Meta ha eliminato account cinesi e russi che facevano disinformazione su Facebook e Instagram
Martedì Meta, la società che possiede tra gli altri Facebook e Instagram, ha detto di aver scoperto ed eliminato un gruppo di account cinesi che tentavano di influenzare con notizie false e altri contenuti postati sui due social network i cittadini americani in vista delle elezioni statunitensi di metà mandato, che si terranno a novembre. Gli account si fingevano utenti americani conservatori, promuovevano il diritto a possedere armi, si dicevano contrari all’aborto e criticavano il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Meta però ha anche spiegato che l’operazione è apparsa molto maldestra e limitata: gli account avevano raccolto pochi follower ed erano spesso poco credibili per il loro utilizzo inadeguato dell’inglese. Complessivamente ne sono stati rimossi solo 81 su Facebook, insieme a 8 pagine e a un gruppo. Meta ha detto che per il momento non è in grado di indicare un responsabile di questa operazione: il New York Times però ha fatto notare che è in linea con i recenti sforzi del governo cinese di promuovere all’estero, attraverso campagne simili su Facebook e Twitter, gli interessi del Partito Comunista Cinese.
È la prima volta che Meta scopre un’attività del genere riconducibile alla Cina. In passato la società aveva parlato di diverse campagne di disinformazione portate avanti dalla Russia, alcune delle quali anche molto grosse e importanti, a partire da quella messa in atto durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane del 2016.
A questo proposito, martedì Meta ha anche annunciato di aver smantellato un’altra operazione di disinformazione russa, più grande e strutturata di quella cinese, con 60 siti che si fingevano media europei come il Guardian, l’agenzia Ansa, e il quotidiano tedesco Der Spiegel. Nell’operazione erano coinvolti più di 1.600 account e 700 pagine su Facebook, seguiti complessivamente da alcune migliaia di persone, e 29 profili su Instagram: facevano tutti soprattutto propaganda contro l’Ucraina. Anche in questo caso Meta ha detto di non aver individuato i responsabili.