Quando si accenderanno i termosifoni in Italia, zona per zona
Il nuovo piano per ridurre il consumo di gas accorcerà di 15 giorni il periodo in cui sarà acceso il riscaldamento: una mappa per orientarsi
Giovedì il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato un piano per limitare il consumo di gas in Italia: tra le misure di maggiore impatto c’è la decisione di accorciare di 15 giorni il periodo in cui gli impianti di riscaldamento saranno accesi in quasi tutte le zone climatiche in cui è diviso il paese. In Italia ci sono sei zone climatiche che vanno dalla A alla F (qui si può vedere a quale appartiene il proprio comune di residenza), in cui sono stabilite per legge le date in cui si possono tenere accesi i termosifoni durante l’inverno, in base alle caratteristiche climatiche della zona.
In base al nuovo piano, quest’anno i termosifoni saranno attivati 8 giorni dopo la consueta data di inizio esercizio e spenti 7 giorni prima del solito. Inoltre, sarà ridotto ovunque di un’ora il periodo giornaliero di riscaldamento consentito: nella zona A – la più calda, che comprende solo le isole di Lampedusa e Linosa, e Porto Empedocle – si potranno tenere accesi i termosifoni per un massimo di 5 ore al giorno dall’8 dicembre al 7 marzo; nelle altre si va a scalare fino alla zona F, che comprende i luoghi più freddi, dove non ci saranno limitazioni.
Questa mappa mostra la distribuzione dei comuni nelle diverse zone, dalla A alla F. È stata realizzata sulla base dei riferimenti normativi e citati dal ministero della Transizione ecologica, che però hanno una serie di problemi. Per quanto riguarda la divisione in zone, infatti, il decreto rimanda a un altro decreto del 1993, aggiornato più volte negli anni successivi fino al 2016, la versione oggi in vigore. Da 2016, tuttavia, ci sono stati molti accorpamenti di comuni e cambi di nome. Nonostante questo, il ministero non ha pubblicato un elenco aggiornato dei comuni divisi per zone. In assenza di un riferimento normativo certo, le zone di molti nuovi comuni sono state ricavate attraverso l’integrazione degli elenchi del 2016, resi disponibili dall’associazione Ondata, sulla base dei criteri legati all’altezza sul livello del mare e ai gradi giorno, un’unità di misura che consiste nella somma del divario tra la temperatura ambiente esterna, fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera.
Zona A: 5 ore giornaliere dall’8 dicembre al 7 marzo;
Zona B: 7 ore giornaliere dall’8 dicembre al 23 marzo;
Zona C: 9 ore giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;
Zona D: 11 ore giornaliere dall’8 novembre al 7 aprile;
Zona E: 13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile;
Zona F: nessuna limitazione.
In tutta Italia la temperatura massima consentita per il riscaldamento sarà ridotta di 1 °C: diventerà 17 °C per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, e a 19 °C per tutti gli altri, case comprese. Le nuove limitazioni non riguarderanno ospedali, case di riposo, scuole materne, asili nido e piscine, e i comuni potranno consentire deroghe ai nuovi limiti «in presenza di situazioni climatiche particolarmente severe».
Il piano si è reso necessario a causa dell’aumento esorbitante dei prezzi dell’energia, innescato dall’invasione russa dell’Ucraina: in generale, contiene soprattutto misure che puntano a ridurre il consumo del gas usato per il riscaldamento, una delle voci con il maggiore impatto sul consumo energetico nazionale complessivo.
– Leggi anche: Il governo ha confermato le nuove norme per limitare il consumo di gas