La Russia aprirà un centro di arruolamento al confine con la Georgia
Per evitare che dopo l'annuncio della “mobilitazione parziale” chi deve essere richiamato nell'esercito scappi dal paese
La Russia aprirà un centro di arruolamento per l’esercito al confine con la Georgia per impedire che gli uomini che dovrebbero essere richiamati nell’esercito e mandati a combattere in Ucraina scappino dal paese. Dopo l’annuncio da parte del governo russo di una “mobilitazione parziale”, con l’obiettivo di mandare circa 300mila riservisti a combattere in Ucraina, molti uomini russi arruolabili stanno cercando di lasciare il paese e al confine con la Georgia, come mostrano le immagini satellitari pubblicate negli ultimi giorni da diversi giornali, si sono formate lunghe code in uscita. Ma sono state segnalate code anche ai confini con la Mongolia e con il Kazakistan.
Le code si sono concentrate nei pressi del checkpoint di Verkhny Lars, al confine tra la regione russa dell’Ossezia del Nord e la Georgia. Alcune persone hanno detto di aver atteso per decine di ore prima di poter attraversare il confine e altre si sono incamminate a piedi. Sempre oggi il ministero della Difesa russo ha dichiarato che non avrebbe chiesto l’estradizione dei cittadini russi già scappati all’estero e il portavoce del governo, Dmitri Peskov, ha negato che il presidente russo Vladimir Putin voglia chiudere i confini russi.
A metà settembre entrambe le camere del parlamento russo avevano approvato una legge per la «mobilitazione parziale», con cui il paese aveva cominciato a reclutare 300mila riservisti per mandarli a combattere in Ucraina, persone cioè che pur avendo fatto il servizio militare e facendo dunque parte dell’esercito sono in congedo permanente, hanno altri lavori e, in tempo di pace, non partecipano ad attività militari.
Il ministero della Difesa russo aveva fatto sapere che alcune categorie di uomini sarebbero state esentate dal reclutamento: dipendenti del settore informatico, bancari e giornalisti dei media di stato, per evitare ripercussioni sull’industria tecnologica e sul sistema finanziario del paese. Secondo diversi commentatori, però, il testo relativo alla mobilitazione era stato lasciato volutamente vago, in modo da permettere alla Russia di poter chiamare un numero maggiore di riservisti, se necessario. L’annuncio della mobilitazione ha causato molte proteste da parte della popolazione durante le quali più di 2.300 persone sono state arrestate.
Il 24 settembre, il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato una legge per punire con il carcere fino a dieci anni chi rifiuta l’arruolamento o chi, dopo averlo fatto, decide di disertare. Ma il governo russo ha comunque ammesso una serie di problemi nella sua campagna di mobilitazione. Peskov ha detto che la campagna sta procedendo a fatica tra errori e irregolarità, compreso l’arruolamento di persone che non dovrebbero essere coinvolte, soprattutto in alcune province russe orientali. E oggi, il generale Sergei Baranovsky, uno dei responsabili della mobilitazione bellica in quelle aree, è stato licenziato.
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Nel frattempo, Frontex, l’agenzia dell’Unione Europea che controlla e gestisce le frontiere esterne, ha dichiarato che 66 mila russi sono entrati nell’UE nell’ultima settimana, con un aumento del 30 per cento rispetto alla settimana precedente. E è probabile che il numero aumenterà, nei prossimi giorni, proprio a causa dell’incertezza legata alla mobilitazione.