• Sport
  • Martedì 27 settembre 2022

Il campione e la campionessa di ciclismo

Sono Remco Evenepoel e Annemiek van Vleuten, che a 22 e 39 anni, e con due gravi cadute alle spalle, hanno vinto i titoli mondiali

(AP Photo/Rick Rycroft)
(AP Photo/Rick Rycroft)
Caricamento player

Sabato e domenica a Wollongong, in Australia, si sono corse le prove in linea dei Mondiali di ciclismo. Le hanno vinte l’olandese Annemiek van Vleuten e il belga Remco Evenepoel, che per il prossimo anno correranno quindi indossando la classica maglia iridata, una delle più ambite del ciclismo, sport che alle maglie ci tiene parecchio.

Evenepoel e Van Vleuten hanno vinto le rispettive gare in modo molto diverso, e parecchio diverse sono anche le loro storie, non fosse altro che per il fatto che Van Vleuten ha 39 anni ed Evenepoel solo 22. Entrambi hanno però vinto il Mondiale dopo una eccellente stagione, entrambi hanno alle spalle una grave caduta ed entrambi hanno avuto a che fare con non semplici paragoni con Eddy Merckx, ritenuto il più forte ciclista di tutti i tempi.

Evenepoel ha vinto il suo Mondiale come spesso gli capita di vincere le corse: da solo, dopo aver staccato tutti a parecchi chilometri dal traguardo. A settanta chilometri dall’arrivo Evenepoel si è prima inserito in una fuga con 24 altri corridori e poi, intorno ai trenta chilometri dal traguardo, ha fatto due accelerazioni: prima è rimasto in testa insieme al kazako Alexey Lutsenko, poi si è liberato anche di Lutsenko. Il secondo classificato, il francese Christophe Laporte, è arrivato a oltre due minuti; Lutsenko è arrivato ventiquattresimo.

(EPA/DEAN LEWINS)

Che Evenepoel avrebbe attaccato da lontano era quasi certo, e il fatto che un ventiduenne possa aver vinto un Mondiale in solitaria, partendo da grande favorito e muovendosi proprio come da previsioni, è parte della sua eccezionalità: tutti lo marcavano e lo attendevano, eppure lui ha vinto lo stesso. È eccezionale anche il fatto che oltre al Mondiale, quest’anno Evenepoel ha vinto anche un grande giro (la Vuelta di Spagna) e una classica monumento (la Liegi-Bastogne-Liegi). Nella storia, solo altri tre corridori ci erano riusciti: Alfredo Binda, Bernard Hinault ed Eddy Merckx.

Van Vleuten il suo Mondiale lo ha vinto invece insolitamente a sorpresa, in una delle rare volte in cui era al via di una gara di cui non era considerata per distacco la grande favorita. Alcuni giorni prima della prova in linea, durante la prova mista a cronometro, Van Vleuten era infatti caduta fratturandosi il gomito destro. Sempre con il gomito fratturato ha quindi raccontato di aver corso la prova in linea, negli ultimi chilometri della quale si è staccata da diverse avversarie. È tornata a far parte del gruppo di testa solo a un chilometro dall’arrivo e poco dopo, ancor prima che iniziasse la volata, ha anticipato le avversarie arrivando al traguardo con alcuni metri di vantaggio sulla seconda. Van Vleuten avrebbe avuto il tempo di alzare le braccia ed esultare ancora prima dell’arrivo, ma non lo ha fatto perché, ha detto, aveva troppo male al gomito.

(AP Photo/Rick Rycroft)

Van Vleuten ha vinto nonostante un grave problema fisico, a 39 anni compiuti, dopo essersi più volte staccata dalle altre più forti cicliste in attività: ha detto di considerare questa vittoria «la più bella in carriera». Che non è poco per una che solo quest’anno ha vinto Giro, Tour e, così come Evenepoel, Vuelta e Liegi-Bastogne-Liegi.

