Che ne sarà della famosa nebbia di San Francisco con il cambiamento climatico
Secondo alcuni scienziati negli ultimi anni è diventata meno frequente e fitta, ma non è ancora del tutto chiaro se sia davvero così
San Francisco si estende su una penisola collinare nella parte settentrionale della California ed è circondata su tre lati dall’acqua, quella dell’oceano Pacifico a ovest e quella dell’omonima baia a nord-est. A questa posizione si deve la famosa nebbia che da sempre caratterizza la città e che però, secondo molte persone che ci vivono o lavorano, compare meno di frequente ed è meno fitta rispetto a qualche anno fa.
Gli studi di alcuni scienziati sembrano confermare quest’impressione, riferita ad esempio dagli addetti alla manutenzione del celebre Golden Gate e dagli equipaggi delle imbarcazioni che frequentano la baia. La presenza della nebbia sarebbe messa a rischio dall’aumento delle temperature legato al cambiamento climatico, con possibili conseguenze negative per l’ambiente e per la vita delle persone. Ci sono però anche studi che suggeriscono cose diverse.
A San Francisco la nebbia è un fenomeno principalmente estivo. Penetra nella baia attraverso lo stretto dove si trova il Golden Gate, favorisce lo sviluppo della vegetazione e condiziona il clima (o meglio i microclimi) della zona. A volte si presenta come una distesa che sembra lambire la superficie dell’acqua, altre inghiottisce completamente il Golden Gate, avvolgendolo in una grossa nube bianca che poi si espande fino alle colline circostanti, dove resta anche varie ore. Di solito comincia a vedersi in tarda mattinata, in serata si sposta nell’entroterra e al mattino si dissipa. Il fenomeno si ripete più o meno tutti i giorni.
Come ha raccontato il New York Times, però, nelle ultime estati molti hanno notato con sempre maggiore frequenza giornate soleggiate e senza nebbia, o nebbie che sembrano essere più rade anche in posti o periodi dove normalmente sarebbero fitte e frequenti. È opinione condivisa di molti scienziati che studiano la nebbia di San Francisco che in generale stia diminuendo, e che lo stesso accada anche in altre parti del mondo.
Nel 2010 il professore di biologia integrata dell’Università della California Todd Dawson e il ricercatore James Johnstone pubblicarono uno studio secondo cui la presenza della nebbia nelle zone costiere della California centro-settentrionale, misurata in ore di nebbia al giorno, era calata di un terzo rispetto al 1951. Sempre secondo Dawson, adesso le nebbie a San Francisco si diradano più velocemente e si è accorciata anche la stagione in cui compaiono: sono stati persi «forse dai 12 ai 15 giorni di nebbia all’anno», ha detto in una recente intervista ad ABC7 News.
Anche secondo le analisi di Otto Klemm, professore di climatologia dell’Università di Münster, in Germania, c’è sempre meno nebbia, «in tutta Europa, in tutto il Nord America, in Sud America – ovunque». Nella buona parte dei casi è diminuita in maniera «statisticamente significativa» per fenomeni riconducibili almeno in parte al cambiamento climatico, ha detto Klemm, citato sempre dal New York Times.
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Le cause della diminuzione della nebbia non sono chiarissime, visto che a differenza delle temperature, delle piogge o del tasso di umidità la nebbia è difficile da prevedere, da studiare e persino da descrivere in maniera accurata a livello scientifico. E poi non è nemmeno del tutto certo che la diminuzione stia avvenendo.
Uno studio del 2017 basato sulle osservazioni di alcune navi al largo delle coste della California indicherebbe che le nebbie di San Francisco siano invece più fitte rispetto al passato. In base ai dati aggiornati sulle osservazioni effettuate negli aeroporti della California, sembrerebbe inoltre che il declino delle nebbie osservato nella seconda metà del Ventesimo secolo si sia in realtà stabilizzato, ha detto al New York Times Travis O’Brien, ricercatore di Scienze geologiche e atmosferiche dell’Università dell’Indiana.
Dawson ha spiegato che in ogni caso il riscaldamento della superficie terrestre e l’aumento della temperatura dell’oceano osservati in California sono due cose che, messe insieme, non portano a condizioni favorevoli per la formazione della nebbia lungo la costa. In poche parole, gli equilibri che finora hanno permesso che la nebbia esistesse sembrano essere a rischio, con potenziali conseguenze per l’ecosistema.
Semplificando molto, la formazione della nebbia dipende dall’elevata percentuale di umidità nell’aria e dalle variazioni rapide della temperatura dell’aria rispetto a quella delle superfici che incontra. «Sappiamo che il pianeta si sta riscaldando e che gli oceani si stanno riscaldando», ha concordato O’Brien: quello che non sappiamo esattamente è quello che sta succedendo lungo le coste della California, e come stia condizionando la formazione delle nebbie, in particolare vicino alle coste.
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Al momento non è chiaro se con il cambiamento climatico ci si debbano aspettare più o meno nuvole, e quindi più o meno nebbia, ha aggiunto Rachel Clemesha, che studia le nuvole lungo la costa dello stato all’Istituto di oceanografia della Università della California.
A San Francisco la nebbia estiva non fa solo sì che alcuni quartieri siano più freschi di altri. Fa crescere rigogliose le sequoie, le felci e altre piante nelle zone costiere. In autunno fa fiorire azalee, rododendri e magnolie come se credessero di stare in «una seconda primavera», ha spiegato Steven Pitsenbarger, giardiniere del Japanese Tea Garden, il giardino giapponese all’interno del Golden Gate Park, in centro città. L’umidità e l’aria fredda portate dalla nebbia fanno anche temere meno la possibilità che si sviluppino gravi incendi, che spesso affliggono la California.
Nelle parole di Dawson, avere «meno nebbia sarebbe un grande cambiamento per moltissime cose». Potrebbero esserci conseguenze per le aree agricole dell’entroterra come i vigneti della Napa Valley, per la crescita della vegetazione in generale e quindi anche per i consumi domestici di acqua destinata all’irrigazione. In uno studio di fine anni Novanta, sempre Dawson aveva concluso che il 30-40 per cento dell’umidità raccolta dalle sequoie lungo la costa della California derivava proprio dalla nebbia.
Per cercare di sfruttare ancora di più la presenza della nebbia e per studiarne al tempo stesso le caratteristiche e l’evoluzione, negli ultimi anni gli scienziati hanno cominciato a raccogliere l’acqua che contiene attraverso dei “cattura-nebbia”, strutture ideate appositamente per raccogliere l’acqua contenuta.
È improbabile che in futuro questi “cattura-nebbia” – adoperati per esempio alle Canarie e in certe zone del Portogallo per irrigare i terreni degradati e favorire la riforestazione – diventino una fonte sicura di acqua per l’uso domestico per tutti gli abitanti delle città: è tuttavia possibile che aiutino a far crescere la vegetazione e contribuiscano a risolvere almeno in parte il problema dell’irrigazione.
Nella Bay Area molti scienziati sono al lavoro anche per cercare di migliorare queste tecnologie. Dan Fernandez, professore del dipartimento di Scienze ambientali applicate della California State University di Monterey Bay, ha spiegato che finora da uno di questi strumenti si è riusciti a raccogliere fino a un massimo di 37 litri di acqua al giorno: potrebbe valere la pena installarne di più in qualsiasi posto in cui durante l’estate se ne riesca a raccogliere in maniera affidabile almeno un litro, ha detto Fernandez.
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