Anche le studentesse delle scuole superiori stanno protestando in Iran
Togliendosi il velo, gridando slogan contro il regime e facendo il dito medio alle immagini di Ali Khamenei, la Guida suprema
Lunedì, per il diciottesimo giorno consecutivo, in diverse città iraniane ci sono state grandi proteste per la morte di Mahsa Amini, avvenuta in un carcere di Teheran lo scorso 16 settembre. Dopo che negli ultimi giorni le manifestazioni avevano raggiunto le università, e in particolare la Sharif di Teheran, lunedì hanno partecipato alle proteste anche ragazzi delle scuole superiori, e in particolare studentesse, che hanno manifestato togliendosi il velo islamico (hijab) e cantando slogan contro il regime teocratico che governa il paese.
Following the violent crackdown unleashed on students at Tehran's Sharif University last night, many universities have witnessed protests today.
At Isfahan's University of Technology, students chant "freedom, freedom, freedom".#مهسا_امینی #MahsaAminihttps://t.co/jDOuRsMruE
— Shayan Sardarizadeh (@Shayan86) October 3, 2022
Nei video delle proteste di lunedì, pubblicati su diversi social network, si vedono centinaia di studentesse sventolare il velo e cantare cori come «morte al dittatore» e «i mullah devono andare via», in riferimento ad Ali Khamenei, la Guida suprema e figura politica e religiosa più importante dell’Iran, e al clero sciita che governa il paese.
In diverse città le studentesse hanno strappato o calpestato le immagini di Khamenei appese ai muri delle proprie scuole, e in un caso si sono fatte fotografare di spalle, senza velo, mentre mostravano il dito medio a un ritratto della Guida suprema iraniana.
The first reaction from Iran's supreme leader about protests over the death of #MahsaAmini was loaded with warnings of escalation, yet the protests themselves spread to secondary schools today with some schoolgirls making a point about how they felt towards the supreme leader. pic.twitter.com/ya2MPr15b4
— Siavash Ardalan (@BBCArdalan) October 4, 2022
A Shiraz, città del sud del paese a circa 600 chilometri da Teheran, decine di studentesse hanno bloccato il traffico di una delle strade principali sventolando il velo e gridando slogan contro Khamenei. Ci sono state altre proteste molto partecipate anche a Teheran e a Saqqez e Sanandaj, nel nord-ovest.
Sempre lunedì ci sono state le prime dichiarazioni pubbliche di Khamenei a proposito delle proteste: in un discorso tenuto durante una cerimonia per i cadetti della polizia a Teheran, Khamenei ha detto che la morte di Mahsa Amini «è un tragico incidente che ha rattristato tutti. Ma la giusta reazione non è creare insicurezza, bruciare il Corano, le moschee, le banche, le auto e togliere il velo alle donne». Ha sostenuto inoltre che le proteste sarebbero state organizzate «dagli Stati Uniti, dal falso e usurpatore regime sionista [intendendo lo stato d’Israele, ndr], da quelli che sono pagati da loro, e con l’aiuto di alcuni iraniani traditori che si trovano all’estero».
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Mahsa Amini era morta in carcere dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa in un parco di Teheran perché accusata di non indossare correttamente il velo (in Iran le donne sono obbligate per legge a indossarlo nei luoghi pubblici). Le autorità avevano sostenuto che Amini fosse poi morta per cause naturali, ma la versione del regime non aveva convinto molte persone, che hanno accusato gli agenti che l’avevano in custodia di averla picchiata fino a ucciderla.