e Paesi Bassi – e da quello dei piedi degli esseri umani. Lo studio portò in seguito alla sperimentazione di alcune trappole per le zanzare, realizzate utilizzando il formaggio come esca, per distogliere la loro attenzione dagli esseri umani e riducendo in questo modo il rischio di essere infettati.