Cosa significa il discorso di Putin
L'aggressività e le minacce del presidente russo rappresentano una grave escalation nella guerra, e riducono ulteriormente le possibilità di una sua risoluzione diplomatica
Venerdì il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un duro discorso per annunciare l’annessione delle quattro regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, in quella che secondo analisti, commentatori e secondo la stessa NATO è stata la più grave escalation della guerra in Ucraina finora. Il discorso di Putin, tenuto in una sala del Cremlino in cui erano riunite le élite politiche del paese, è stato caratterizzato dalle solite digressioni storiche piene di ricostruzioni false e da nemmeno troppo velate minacce di fare ricorso alle armi nucleari. Era rivolto esplicitamente all’Occidente, che Putin ha definito «nemico», spingendosi più in là di quanto avesse fatto finora.
Putin ha parlato dopo i referendum farseschi e illegali sulle annessioni, che secondo il presidente russo hanno certificato la volontà degli abitanti delle quattro regioni ucraine di far parte della Russia. La loro scelta è stata «definitiva», secondo Putin, e «sono diventati nostri cittadini per sempre». «Adesso difenderemo la nostra terra con tutti i poteri e i mezzi a nostra disposizione», ha detto.
La sequenza di avvenimenti degli ultimi giorni, dai referendum ai decreti di annessione, fino al discorso di venerdì di Putin, è stata commentata con estrema preoccupazione dai leader politici internazionali. L’opinione condivisa è che abbia ulteriormente ridotto le già limitate possibilità di una risoluzione diplomatica del conflitto in Ucraina, e che possa essere un passaggio irreversibile della guerra (già fino ad ora, comunque, Putin aveva mostrato di non avere intenzione di negoziare una pace).
Le istituzioni occidentali per ora hanno risposto con prudenza all’aggressività di Putin. Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, l’alleanza militare dei paesi occidentali, l’ha definita «la più grave escalation» della guerra in corso dal suo inizio, oltre che «il più grande tentativo di annessione di un territorio europeo con la forza dalla Seconda guerra mondiale». Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha parlato della necessità che i cittadini europei si mobilitino per la pace, «per garantire un futuro ai nostri figli», assicurando che l’Unione Europea non riconoscerà mai le annessioni.
Mentre l’esercito ucraino continua a guadagnare terreno nella sua controffensiva in diverse zone dell’est paese, e pochi giorni dopo l’annuncio dell’imponente mobilitazione di 300 mila riservisti, Putin ha mantenuto toni aggressivi e ha nuovamente minacciato la possibilità di ricorrere alle armi nucleari, ricordando che quando gli Stati Uniti le usarono nel 1945 crearono «un precedente».
Questi riferimenti sono preoccupanti soprattutto perché Putin ha promesso che gli attacchi alle regioni annesse saranno considerati come una violazione del territorio nazionale russo. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha già detto che non intende cederle, e peraltro parte dei territori annessi dalla Russia sono ancora sotto il controllo dell’esercito ucraino. Lo stesso portavoce del Cremlino Dmitri Peskov non ha saputo definire con precisione i confini delle aree accorpate alla Russia.
Venerdì Zelensky ha annunciato di aver presentato richiesta formale per entrare nella NATO, un gesto principalmente simbolico e a cui l’organizzazione militare non darà per il momento seguito: lo stesso Stoltenberg ha ribadito venerdì che «la NATO non è una parte coinvolta nel conflitto». Oltre al fatto che è un processo lungo e complesso, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO significherebbe che le truppe occidentali dovrebbero immediatamente intervenire in Ucraina, in quello che diventerebbe evidentemente un conflitto globale.
Secondo Robyn Dixon, responsabile della redazione di Mosca del Washington Post, quello di Putin è stato «probabilmente il suo più importante discorso nei 23 anni al potere», e gli ha precluso «qualsiasi via d’uscita» dal conflitto in corso. I margini per negoziare sembrano infatti ulteriormente ridotti dopo venerdì: «nell’angolo e indebolito, Putin potrebbe aprire una nuova e più pericolosa fase nella guerra», scrive Dixon. «Gli analisti avvertono di un crescente rischio di attacco nucleare, e della possibilità che la Russia possa provare a trascinare la NATO in un conflitto ibrido», che peraltro potrebbe essere già cominciato con il probabile sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.
Dal discorso di Putin, secondo Dixon, non sono chiari i suoi veri obiettivi, se siano limitati alla conquista dei territori occupati, se riguardino la difesa della Russia dall’Occidente, o l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale. Putin infatti si è appellato direttamente ai paesi del sud del mondo, tentando di presentarsi come leader di un movimento di «liberazione anti-coloniale» che difenda il resto del pianeta dal «degrado» e dal «satanismo» occidentale.
Ha usato anche degli argomenti tipici della destra ultraconservatrice occidentale, facendo riferimento alle persone transgender e non binarie, ai «mostruosi esperimenti» che sarebbero in corso sui bambini, a cui verrebbe insegnato «che invece di uomini o donne ci sono altri generi» e proposte «operazioni per cambiare sesso». «Vogliamo davvero, qui, nel nostro paese, in Russia, che invece di “mamma” e “papà” ci siano “genitore numero 1”, “genitore numero 2”?» ha chiesto Putin a un certo punto.
Dopo il discorso, Putin è apparso brevemente su un palco nella piazza Rossa davanti al quale si erano radunate migliaia di persone per festeggiare le annessioni. «La vittoria sarà nostra» ha annunciato. In serata, la Russia ha esercitato il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU respingendo una risoluzione presentata da Stati Uniti e Albania che condannava le annessioni.