È passato il momento dell’hip hop?
Il successo di altri generi e l’ampliamento del pubblico che ascolta musica in streaming potrebbero spiegare un lieve calo di popolarità negli Stati Uniti
Negli ultimi due decenni la popolarità dell’hip hop, nato nel Bronx negli anni Settanta e diventato un fenomeno di massa negli anni Novanta, è straordinariamente cresciuta negli Stati Uniti e nel mondo. È avvenuto in parte grazie al successo trasversale di musicisti come Jay-Z, Drake, Kanye West e Nicki Minaj, e in generale grazie alla capacità di molti rapper di accrescere il proprio seguito attraverso piattaforme digitali di distribuzione e promozione della musica.
Nel 2017, secondo un rapporto della società di servizi statistici Nielsen, l’hip hop e l’R&B – uno dei generi più influenzati dall’hip-hop a partire dagli anni Duemila – superarono negli Stati Uniti il rock per la prima volta, diventando la musica più ascoltata in assoluto. Lo sono ancora oggi, ma una recente riduzione delle quote di mercato e una flessione nel successo dei singoli e dei dischi hanno indotto alcuni analisti a chiedersi se non si tratti di una tendenza stabile: in altre parole, se siano finiti gli anni del grande successo dell’hip hop.
Al momento è un fenomeno attestato da dati riferiti al mercato statunitense e non ad altri contesti, inclusa l’Italia, in cui l’hip hop e sottogeneri come il trap sono invece stabilmente tra i più popolari in assoluto, specialmente tra i più giovani. Ma le ipotesi formulate per spiegare questa tendenza statunitense – successi di altri generi, nuovo pubblico che ascolta musica in streaming, variazioni nei criteri di classificazione – sono utili a comprendere in generale la fluidità attuale del mercato della musica e i tipi di condizionamenti a cui quel mercato è continuamente esposto.
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Nel 2022 soltanto dieci dischi rap sono stati in prima posizione nella classifica settimanale della rivista Billboard, basata sul volume di vendite negli Stati Uniti. Nel 2021 i dischi rap in prima posizione furono 15, e sia nel 2020 che nel 2019 furono 17. Quest’anno i dischi rap sono stati in prima posizione, complessivamente, per 11 settimane: due anni fa ci rimasero per 23 settimane. E una tendenza simile a questa è riscontrabile anche nella classifica dei singoli.
Secondo un recente rapporto (pdf) della società Luminate, che fornisce i dati sulle vendite della musica a case discografiche, rivenditori e vari addetti ai lavori (inclusa Billboard), il genere hip hop/R&B è il più popolare negli Stati Uniti e ha una quota di mercato del 27,6 per cento. È un dato che comprende volumi di streaming, vendite di dischi e download delle canzoni, e attesta sia la già nota e straordinaria crescita della quota dell’hip hop/R&B rispetto al 2015 (18 per cento), sia una lieve ma progressiva riduzione rispetto al 2020 (30 per cento) e al 2021 (29 per cento).
Altri generi come la musica latina, il country, il pop e il rock hanno subìto variazioni meno evidenti, negli ultimi due anni, e le più significative sono state verso l’alto. Il grande successo – anche internazionale – di musicisti latini come Bad Bunny e Rosalía è peraltro giudicato dagli addetti una delle possibili ragioni, tra altre, della lieve flessione dell’hip hop/R&B. Ed è stato interpretato anche in relazione ad altri fenomeni che, nel complesso, potrebbero spiegare perché l’hip hop – pur rimanendo il genere più ascoltato negli Stati Uniti – appaia oggi un po’ meno dominante che nel recente passato.
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In un articolo in cui si è mantenuto comunque piuttosto cauto riguardo all’ipotesi che la contrazione recente nel mercato dell’hip hop sia destinata a durare, il Wall Street Journal ha definito come fattori probabilmente rilevanti l’assenza di nuovi fenomeni del rap, la scarsa capacità di innovazione da parte dei musicisti più affermati e la morte di rapper promettenti come Juice WRLD, Pop Smoke e XXXTentacion.
La tendenza potrebbe tuttavia essere mitigata dalle uscite di nuovi dischi previste in questo autunno, come quelli di Lil Baby e Metro Boomin. E un miglioramento generale dei dati relativi all’hip hop/R&B potrebbe provenire nel prossimo futuro da possibili nuovi dischi degli artisti più famosi e influenti, come Beyoncé, Travis Scott, SZA, Frank Ocean e Rihanna.
Secondo alcuni analisti citati dal Wall Street Journal, il lieve calo di popolarità dell’hip hop sarebbe da attribuire in parte a un rallentamento della crescita complessiva dei ricavi dell’industria discografica negli Stati Uniti rispetto al 2021. E in generale c’entra anche una certa difficoltà della musica nuova a diventare dominante ed emergere all’interno di un’offerta culturale e di un mercato dell’intrattenimento in cui competono sempre di più anche i videogiochi e TikTok.
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Un’altra ipotesi suggerita dagli analisti è un ampliamento demografico del pubblico che ascolta musica in streaming negli Stati Uniti. Come spiegato da Rob Jonas, amministratore delegato di Luminate, sia i musicisti che il pubblico dell’hip hop/R&B furono tra i primi ad adattarsi al mercato digitale e ai nuovi mezzi di distribuzione e di ascolto della musica. E questo ha generato a lungo un vantaggio in termini di quote di mercato nello streaming, che però negli ultimi due anni si è ridotto.
Una delle possibili ragioni è che le fasce più giovani oggi incontrano spesso musica meno recente su popolari piattaforme come TikTok. E l’altra è che negli ultimi anni è aumentato il pubblico che ascolta musica in streaming: negli Stati Uniti oggi ne fanno parte, rispetto a prima, più persone anziane e più persone la cui prima lingua non è l’inglese.
Il primo aspetto spiegherebbe anche la crescita del country e in particolare il successo di Morgan Wallen, giovane cantautore del Tennessee che acquisì notorietà nel 2014 dopo aver partecipato al talent show The Voice. E il secondo aspetto – l’aumento del pubblico di lingua non inglese – spiegherebbe in parte il successo dilagante del portoricano Bad Bunny, che nonostante sia un rapper è classificato come musica latina per il fatto che canta in spagnolo.
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Un altro fattore descritto dagli esperti come potenzialmente rilevante, per spiegare il progressivo calo dell’hip hop e dell’R&B nelle classifiche dei dischi più venduti, è una significativa modifica dei criteri utilizzati da Billboard per compilarle a partire dal 2020. Da allora, non sono infatti più tenute in considerazione le vendite che oltre al disco o al download digitale comprendano biglietti per i concerti o prodotti di merchandising come magliette o altri capi di abbigliamento. Si stima che circa la metà delle vendite di dischi primi in classifica durante i primi otto mesi del 2019 fossero relative a “pacchetti” di questo tipo.