Annemiek van Vleuten è nata l’8 ottobre 1982 a Vleuten, un quartiere di Utrecht, nei Paesi Bassi. Da ragazza giocò a calcio ma dopo un paio di operazioni al menisco le fu consigliato di cambiare attività e dedicarsi invece al nuoto o al ciclismo. Scelse evidentemente quest’ultimo, nel frattempo studiando fino a ottenere una laurea in zoologia e una successiva specializzazione in epidemiologia veterinaria.

I suoi inizi furono discreti: nel 2008 e nel 2009, i suoi primi anni ad alti livelli, non vinse nemmeno una corsa. Nel 2011 – mentre nel frattempo aveva lasciato il lavoro in laboratorio e deciso di dedicarsi a tempo pieno al ciclismo – vinse il Giro delle Fiandre. Seguirono poi anni buoni ma non ottimi, fatti di tanti piazzamenti e qualche vittoria minore. La sua grave caduta arrivò nel 2016, quando era prima nella prova in linea delle Olimpiadi di Rio e finì con la testa contro un cordolo a bordo strada. Perse conoscenza ma se la cavò con una grave commozione cerebrale e diverse fratture.

Meno di un mese più tardi tornò però a gareggiare, e vincere. Nel 2018 vinse tredici gare, compresa la classifica generale del Giro Rosa (il Giro d’Italia femminile, che ora si chiama Giro Donne). Il meglio è arrivato però tra il 2019 e il 2021, quando Van Vleuten ha vinto, tra le altre cose, un altro Giro Rosa, il suo primo Mondiale, un altro Giro delle Fiandre, due Strade Bianche e una Liegi-Bastogne-Liegi, che così come il Giro delle Fiandre è una classica monumento: una delle corse di un giorno più antiche e ambite.

Ancora più fenomenale è stato il suo 2022, in cui ha dimostrato più volte di essere pressoché imbattibile quando si tratta di pedalare in salita. Quest’anno Van Vleuten ha vinto il Giro Donne senza mai dare l’idea di non essere in controllo della corsa. Dopodiché ha vinto il Tour de France femminile (per molti versi il primo della storia) e lo ha fatto grazie a due notevolissime prestazioni nelle ultime due tappe di montagna, dopo che nei primi giorni aveva avuto problemi fisici e si era staccata.

(AP Photo/Jean-Francois Badias)

Infine, dopo una stagione in cui ha trovato il modo di vincere altre gare ancora, Van Vleuten ha vinto anche la Vuelta, completando così in un anno una tripletta che non ha precedenti, nemmeno nel ciclismo maschile. È un dato di fatto che nel ciclismo femminile i grandi giri sono un po’ meno “grandi” (Giro, Tour e Vuelta femminili hanno rispettivamente 10, 8 e 5 tappe, mentre i corrispettivi giri maschili ne hanno sempre 21), ma non è certo colpa di Van Vleuten, il cui risultato è comunque storico e notevolissimo, perché ha significato essere in forma tutto l’anno e perché più le corse a tappe sono brevi e più è difficile recuperare ritardi e rimediare ai contrattempi.

(EPA/DEAN LEWINS)

È per il dominio di questi ultimi anni, oltre che per la capacità di vincere sia corse a tappe che corse di un giorno, che Van Vleuten è stata talvolta associata a Merckx, soprannominato “il cannibale” per come e quanto provava e riusciva a vincere in qualsiasi gara e su qualsiasi terreno.

– Leggi anche: Felice Gimondi, nonostante Merckx

Sebbene abbia quasi la metà degli anni di Van Vleuten, quello che tra i due ha dovuto gestire l’etichetta di “nuovo Merckx” è però senz’altro Remco Evenepoel, nato a Schepdaal, nel Belgio fiammingo, il 25 gennaio 2000. Figlio di Patrick, che negli anni Novanta fu un discreto ciclista professionista, anche Evenepoel partì dal calcio.

Nel calcio, Evenepoel è stato un promettente giocatore dell’Anderlecht e del PSV Eindhoven, oltre che capitano della nazionale belga Under 16. Di Evenepoel si dice che fosse un centrocampista — talvolta un esterno sinistro — dinamico e dotato di grande resistenza, ma anche un calciatore dalla buona visione di gioco e con un ottimo sinistro, che nei suoi primi anni era stato regista e fantasista, un “numero 10”.

