Il piano del governo per limitare gli sprechi di acqua
Vale quasi 4 miliardi di euro e punta a ridurre ingenti perdite dalle reti idriche, che sono vecchie e spesso mal gestite
Il governo ha stanziato 3,9 miliardi di euro per finanziare diversi interventi per ridurre gli sprechi di acqua, un problema che negli ultimi mesi è stato evidente e grave per via della siccità che ha interessato soprattutto le regioni del Nord Italia. Il piano del governo prevede l’estensione e la sistemazione delle reti idriche, cioè delle condutture che portano l’acqua in case e aziende, la messa in sicurezza dei canali che servono per portare l’acqua nei campi, e infine la costruzione di nuove dighe e bacini artificiali per conservare l’acqua in vista dei periodi di carenza.
Gli interventi sono stati definiti negli ultimi mesi e sono stati finanziati per 1 miliardo di euro con risorse economiche dello Stato e per 2,9 miliardi con investimenti previsti dal PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Il 60 per cento dei soldi, circa 2,3 miliardi di euro, sarà destinato alle regioni del Sud, dove le condizioni delle reti idriche sono peggiori a causa della scarsa manutenzione e dei mancati investimenti degli ultimi decenni.
La scarsa attenzione alla gestione delle reti idriche è un problema che negli ultimi anni è stato piuttosto sottovalutato perché spesso le perdite sono tante e non evidenti: anche quando la dispersione è molto alta, l’acqua viene per lo più assorbita dal terreno, nei campi e nei centri abitati. Questo è il motivo per cui è complicato discutere della tutela dell’acqua rispetto ad altri temi ambientali più noti: la rete idrica è sotterranea, invisibile, e le conseguenze della gestione approssimativa emergono soltanto quando i danni sono rilevanti.
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Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, nel 2020 in Italia sono andati dispersi complessivamente 900 milioni di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete, con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi. Le perdite sono riconducibili principalmente al fatto che le reti sono vecchie e spesso gestite male, con pochi interventi di manutenzione.
In molti comuni capoluogo si spreca oltre il 50 per cento dell’acqua che viene immessa nella rete. La regione con i dati peggiori è l’Abruzzo: nel 2020 a Chieti, il comune capoluogo con la dispersione più alta, per ogni cento litri immessi nella rete di distribuzione, 71,7 non sono arrivati nelle case. A Pescara la dispersione idrica è al 58,9 per cento e anche L’Aquila è oltre il 50 per cento (per la precisione al 50,7 per cento). Ma le percentuali di dispersione idrica sono significative anche a Latina, nel Lazio, a Belluno in Veneto, a Siracusa in Sicilia.
Non è semplice capire dove finisce l’acqua sprecata. Quando la percentuale di dispersione è così alta, significa che i problemi riguardano la maggior parte della rete idrica. In presenza di un guasto grave si possono creare pozzanghere nelle strade, e nel peggiore dei casi, quando collassa una grande tubatura, si può verificare un temporaneo allagamento.
I risultati dell’indagine di ISTAT sono piuttosto evidenti, ma vanno interpretati con qualche cautela.
Innanzitutto sono relativi soltanto ai capoluoghi e non a tutti i comuni, dove la situazione può essere anche peggiore. Inoltre c’è da considerare che la dispersione idrica si riferisce all’acqua misurata dai contatori, che hanno un alto livello di affidabilità solo con portate elevate e flussi continui. Nelle case, per esempio, i contatori sono solitamente poco precisi perché spesso vecchi: ci possono essere errori di misurazione che rischiano di sovrastimare o sottostimare la dispersione idrica in un intero territorio. L’ISTAT spiega che gli errori di misura possono arrivare mediamente fino al 3 per cento delle perdite, una stima che varia molto nelle diverse province.
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Nel piano del ministero si possono trovare le schede che mostrano tutti gli interventi finanziati. I progetti sono quasi 200 in tutta Italia: il 44 per cento degli interventi riguarda il potenziamento della rete idrica, il 41 per cento l’adeguamento e la manutenzione della rete esistente, il 10 per cento la messa in sicurezza dal punto di vista sismico, mentre il restante 5 per cento la costruzione di nuovi bacini. In totale saranno costruiti quasi mille chilometri di nuove condotte.
Nelle regioni del Sud verranno finanziati 53 interventi con un importo medio di oltre 19 milioni di euro, nelle regioni del Centro sono previsti 32 interventi per un importo medio di quasi 10 milioni di euro, nel Nord 39 interventi con un importo medio di quasi 18 milioni di euro.