Anche Livorno non vuole un nuovo rigassificatore
Ne ospita già uno e tra tre anni potrebbe ricevere anche quello di Piombino, ma il sindaco ha detto che si opporrà
Durante la conferenza dei servizi che si è tenuta venerdì a Firenze, la SNAM (Società nazionale metanodotti) ha assicurato che il rigassificatore di Piombino non rimarrà nel porto per più di tre anni e che successivamente non sarà installato nel mare al largo della città toscana e nemmeno nel golfo di Follonica, poco distante. Le rassicurazioni della società che gestisce la rete nazionale del gas sono state accolte con soddisfazione dal sindaco di Piombino e dai comitati che da mesi si oppongono all’installazione di un rigassificatore in porto. Ma l’incertezza sulla destinazione dell’impianto e alcune indiscrezioni hanno suscitato un certo timore tra i sindaci di altre località toscane, in particolare Livorno che ospita già un rigassificatore in mare, ormeggiato a 22 chilometri dalla costa.
Del rigassificatore di Piombino si era iniziato a parlare nei primi giorni di aprile in seguito ad alcune dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che avevano spiazzato le amministrazioni locali, non ancora aggiornate sui dettagli dell’operazione e sulle complicazioni nella realizzazione dell’intero progetto. In seguito alle proteste, soprattutto dell’amministrazione di Piombino, il 9 giugno il governo aveva deciso di nominare commissario il presidente della Regione, Eugenio Giani, in modo da sveltire la fase delle autorizzazioni.
Il rigassificatore è in sostanza una grande nave, la Golar Tundra, lunga 300 metri e larga 40. È una FSRU, che sta per “floating storage and regasification unit” (ovvero “unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione”): serve per riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto, in sigla GNL o LNG. La Golar Tundra può immettere nella rete fino a 5 miliardi di metri cubi di gas in un anno, una quantità che consentirebbe di ridurre in modo significativo gli acquisti di gas dalla Russia.
I rigassificatori vengono definiti onshore se posizionati sulla terraferma, e offshore se installati in mare, collegati alla rete con un gasdotto.
Al momento in Italia ce ne sono tre: il più grande è il Terminale GNL Adriatico ed è un impianto offshore, un’isola artificiale che si trova in mare al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo; ha una capacità di produzione annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas. Il secondo rigassificatore in funzione è invece una struttura onshore, cioè sulla terraferma: si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia e ha una capacità di trattamento di 3,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
Nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, c’è un rigassificatore offshore: è una nave metaniera che è stata modificata e ancorata in modo permanente al fondale e immette gas in rete dal 2013. Ha una capacità di trattamento annuale di 3,75 miliardi di metri cubi.
A Piombino si è scelta una soluzione ibrida, con una nave attraccata al porto, principalmente per via dei tempi ristretti: SNAM e il governo vorrebbero metterla in funzione entro la primavera del prossimo anno.
La nave verrebbe installata accanto alla banchina est del porto, realizzata per l’approdo e lo smontaggio del relitto della Costa Concordia, poi dirottato a Genova. La necessità di trovare nuove forniture di gas in tempi brevi per sostituire quello proveniente dalla Russia ha portato il governo a fare tutto molto in fretta: non verrà fatta la valutazione di impatto ambientale (VIA) e molti passaggi tecnici saranno molto veloci o non sono proprio previsti.
Nelle ultime settimane i tentativi di SNAM di rassicurare la popolazione sulla sicurezza dell’impianto sono stati vani. Già da luglio Elio Ruggeri, amministratore di SNAM FSRU Italia e responsabile del progetto, in un’intervista al Tirreno aveva assicurato che non ci sarà alcun problema di sicurezza. Gli incidenti, lo dicono i dati, sono molto rari. «È un’attività iper-testata, iper-sicura, iper-controllata», ha detto. «Non ci sono rischi non controllati né per l’ambiente, né per il territorio, né tanto meno per la popolazione, altrimenti non lo avremmo neanche proposto».
La sfiducia degli abitanti nei confronti delle istituzioni ha coinvolto da subito anche SNAM che ha presentato un’istanza per 25 anni, nonostante le rassicurazioni sul fatto che la nave rimarrà in porto per soli 3 anni.
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Al termine della conferenza stampa di venerdì, Giani ha detto che SNAM ha messo a verbale che la nave rigassificatrice Golar Tundra non rimarrà nel porto di Piombino per più di tre anni e che la piattaforma offshore, a cui sarà ormeggiata successivamente e la cui localizzazione non è stata decisa, non sarà installata né davanti alla città di Piombino né di fronte al golfo di Follonica. Tra le altre cose, nei giorni scorsi SNAM aveva assicurato che la presenza del rigassificatore in porto non avrebbe avuto conseguenze per le attività portuali.
SNAM comunicherà la collocazione definitiva del rigassificatore in mare entro il 21 ottobre. Una delle ipotesi fatte negli ultimi giorni riguarda Livorno e prevede l’ormeggio della Golar Tundra vicino all’attuale rigassificatore. È un’eventualità che non piace al sindaco di Livorno Luca Salvetti. «Premesso che le indiscrezioni e i rumors non fanno testo», ha detto a Repubblica Firenze, «noi non abbiamo ricevuto né un’indicazione né un coinvolgimento né una richiesta di valutazione da parte di nessuno sul tema, noi siamo pronti ad andare a dire che questo territorio ha già una struttura per la rigassificazione. Noi da questo punto di vista abbiamo già dato».
L’installazione in mare comporta costi molto più alti e difficoltà tecniche rispetto all’ormeggio in porto. Il rigassificatore va collegato alla rete di distribuzione del gas e per questo è necessario individuare un luogo adatto per far passare i tubi. SNAM è al lavoro per trovare il punto migliore, ma l’estesa opposizione a questi impianti portata avanti da comitati e in alcuni casi dalle amministrazioni locali rischia di complicare i piani.
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