Già allora l’atletismo era però un punto di forza di Evenepoel, che nel 2016 corse una mezza maratona in un’ora e 16 minuti, pari a un ritmo di poco superiore ai tre minuti e trenta secondi al chilometro. Evenepoel corse quella mezza maratona il giorno dopo una partita della sua squadra, senza particolare preparazione e senza scarpe particolarmente adatte, riuscendo tuttavia ad arrivare tredicesimo su oltre diecimila partecipanti.

Evenepoel decise di provare a fare il ciclista nella primavera del 2017. Più che gli infortuni, a spingerlo verso il ciclismo fu probabilmente un generale disinteresse per il contesto calcistico, verso il quale pare fu spinto dal padre, che non lo voleva ciclista. Una volta presa la decisione di tentare la stessa carriera del padre ci mise davvero poco a raggiungere un livello tale per cui, nelle categorie giovanili, più che chiedersi se avrebbe vinto, ci si chiedeva come e quanto lo avrebbe fatto. In certe gare a circuito talvolta bisognava perfino stare attenti al fatto che Evenepoel, che ben presto iniziò a staccare tutti a decine di chilometri dall’arrivo, non doppiasse il gruppo.

Nel 2019, non ancora ventenne e a giusto un paio d’anni da quando si era messo in testa di fare il ciclista, Evenepoel iniziò a correre tra i professionisti con la Deceuninck-Quick Step, storica squadra belga che provò a gestirne le fasi di crescita con un calendario non troppo intenso e per quanto possibile lontano dai riflettori.

Ma è stato possibile farlo solo fino a un certo punto. Già nel 2019 Evenepoel vinse a suo modo – da solo, da lontano – la Classica di San Sebastián e nel 2020 salì il successivo gradino vincendo le sue prime corse a tappe di qualche giorno, per esempio il Giro di Polonia. Il 15 agosto 2020 arrivò però la sua grave caduta. Al Giro di Lombardia, scendendo verso il Lago di Como nel tentativo di stare dietro a Vincenzo Nibali, Evenepoel cadde per diversi metri oltre il basso muretto di un ponte. Rischiò la vita, ma anche grazie alla vegetazione che ne attutì la caduta se la cavò con un bacino fratturato.

(LaPresse – Fabio Ferrari)

Dopo diversi mesi di convalescenza e recupero, Evenepoel tornò al Giro del 2021, il suo primo grande giro. Nonostante alcuni risultati che per qualsiasi suo coetaneo sarebbero stati ottimi, le sue prestazioni – in parte condizionate dal timore nelle discese – furono trattate come deludenti, e a poche tappe dal termine si ritirò dopo una caduta. Il suo 2021 finì con le critiche per come aveva corso, secondo molti in modo egoistico e finendo per danneggiare la sua nazionale ai Mondiali organizzati in Belgio. Da “nuovo Merckx” Evenepoel era diventato, per qualcuno, un ciclista almeno in parte sopravvalutato, o quantomeno uno che probabilmente si era perso o “bruciato”.

Poi, nel 2022, Evenepoel – spesso chiamato Remco, per nome, dai suoi tifosi – ha vinto, tra le altre, la Liegi-Bastogne-Liegi, una corsa parecchio sentita in Belgio, e poi la Vuelta di Spagna, durante la quale ha dimostrato di poter primeggiare anche in un grande giro di tre settimane. Non è cosa da poco: è pieno di corridori fortissimi che non sono riusciti a fare altrettanto, e poi perché nonostante la grande passione belga per il ciclismo era dagli anni Settanta che un belga non vinceva un grande giro. Quella di Evenepoel sarebbe stata un’ottima stagione per chiunque, e lui l’ha avuta a 22 anni. Il 2022 di Evenepoel era già ottimo senza Mondiale, e lui l’ha vinto con due minuti sul secondo.

«Ha vinto alla Merckx», ha detto di lui Eddy Merckx.

(EPA/DEAN LEWINS)