Lula e Bolsonaro andranno al ballottaggio
Alle elezioni brasiliane il presidente uscente, di estrema destra, è andato molto meglio di come prevedevano i sondaggi
Alle elezioni presidenziali che si sono tenute domenica in Brasile nessun candidato ha ottenuto più del 50 per cento dei voti, e si andrà quindi al ballottaggio tra i due più votati: il presidente uscente Jair Bolsonaro, di estrema destra, e l’ex presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva. Lula è andato vicino alla vittoria al primo turno, e ha preso il 48,39 per cento delle preferenze, mentre Bolsonaro si è fermato al 43,23 per cento. Il ballottaggio sarà il prossimo 30 ottobre.
Prima delle elezioni i sondaggi davano Lula con un vantaggio di circa 10 punti percentuali su Bolsonaro, mentre i risultati di domenica hanno mostrato una distanza decisamente più ristretta tra i due, che potrebbe risultare importante nel ballottaggio per un’eventuale rimonta di Bolsonaro.
Lula sarebbe stato danneggiato soprattutto dagli indecisi che alla fine si sono astenuti, pur essendo il voto obbligatorio in Brasile. L’astensione è cresciuta leggermente rispetto al 2018: allora la partecipazione fu dell’80 per cento, domenica del 79.
Domenica si è votato anche per eleggere 27 degli 81 senatori, tutti i 513 membri della Camera dei deputati e tutti i 27 governatori degli stati del paese. Anche in alcuni di questi casi, Bolsonaro è andato decisamente meglio di quanto prospettavano i sondaggi: per esempio Cláudio Castro, governatore di destra dello stato di Rio de Janeiro, ha vinto al primo turno con il 58 per cento dei voti, l’11 per cento in più di quelli previsti dai sondaggi.
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Lula ha 77 anni e alle spalle una storia politica lunghissima. Fu presidente fra il 2003 e il 2007, ed è tornato ed essere eleggibile dopo l’annullamento della condanna per corruzione del 2017.
I suoi anni di presidenza furono un periodo di grande crescita economica del Brasile, caratterizzati da interventi forti ed efficaci nella lotta alla povertà e alla fame nelle fasce più povere, grazie a programmi di fondi sociali e di sostegno economico diretto come “Bolsa Familia” e “Fome Zero”. Durante la campagna elettorale ha cercato di intercettare un elettorato più conservatore per sottrarre voti a Bolsonaro, e per questo ha scelto come vice-presidente Geraldo Alckmin, ex governatore per 12 anni dello stato di San Paolo, fervente cattolico vicino all’Opus Dei.
Il buon risultato di Bolsonaro, che ha 67 anni, si deve anche alla campagna elettorale molto aggressiva che ha condotto, specialmente nelle ultime settimane, contro Lula. Lo ha accusato di essere un “ladro”, un “comunista” e un pericolo per le confessioni religiose brasiliane, e ha lungamente criticato il sistema elettorale e denunciato brogli, alimentando timori che in caso di sconfitta possa non rispettare l’esito del voto.
Bolsonaro ha inoltre riproposto i temi della sua campagna vittoriosa del 2018: forte conservatorismo sociale, attenzione sulla sicurezza, difesa dei valori cristiani tradizionali, retorica bellicosa nei confronti delle rivendicazioni delle minoranze e della presunta “ideologia gender”.
Durante i quattro anni della sua amministrazione, Bolsonaro ha abbassato le tasse per i più ricchi, ha riformato le pensioni, reso più semplice l’accesso alle armi e ridotto i budget destinati alla tutela dell’ambiente e in particolare della foresta amazzonica.
La sua presidenza è stata caratterizzata anche da numerosi scandali legati alla corruzione e da continue polemiche: Bolsonaro ha gestito in maniera assai discutibile e controversa la pandemia, in cui sono morti 685.000 brasiliani ed è stato accusato di aver sottovalutato i pericoli del coronavirus, mostrandosi scettico nei confronti dei vaccini e proponendo anche soluzioni non scientifiche.