Le donne egiziane non vogliono più fare la danza del ventre
Da alcuni decenni è vista come immorale, e oggi a voler lavorare nel settore sono principalmente ballerine straniere
Prima che Shakira, Rihanna e Beyoncé la riprendessero nei video musicali e durante i propri tour, contribuendo alla sua fama planetaria, quella che noi chiamiamo danza del ventre – e che in arabo si chiama “danza orientale” o “danza del popolo” – in Egitto veniva praticata da secoli. Alcuni la fanno risalire ai tempi dei faraoni. Altri la ricollegano alle awalim, cortigiane che frequentavano gli ambienti reali tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo e le cui danze sinuose, incentrate sui movimenti del bacino, affascinavano gli esploratori e i visitatori europei.
Con la nascita dei primi grandi cabaret di ispirazione europea al Cairo, negli anni Venti del Novecento, lo stile si codificò e occidentalizzò, con l’introduzione dei costumi in due pezzi e una reinterpretazione in chiave più sensuale di danze tipiche del folclore locale. Danzatrici del ventre egiziane come Shafiqa el-Koptiyya, Tahiya Karioka e Fifi Abdou diventarono delle star internazionali, cominciando a recitare nei film e intrattenendo politici, funzionari e celebrità.
Oggi, però, quasi tutte le persone che lavorano come danzatrici orientali in Egitto sono straniere. Come racconta un recente reportage di New Lines Magazine, vengono dall’Europa orientale e dalla Russia, dall’America Latina e dagli Stati Uniti per praticare un’arte che è molto richiesta come intrattenimento alle feste e ai matrimoni tradizionali, ma a cui le donne egiziane vogliono essere associate sempre meno.
La ragione è strettamente legata al ritorno del conservatorismo religioso nella sfera pubblica egiziana a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Se, infatti, anche celebrità come el-Koptiyya e Karioka suscitavano talvolta qualche scandalo, oggi la danza è associata sempre più spesso alla prostituzione. “Figlio di una danzatrice” è considerato un insulto, e la danza ha smesso di essere considerata una professione desiderabile o rispettabile per le ragazze egiziane.
«C’è una grande differenza tra le vecchie ballerine e la nuova generazione. Il ballo è nella nostra cultura e lo amiamo moltissimo, ma quando dici a una famiglia che la figlia vuole fare la ballerina, sono contrari. Sarebbero disposti ad accettare che facesse danza classica, ma non danza del ventre» ha detto a New Lines Magazine Aicha Babacar, che insegna danza orientale al Cairo dal 2006. «Io do lezioni alle donne egiziane e il numero di iscritte è enorme. Siamo egiziane. Adoriamo ballare. Semplicemente, non vogliamo farlo in pubblico».
Non si tratta soltanto di una questione di pudicizia: negli ultimi anni, essere una donna sotto lo sguardo pubblico in Egitto è diventato più complesso, dato che le leggi per la protezione dei “valori tradizionali” e quelle che puniscono la “dissolutezza” vengono spesso applicate in modo arbitrario. A metà settembre, un tribunale egiziano ha confermato la legalità del licenziamento di una professoressa che lavorava all’Università di Suez, che aveva perso il lavoro nel 2017 per aver pubblicato un video su Facebook in cui ballava la danza del ventre, completamente vestita. Secondo il giudice, «il video ha degradato il prestigio della professoressa, la cui missione era quella di diffondere e promuovere i valori dell’università». In aprile, poi, due cantanti sono stati condannati a due anni di galera per aver «violato i valori della famiglia nella società egiziana e tratto profitto da un video che include balli e canti», dopo aver pubblicato un breve video in cui ballavano insieme a una danzatrice brasiliana.
In questo contesto, i proprietari di locali hanno cominciato a rivolgersi all’estero alla ricerca di nuovi talenti, e ballerine da ogni parte del mondo hanno cominciato a trasferirsi al Cairo. Alcune di loro diventano molto famose, ottenendo centinaia di migliaia di follower su Instagram e ballando ai matrimoni delle famiglie più facoltose del paese. Quasi tutte, però, rischiano molestie sessuali e sfruttamento: una ballerina famosa può chiedere più di mille euro per uno spettacolo, ma lo stipendio per una notte di lavoro in un club è di 25 euro circa, e alcuni locali non offrono nemmeno uno stipendio, consentendo alle ballerine di trattenere metà delle mance che raccolgono.
L’assenza di contratti ha aperto la strada a un certo grado di corruzione: New Lines Magazine racconta che i poliziotti sono soliti chiedere una parte delle mance della serata alle ballerine che non sono in regola con i propri documenti.
«Quando ero in Brasile mi concentravo molto sulla mia tecnica, perché lì è quello che vogliono, ma qui la cosa più importante è il tuo aspetto fisico. Vengono tanti stranieri, il mercato chiede questo, soprattutto nei club. Quindi c’è troppa sessualità gratuita», ha detto Lurdiana Tejas, una delle ballerine brasiliane più famose d’Egitto. «Ma non sai mai a chi va bene quello che fai e chi pensa che sia haram (proibito), quindi cerco di mostrare loro il lato artistico, in modo che vedano che non sono qui per provocare o sedurre».
Proprio per mettere in risalto il fatto che si tratta di un’arte antica e importante per la tradizione del paese, dal 2021 la ballerina egiziana Amie Sultan lavora per candidare la danza orientale di stampo egiziano alla lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’UNESCO. «Questa danza viene sempre più spesso nascosta in cabaret e bar sotterranei. Una normale famiglia egiziana che vuole andare a teatro e vedere uno spettacolo non vedrà mai questa danza» ha detto al Guardian. «Una madre assumerà una ballerina per il matrimonio di suo figlio, ma non lascerà mai che sua figlia diventi una ballerina».