La relazione parlamentare presentata in Francia sull’industria del porno
Dice che l’abuso sessuale è sistematico, raccomanda nuove regole e si chiede se l’esistenza di un’industria del genere «sia tollerabile»
Il Senato francese ha presentato un rapporto sulla pornografia in cui si dice che nell’industria pornografica l’abuso sessuale e fisico è “sistematico”: l’obiettivo della relazione, è stato dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione, è denunciare «un’industria della pornografia che genera violenza sistemica contro le donne» e chiedere che «la lotta contro la violenza pornografica e le sue conseguenze diventino una priorità politica». Si chiede dunque una regolamentazione maggiore della produzione dei video e l’applicazione delle leggi già in vigore.
Il rapporto è stato preparato da Laurence Rossignol, vicepresidente socialista del Senato, insieme ad altre tre senatrici che fanno parte della delegazione per i diritti delle donne e per l’uguaglianza. È lungo quasi 200 pagine ed è il risultato di sei mesi di ricerca e decine di ore di udienze durante le quali sono state ascoltate più di 50 persone coinvolte nel settore, attiviste per i diritti delle donne e vittime. Rossignol ha spiegato che era la prima volta che le istituzioni lavoravano su questo argomento, sul quale non c’era, appunto, «alcuna bibliografia istituzionale, nessuna relazione, niente». Per Rossignol questa mancanza di interesse per il tema non è un caso: «La resistenza degli uomini a rendere politici questi temi è molto forte».
Nella relazione si spiega che nell’industria pornografica, oggi, non è più possibile fare una distinzione tra il cosiddetto settore professionale e quello amatoriale. Sono molto frequenti episodi di adescamento e successivo sfruttamento di giovani donne. Queste donne, si spiega, vengono poi spinte a firmare contratti per la cessione illimitata dei diritti d’immagine: «Per la rimozione di un video caricato su un loro sito, in genere i produttori pretenderebbero tra i 3 mila e i 5 mila euro» da quelle stesse donne, «che è più di dieci volte il compenso ottenuto per la scena girata. Una volta online i video sono quasi impossibili da rimuovere, impedendo alle donne filmate di esercitare il loro diritto all’oblio».
Nella relazione, in cui vengono presentati molti dati sull’industria del porno francese, si dice che sia la quantità dei contenuti pornografici accessibili a tutti, sia la loro stessa natura «hanno contribuito a rendere banali gli atti sessuali violenti contro le donne. Gli abusi sessuali, fisici e verbali nel porno sono sistematici». E ancora: «Il copione dello stupro e l’erotizzazione della violenza sessuale fanno parte di questo sistema di dominazione e di violenza contro le donne», scrivono le relatrici, che citano diversi studi in cui si dimostra che queste pratiche abusanti rappresentano il 90 per cento della pornografia consumata online.
Annick Billon, coautrice della relazione, ha detto: «Le scene in cui un uomo, il più delle volte diversi uomini, infliggono abusi fisici e sessuali alle donne sono diventate lo standard». «Esiste il porno etico», si spiega ancora, «ma rappresenta lo 0,001 per cento del mercato, non è quello che i consumatori cercano».
In Francia, l’Arcom, l’Autorità francese di regolamentazione della comunicazione audiovisiva e digitale, ha calcolato che 19,3 milioni di persone (un terzo degli utenti di Internet) guardino il porno online e che i minori rappresentino il 12 per cento di questo pubblico. «Due terzi dei bambini sotto i 15 anni e un terzo di quelli sotto i 12 anni sono già stati esposti, volontariamente o involontariamente, a immagini pornografiche. Quasi un terzo dei ragazzi di età inferiore ai 15 anni visita un sito porno almeno una volta al mese», dice il rapporto, sottolineando le profonde conseguenze che questa esposizione può causare sulla rappresentazione della sessualità e della donna.
Il rapporto nasce da due grandi indagini giudiziarie sugli abusi nel mondo del porno amatoriale francese.
La prima, dell’ottobre del 2020, ha portato all’identificazione di più di 60 vittime di cui almeno 53 si sono costituite come parti civili, e all’incriminazione di dodici persone per stupro di gruppo, traffico di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio, abuso di vulnerabilità. Le Monde ha scritto che martedì 27 settembre, sempre nell’ambito della stessa indagine, sono state arrestate altre quattro persone. Un’altra inchiesta giudiziaria, del luglio del 2020, riguarda il fondatore del sito porno Jacquie&Michel, Michel Piron. Piron e altre tre persone sono state incriminate a giugno per tratta di esseri umani e stupro con atti di tortura e barbarie.
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Nella relazione del Senato sono presenti anche 23 raccomandazioni per l’applicazione delle leggi vigenti e per l’introduzione di nuovi regolamenti. Si chiede, tra le altre cose, un rafforzamento dei poteri dell’Arcom per segnalare e sanzionare i siti che violano le regole, per potenziare i sistemi di controllo dell’età degli utenti, e per rendere più semplice la possibilità, per le persone riprese nei video amatoriali, di ottenere il ritiro di quegli stessi video. Nelle conclusioni della relazione si chiede anche se sia ragionevole «continuare a tollerare l’esistenza di un’industria che genera tali violenze e abusi contro le donne (…), che possono avere conseguenze disastrose sulla costruzione dell’identità sessuale di un pubblico giovane». L’ultima raccomandazione è «educare, educare, educare».