In Congo qualcuno ha rapito tre scimpanzé e poi ha chiesto il riscatto
È il primo rapimento di questo tipo nel paese, ora le autorità temono che possa diventare un fenomeno criminale ben più diffuso
La Repubblica Democratica del Congo, nell’Africa centrale, è il paese in cui si trova la seconda foresta tropicale più grande del mondo dopo quella amazzonica: ospita una grande varietà di primati e specie protette, come il gorilla orientale e il bonobo, ed è inoltre il paese con la più ampia popolazione di scimpanzé al mondo. È anche uno dei paesi africani in cui la tratta illegale di animali è più diffusa. Lo scorso 9 settembre tre giovani scimpanzé che erano stati soccorsi in un rifugio per animali sono stati rapiti da un gruppo di criminali che ha chiesto in cambio un riscatto: secondo le autorità del paese è la prima volta che dei primati vengono rapiti in Africa con questo scopo, e si teme che episodi simili possano diventare un nuovo fenomeno tra le organizzazioni criminali.
I tre scimpanzé si chiamano Monga, César e Hussein e sono stati rapiti da un rifugio che si occupa della cura dei primati salvati dal bracconaggio a Lubumbashi, nella parte meridionale della Repubblica Democratica del Congo, vicino al confine con lo Zambia. Il rifugio è gestito da una coppia belga, si chiama JACK (acronimo di Jeunes Animaux Confisqués au Katanga, piccoli animali confiscati nella provincia di Katanga) e ospita più di cento primati di 14 specie diverse, tra cui appunto 40 scimpanzé.
Franck Chantereau, che gestisce il rifugio con la moglie Roxane, ha raccontato a CNN che i rapitori sono entrati nella struttura di notte e hanno preso tre dei cinque piccoli scimpanzé salvati nei mesi precedenti. Poche ore dopo hanno mandato a Roxane Chantereau un video (che si può vedere qui) in cui si vedevano due di loro per terra, in mezzo alla sporcizia, e il terzo incatenato sopra a un mobile. I rapitori hanno anche mandato tre messaggi vocali in cui hanno chiesto il pagamento di un consistente riscatto e hanno minacciato di uccidere sia gli animali sia la donna, e di rapire i suoi figli.
Passati alcuni giorni, Chantereau ha ricevuto altri messaggi in cui i rapitori hanno minacciato di decapitare uno degli scimpanzé e di vendere gli altri a due trafficanti cinesi. Da quasi due settimane però i gestori non hanno notizie degli animali.
Sul caso sta indagando l’agenzia di intelligence della Repubblica Democratica del Congo, che non ha fornito altre informazioni. Nel frattempo, i Chantereau si sono detti «abbastanza sicuri» che almeno una delle guardie del rifugio abbia qualche tipo di legame con i criminali, visto che tutte hanno detto di non aver sentito o visto nulla durante la notte del rapimento e che gli investigatori non hanno trovato alcun segnale di effrazione nella struttura.
Michel Koyakpa, un consigliere del ministero dell’Ambiente, ha detto a CNN che il rapimento dei tre scimpanzé è «il primo di questo tipo nella storia della Repubblica Democratica del Congo» e che il governo «non cederà a questo tipo di richieste».
Nella Repubblica Democratica del Congo gli animali salvati dalla tratta illegale sono considerati proprietà dello stato e i 23 rifugi che si occupano di dare loro assistenza hanno le stesse tutele legali dei parchi nazionali. Il paese, tormentato da decenni da guerre civili, violenze e attacchi di gruppi armati che si contendono il territorio, non ha però gli strumenti e le risorse necessarie per contrastare il fenomeno, e probabilmente nemmeno per pagare eventuali riscatti.
Non è la prima volta che nel paese vengono rapiti animali dietro richiesta del pagamento di un riscatto: a fine gennaio un gruppo di ribelli aveva rapito e tenuto in ostaggio un pangolino, un mammifero che somiglia vagamente ai formichieri e ha il corpo ricoperto di squame. Sia Franck Chantereau che i rappresentanti di alcune organizzazioni animaliste attive nel paese si sono però detti preoccupati che episodi come questo possano ripetersi con maggiore frequenza.
Come ha ricordato Chantereau, gli animali commerciati illegalmente nel paese non sono solo i pangolini o i rinoceronti, molto ricercati rispettivamente per le loro squame e per i loro corni, impiegati in entrambi i casi nella medicina tradizionale in Asia: adesso sta crescendo anche la tratta illegale di giovani primati per via della grande domanda di persone ricche che vogliono tenerli come animali domestici in paesi come Egitto, Pakistan, Cina ed Emirati Arabi Uniti. Ci sono inoltre «danni collaterali molto più estesi», ha spiegato l’attivista Iris Ho, perché solitamente per poter catturare un solo piccolo di scimpanzé i bracconieri uccidono fino a dieci animali.
«Penso che questo [evento] mostri quanto sia fragile la situazione nel nostro paese», ha detto al New York Times Adams Cassinga, fondatore di Conserv Congo, un’organizzazione non profit che lotta contro la tratta illegale di animali nel paese. Secondo Cassinga, il traffico illegale è favorito dalla grande povertà e dalla posizione geografica del paese, che si trova al centro del continente. Ho, fra i responsabili di un’associazione che riunisce decine di rifugi africani (la Pan African Sanctuary Alliance), ha aggiunto che proteggere animali nei rifugi «è tanto essenziale quanto proteggerli in natura». Intanto i Chantereau stanno facendo dormire gli altri piccoli scimpanzé del rifugio con loro per il timore di eventuali altri rapimenti.
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