La Russia ha ammesso di avere diversi problemi con la campagna di mobilitazione dei riservisti
Lunedì il governo russo ha ammesso una serie di problemi nella sua campagna di mobilitazione di circa 300mila riservisti da mandare a combattere in Ucraina, annunciata la settimana scorsa. Il portavoce del governo russo, Dmitri Peskov, ha detto che la campagna sta procedendo a fatica tra errori e irregolarità, compreso l’arruolamento di persone che non dovrebbero essere coinvolte, soprattutto in alcune province russe orientali.
È raro che il regime russo ammetta i propri errori. L’eccezionalità dell’annuncio è forse dovuta anche alle grosse proteste con cui i russi hanno reagito all’annuncio della mobilitazione. Lunedì un uomo ha sparato e ferito gravemente un ufficiale di reclutamento in Siberia, e lo stesso giorno il corrispondente del Financial Times da Mosca, Max Seddon, ha detto che a Ryazan, città della Russia occidentale, un uomo si è dato fuoco, sembra in segno di protesta contro l’arruolamento: Seddon, che segue la Russia da tempo, ha scritto di «non aver mai visto» tensioni del genere nel paese.
Peskov ha negato che il presidente russo Vladimir Putin abbia intenzione di chiudere i confini russi per impedire agli uomini di scappare per non essere arruolati, come avevano invece sostenuto i giornali indipendenti russi Meduza (che ha sede in Lettonia) e Novaya Gazeta (dalla sua redazione europea, dato che in Russia il giornale è stato chiuso).