Cosa è successo ai gasdotti Nord Stream?
Le perdite di gas degli ultimi giorni sembrano dovute a un sabotaggio, che secondo l’Europa è stato compiuto dalla Russia: per ora però non ci sono prove
Negli ultimi due giorni tra i paesi europei è diventata sempre più condivisa l’idea che le perdite di gas russo dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 avvenute all’inizio di questa settimana siano il risultato di un sabotaggio compiuto dalla Russia. Nonostante non ci siano prove, l’Europa crede che il regime russo abbia sabotato i gasdotti per continuare a usare le proprie forniture di energia come strumento per fare pressioni sui governi occidentali. Sul caso si è iniziato a indagare, ma nel frattempo alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, hanno rafforzato militarmente le protezioni attorno ai propri gasdotti per il timore di altre operazioni simili.
Quando si sono verificati gli attacchi, i due gasdotti non erano in funzione: il Nord Stream 1 era stato chiuso dall’azienda energetica statale russa Gazprom lo scorso agosto dopo mesi in cui aveva funzionato a capacità ridotta, a causa delle tensioni tra Russia e Unione Europea per l’invasione dell’Ucraina. Per le stesse ragioni il Nord Stream 2 non era mai entrato in funzione. Ma i due gasdotti erano comunque riempiti di gas naturale, anche se non veniva pompato.
Le perdite, che sono ancora in corso e secondo alcune stime potrebbero proseguire fino a domenica, sono state identificate grazie ad alcuni cali di pressione. I tubi non pompavano il gas pur essendone pieni, e l’unica ipotesi per spiegare quello che stava succedendo era che fossero stati danneggiati. Alle perdite sono poi seguite alcune esplosioni subacquee, con bolle di gas emerse sulla superficie del Mar Baltico. Secondo alcune ricostruzioni riportate dal New York Times, le esplosioni sembrerebbero essere state causate da esplosivi piazzati da un sommergibile o sganciati da un aereo o da un’imbarcazione.
Gas bubbles from the Nord Stream 2 leak reaching the surface of the Baltic Sea show disturbance of well over one kilometer diameter near Bornholm, Denmark.
Here's everything we know so far: https://t.co/oeIbyRAcnR pic.twitter.com/d6MSE32vAz
— Reuters (@Reuters) September 27, 2022
L’ipotesi di un sabotaggio è stata immediata. A questa possibilità hanno fatto riferimento alcuni capi di governo europei, come il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, ma anche Josep Borrell, l’alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, che ha detto: «Tutte le informazioni disponibili al momento indicano che quelle perdite siano il risultato di un atto deliberato». Anche Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente americano Joe Biden, ha parlato di un «apparente sabotaggio».
L’ipotesi più citata è che a compierlo sia stato proprio il governo russo, forse per creare un clima di ulteriore incertezza sulle forniture di gas che ne faccia risalire i prezzi, dato che nelle ultime settimane erano lievemente scesi, e creare così nuovi problemi all’Occidente. Più in generale, danneggiare di proposito le infrastrutture dei gasdotti potrebbe essere un modo per minacciare i governi europei con l’arma più forte che la Russia ha ancora a disposizione, cioè il proprio gas, magari con la minaccia di rifarlo presto sulla linea del Nord Stream 2 che è ancora integra (le perdite si sono verificate in entrambe le linee del Nord Stream 1 e in una sola del Nord Stream 2).
«Questo è un classico esempio di guerra ibrida», ha detto commentando le perdite dai gasdotti Marie-Agnes Strack-Zimmermann, a capo della commissione Difesa nel parlamento tedesco. A sostegno dell’ipotesi di un sabotaggio compiuto dalla Russia ci sarebbe anche la notizia diffusa la settimana scorsa dal governo russo di aver sventato un «attacco terroristico» ucraino al gasdotto TurkStream, che collega la Russia alla Turchia.
Ma c’è anche chi è scettico rispetto alla possibilità di un attacco russo. Alcuni funzionari europei e americani citati dal New York Times sostengono per esempio che al presidente russo Vladimir Putin non convenga distruggere i gasdotti di cui ha il controllo. Per continuare a esercitare il proprio potere facendo leva sulle forniture di gas Putin ha bisogno che le linee restino integre e in buone condizioni, anche tenendo conto dei grossi introiti economici che quelle stesse linee potrebbero garantirgli se si decidesse di ricominciare a farle funzionare in futuro (ipotesi che per ora sembra piuttosto remota). Alcuni funzionari americani hanno anche suggerito che a sabotare i gasdotti potrebbero essere stati soggetti russi non legati al governo di Putin.
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Da parte sua, la Russia ha negato qualsiasi coinvolgimento, e dopo qualche ambigua dichiarazione iniziale ha invece incolpato gli Stati Uniti per i sabotaggi: il portavoce del governo russo Dmitri Peskov non lo ha fatto esplicitamente, ma commentando le perdite ha detto che i fornitori di gas naturale americani possono fare «enormi profitti» aumentando le proprie vendite di gas all’Europa. In altre parole, Peskov ha alluso alla possibilità che gli Stati Uniti abbiano distrutto i gasdotti per impedire all’Europa di comprare il gas dalla Russia, assicurandosi così in modo stabile e definitivo un nuovo acquirente.
Sulle perdite dai gasdotti Nord Stream sono state avviate alcune indagini, anche se è prevedibile che ci vorranno mesi per chiarire l’accaduto ed eventualmente riparare i tubi.
Nel frattempo alcuni governi europei hanno rafforzato militarmente la protezione dei gasdotti da cui attualmente ricevono il proprio gas: lo ha fatto la Norvegia e lo ha fatto anche l’Italia. Proprio mercoledì il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha annunciato il dispiegamento di alcune navi dotate di piccoli sottomarini teleguidati per monitorare le tubature sottomarine che trasportano il gas all’Italia, tra cui, scrive Repubblica, i gasdotti che partono dal Nord Africa e passano dal Canale di Sicilia, come il Transmed.