La più grande tragedia del calcio indonesiano
Nel paese la violenza dei tifosi e della polizia è un problema da anni e le 125 persone morte sabato sono le ultime di una serie
Le violenze e la calca che si sono verificate sabato al termine di una partita di calcio nello stadio di Malang, sull’isola di Giava, in Indonesia, hanno portato a uno dei peggiori disastri legati a un evento sportivo degli ultimi cinquant’anni. Almeno 125 persone sono morte e oltre 320 sono rimaste ferite: alcune sono tuttora in gravi condizioni e si teme che altre possano morire nelle prossime ore.
Il calcio è di gran lunga lo sport più popolare in Indonesia e il campionato maggiore ha un grandissimo seguito, ma l’attaccamento delle tifoserie alle squadre sfocia in molti casi in fanatismo, episodi di violenza e scontri, anche col coinvolgimento della polizia, che solitamente avvengono fuori dagli stadi. Alcuni gravi episodi di violenza avevano causato anche diversi morti negli ultimi anni, ma mai in modo paragonabile a quello che è successo sabato.
At least 125 people died in a stampede at a soccer stadium in Indonesia after police tried to quell violence on the pitch. https://t.co/zyh13g0G0m pic.twitter.com/EPbsBdSIhr
— Reuters (@Reuters) October 2, 2022
Allo stadio di Malang sabato sera si giocava una partita tra l’Arema FC, squadra di casa, e il Persebaya Surabaya. Le due squadre si considerano rivali e la partita è molto sentita dalle tifoserie, anche per la vicinanza delle due città di Malang e Surabaya, entrambe sull’isola di Giava a meno di 100 chilometri di distanza. Per evitare scontri, si era deciso di vietare la partecipazione dal vivo ai tifosi ospiti.
Al termine della partita, alcune migliaia di tifosi della squadra di casa avevano fatto irruzione in campo con violenza per lamentarsi della sconfitta, e avevano iniziato a tirare bottiglie e altri oggetti ai calciatori. Quando la polizia ha cominciato a lanciare gas lacrimogeni per disperdere la folla, le persone che si trovavano sul campo hanno cominciato a fuggire in modo caotico e incontrollato: alcune decine sono morte subito, schiacciate o soffocate dalle altre che correvano, mentre molte altre sono morte in seguito, per le gravi ferite riportate. Tra loro c’erano anche diversi bambini e adolescenti. I regolamenti della FIFA, l’organo che governa il calcio mondiale, vietano alle forze dell’ordine di usare gas lacrimogeni.
Secondo le autorità allo stadio c’erano almeno 42mila persone, 4mila in più della capienza consentita, tutte verosimilmente tifose dell’Arema. Le persone in più non si erano intrufolate indebitamente, ma erano stati venduti consapevolmente più biglietti della capacità ufficiale dello stadio. Alla fine della partita l’irruzione in campo è iniziata quasi subito, mentre fuori dallo stadio stavano avvenendo violenze e scontri tra i tifosi e le forze dell’ordine. Sono state ribaltate, bruciate o danneggiate almeno cinque auto della polizia.
Foto e video girati all’interno dello stadio mostrano tifosi trasportare i feriti fuori dal campo, persone mentre scavalcano le recinzioni e molti corpi per terra.
Già a partire da sabato sera il campionato di calcio indonesiano è stato sospeso, e la federazione calcistica del paese ha vietato all’Arema di ospitare altre partite nel suo stadio da qui alla fine della stagione. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha ordinato al ministro dello Sport, al capo nazionale della polizia e alla federazione calcistica nazionale di iniziare un’indagine per stabilire le responsabilità negli avvenimenti di sabato. Il capo di Amnesty International Indonesia, Usman Hamid, ha detto che i membri delle forze dell’ordine che hanno violato i regolamenti dovrebbero essere processati pubblicamente.
L’Indonesia ha una lunga tradizione calcistica: nel 1938 – quando era ancora una colonia dei Paesi Bassi – fu il primo paese asiatico a qualificarsi a un Mondiale. Nonostante la grande passione per questo sport all’interno del paese, dopo non riuscì più ad arrivare a quei livelli e il calcio indonesiano si fece notare a livello internazionale solo per la sua corruzione, la cattiva gestione e le violenze.
Oggi in Indonesia – un paese di 275 milioni di abitanti, il quarto più popoloso del mondo – ci sono tifoserie organizzate, tutte piuttosto agguerrite, che contano anche centinaia di migliaia di membri, e il paese è considerato uno dei posti più pericolosi al mondo in cui assistere a una partita di calcio. Secondo Save Our Soccer, un’organizzazione che controlla il calcio locale, negli ultimi 28 anni sono morte più di 80 persone in incidenti legati a eventi calcistici, la maggior parte delle quali in scontri tra i tifosi.
Divieti di ingresso allo stadio ai tifosi ospiti, come quello che era stato imposto sabato, erano già stati usati in diverse occasioni e avevano già fallito. Nel 2016 i tifosi del Persib Bandung furono accusati della morte di un tifoso del Persija Jakarta, la squadra rivale, dopo una partita a cui non era stato permesso loro di partecipare. Un mese prima un tifoso del Persib Bandung era stato picchiato a morte dai tifosi del Persija Jakarta.
Episodi di questo genere non sono così rari in Indonesia, e anche nel 2018 il campionato fu sospeso temporaneamente dopo che un tifoso era stato ucciso da tifosi rivali in una rissa: erano sempre tifosi del Persija Jakarta e del Persib Bandung ed era la settima morte in sei anni legata a partite tra le due squadre, la cui rivalità è di gran lunga la più partecipata e violenta del campionato locale.
Nel 2019 ci furono grossi scontri anche in occasione delle partite di qualificazione per il Mondiale di quest’anno tra la nazionale indonesiana e quella malese, tra cui c’è un’accesa rivalità.
In molte occasioni le forze dell’ordine sono state accusate di essere eccessivamente violente e di attaccare per prime. Anche nei video degli scontri di sabato in campo si vedono molti agenti usare massicciamente manganelli e scudi per allontanare i tifosi, che rispondevano con quello che potevano e con altrettanta violenza. Nel 2016 la polizia fu accusata di aver ucciso un tifoso di 16 anni e ci furono giorni di grandi proteste da parte di migliaia di tifosi che chiedevano un maggiore controllo sul comportamento degli agenti.
Domenica, centinaia di tifosi si sono radunati fuori dallo stadio di Malang per intonare cori per i morti e lasciare fiori sulla statua del leone fuori dall’edificio, che è un simbolo della squadra del posto.
Il prossimo anno l’Indonesia dovrebbe ospitare il Mondiale under 20: un evento che è visto nel paese come una grande occasione di rilancio del calcio locale a livello internazionale e che dovrebbe aiutarne lo sviluppo, portando attenzioni mediatiche e tifosi da altri paesi. È anche tra i paesi in lizza per ospitare la prossima coppa d’Asia, nel 2023, dopo che la Cina si è tirata indietro, ma dopo i recenti avvenimenti è molto difficile che venga scelta.