Perché i sondaggi hanno sbagliato di così tanto nelle elezioni presidenziali brasiliane
Bolsonaro è andato molto meglio del previsto, costringendo Lula al ballottaggio: c'entrano ragioni tecniche e politiche
Al primo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute domenica in Brasile, il presidente uscente Jair Bolsonaro ha ottenuto un risultato sorprendente: ha preso il 43,2 per cento dei voti, una percentuale molto più alta di quella pronosticata dai sondaggi, e ha costretto il suo principale sfidante, l’ex presidente di sinistra e leader del Partito dei lavoratori (PT) Luiz Inácio Lula da Silva, ad andare al ballottaggio (Lula ha preso il 48,4 per cento). I sondaggi pre-elettorali davano i due molto più distanti: quello più affidabile, dell’istituto Datafolha, dava Bolsonaro al 36 per cento.
L’inaspettato risultato del primo turno potrebbe avere ora conseguenze rilevanti sull’esito del ballottaggio, il 30 ottobre, visto che Bolsonaro è considerato il candidato con più slancio, benché Lula sia ancora diversi punti avanti a lui.
Il fallimento dei sondaggi ha ragioni sia tecniche sia politiche. Tra le ragioni tecniche, hanno spiegato degli esperti a Le Monde, c’è stata «un’assenza di dati». L’ultimo censimento completo della popolazione brasiliana, su cui si basano i calcoli dei sondaggi, risale al 2010, e da allora molte cose sono cambiate: in particolare è cresciuta molto la popolazione dei cristiani evangelici, che sono in media fortissimi sostenitori di Bolsonaro, e probabilmente sono stati sottovalutati nelle rilevazioni statistiche.
Ci sono poi varie ragioni politiche: le forze di estrema destra fedeli a Bolsonaro, sostenute dal presidente, stanno portando avanti ormai da tempo una campagna di delegittimazione di varie istituzioni democratiche, come il sistema giudiziario e i media. Bolsonaro, tra le altre cose, si è rifiutato in più occasioni di assicurare che rispetterà il risultato delle elezioni e ha sostenuto che tutte le precedenti elezioni, compresa quella in cui era stato eletto, siano state truccate.
Questa campagna ha avuto conseguenze anche sui sondaggi, che sono stati definiti «bugiardi» da Bolsonaro e dai suoi perché, appunto, davano Lula in ampio vantaggio. Molti sostenitori di Bolsonaro si erano rifiutati per mesi di rispondere ai sondaggi telefonici, o avevano risposto con informazioni fuorvianti, cosa che potrebbe aver ridotto la precisione delle rilevazioni.
Allo stesso tempo, la campagna elettorale di Lula è stata piuttosto deludente: molti elettori brasiliani hanno votato Lula più che altro in opposizione all’estrema destra, e l’ex presidente non è stato in grado di suscitare gli entusiasmi che hanno spesso accompagnato quella di Bolsonaro.
Domenica in Brasile non si votava soltanto per il presidente, ma anche per eleggere 27 degli 81 senatori, tutti e 513 membri della Camera dei deputati e tutti i 27 governatori degli stati del paese. In queste elezioni il successo sorprendente di Bolsonaro è stato anche piuttosto tangibile. Il Partito Liberale di Bolsonaro è risultato il più votato sia alla Camera sia al Senato (anche se le maggioranze sono comunque complesse da raggiungere) e i suoi alleati sono riusciti a conquistare stati importanti, come quello di Rio de Janeiro.
In questo contesto, al ballottaggio Bolsonaro può presentarsi non soltanto come il candidato con più slancio, vista la recente sorpresa elettorale, ma anche come quello più stabile, perché la destra controlla già varie istituzioni e ha buone possibilità di controllare il parlamento. Lula rimane ancora avanti nei sondaggi, ma vari analisti sostengono che dovrà rivedere gran parte della sua campagna da qui al 30 ottobre, giorno del ballottaggio.