Un pezzo della Lega vuole tornare Lega Nord
Dopo il cattivo risultato elettorale, il fondatore del partito Umberto Bossi ha avviato una corrente critica della strategia nazionale di Matteo Salvini
Il cattivo risultato della Lega alle elezioni politiche del 25 settembre sta iniziando ad avere i primi effetti concreti sulla leadership del segretario, Matteo Salvini, accusato di avere abbandonato le tradizionali istanze del partito a difesa delle ricche regioni del Nord per un allargamento al Centro e al Sud, e uscito molto ridimensionato dal voto.
Nel weekend lo storico fondatore del partito, Umberto Bossi, ha annunciato la creazione di «Comitato per il Nord», un’operazione politica dai contorni ancora poco chiari ma che oggi sembra la cosa più vicina a una corrente – cioè una fazione che esprime una linea politica autonoma da quella ufficiale del partito – che la Lega abbia avuto di recente. «È un passaggio vitale finalizzato esclusivamente a riconquistare gli elettori del Nord, visto il risultato elettorale del 25 settembre», ha detto Bossi ad Adnkronos.
L’annuncio di Bossi è arrivato dopo giorni di interviste, dichiarazioni e post sui social network molto critici nei confronti di Salvini da parte di eletti e dirigenti della “vecchia” Lega, innescati dal risultato a livello nazionale ma soprattutto nelle regioni del Nord. La Lega ha ottenuto meno della metà dei voti di Fratelli d’Italia in Lombardia e Veneto, poco più di un terzo in Piemonte e Liguria. Nei giorni successivi al voto Salvini ha minimizzato il risultato preferendo concentrarsi sulla prospettiva di entrare nel nuovo governo: ma l’annuncio di Bossi potrebbe dare inizio a un periodo di notevoli tensioni interne e di crisi per Salvini, la prima nei quasi nove anni del suo mandato.
All’inizio della sua segreteria Salvini si spese molto per ampliare il bacino elettorale della Lega e farla diventare un partito nazionale. La promessa fatta all’elettorato storico del Nord era che solo un partito più forte e radicato in tutta Italia poteva promuovere con efficacia gli interessi delle regioni settentrionali e dei loro imprenditori e liberi professionisti: su tutti, una sempre maggiore autonomia dallo stato centrale. Salvini è stato eletto quasi nove anni fa e le regioni del Nord non sono affatto più vicine all’ottenere una maggiore autonomia. Il tema è scomparso da tempo dal dibattito nazionale, nonostante i due appositi referendum organizzati e vinti in Lombardia e Veneto nel 2017.
Ora che i risultati elettorali si sono molto ridimensionati rispetto alle elezioni politiche del 2018 e a quelle europee del 2019, la strategia di Salvini sembra essere entrata in crisi: il successo elettorale di Fratelli d’Italia e in parte del Movimento 5 Stelle hanno quasi azzerato i consensi della Lega al Centro-Sud, mentre nel Nord le grandi città votano soprattutto per il centrosinistra e l’elettorato storico della Lega sembra essersi trasferito su Fratelli d’Italia, a giudicare dalle prime analisi sui flussi elettorali.
Un pezzo della dirigenza della Lega vorrebbe che il partito tornasse a concentrarsi proprio sugli interessi e le priorità del proprio elettorato storico, a partire da una maggiore autonomia per le regioni del Nord (che Salvini negli ultimi giorni cita più spesso di prima, forse per cercare di placare le tensioni interne). Anche a costo di interrompere gli investimenti e le operazioni di costruzione del consenso che Salvini aveva avviato dall’Emilia-Romagna in giù.
«Preferisco il 5% del Nord guadagnato perseguendo politiche precise piuttosto che l’8% su scala nazionale ma senza una linea chiara», ha detto alla Stampa l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, che negli ultimi giorni è diventato uno dei più visibili critici interni di Salvini.
Da qualche tempo Castelli è presidente di un’associazione esterna ma parallela alla Lega, Autonomia e Libertà, che spinge per un ritorno della Lega alle sue posizioni delle origini. Molti dei nomi che in questi giorni emergono come critici di Salvini erano presenti o hanno parlato al convegno che Autonomia e Libertà aveva organizzato a giugno a Pontida, in provincia di Bergamo, dove ogni anno si tiene l’annuale raduno della Lega. Oltre a Castelli, a Pontida erano intervenuti l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto, Roberto Marcato, il consigliere regionale lombardo Roberto Mura e il segretario provinciale uscente della Lega a Bergamo, Cristian Invernizzi, che sembra non sia interessato a ricandidarsi.
La creazione del «Comitato del Nord» sembra un modo per fare penetrare anche all’interno del partito quelle discussioni che una parte di militanti, dirigenti ed eletti finora hanno tenuto in privato o dentro contenitori esterni. Al momento però non è chiarissimo da chi sia partita l’operazione del «Comitato del Nord»: Bossi è in condizioni di salute molto precarie, e si ritiene che non possa avere fatto tutto da solo.
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Secondo Repubblica il principale promotore sarebbe Paolo Grimoldi, deputato uscente non ricandidato nonché ex segretario della Lega Lombarda, una specie di partito dentro al partito un tempo molto influente nelle gerarchie interne della Lega. Il Corriere della Sera invece fa il nome di Marco Reguzzoni, che fra il 2010 e il 2012 fu capogruppo della Lega alla Camera, e dal 2017 fa parte di un minuscolo partito nato da una scissione nella Lega, Grande Nord.
«Bossi è il politico più acuto del Paese, ha capito che ora la contrapposizione non è più fra destra e sinistra ma siamo tornati allo schema pre-Berlusconi», ha detto Reguzzoni al Corriere della Sera: «la gente che lavora contro quella che non lavora, il Nord produttivo contro il Sud assistenziale. C’è uno spazio politico nuovo che cerca risposte. Bossi l’ha individuato e ce lo indica. Cosa farà Salvini? Non so, ha cambiato idea tante volte».
Al momento Salvini si è limitato a incontrare il consiglio federale della Lega, che raduna i principali dirigenti del partito, e lo farà di nuovo martedì per indicare alcuni possibili nomi da inserire nel nuovo governo. Salvini ha anche annunciato che entro l’anno si terranno i congressi cittadini e provinciali della Lega, mentre all’inizio del 2023 avverranno quelli regionali. Non è ancora chiaro se dopo seguirà quello nazionale, dove teoricamente Salvini dovrebbe rendere conto della sua leadership ed accettare eventuali avversari per la carica di segretario.