Cosa sappiamo delle perdite di gas russo dai gasdotti Nord Stream
Si sono verificate negli ultimi giorni: qualcuno ipotizza che ci sia dietro la Russia, ma non ci sono ancora prove per sostenerlo
Tra domenica e lunedì si sono verificate grosse perdite di gas dai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, quelli costruiti per portare il gas russo in Europa. Le perdite sono state identificate grazie ad alcuni cali di pressione, ma durante la giornata di martedì sono diventate abbastanza evidenti nelle riprese dall’alto di alcuni punti del mar Baltico (sia il gasdotto Nord Stream 1 che il Nord Stream 2 collegano la Russia all’Europa attraverso il mar Baltico). La causa delle perdite non è stata ancora del tutto chiarita, ma martedì pomeriggio un rappresentante del centro nazionale di sismologia svedese ha detto che nelle zone in cui si sono verificate ci sono state «senza dubbio» due esplosioni, una alle 2.03 nella notte di lunedì e l’altra la sera dello stesso giorno, alle 19.04.
Una delle ipotesi fatte finora – che comunque va presa con estrema cautela, vista la mancanza di prove – è che le perdite siano state il risultato di azioni volute dal regime russo per continuare a usare le proprie forniture di gas come strumento per fare pressioni sui governi occidentali: spingerli cioè ad ammorbidire le proprie posizioni anti-russe sulla guerra in Ucraina. In serata, durante una conferenza stampa, la prima ministra danese Mette Frederiksen ha dichiarato in modo esplicito che le perdite di gas sono il risultato di un «atto deliberato» e non di un incidente.
Il Nord Stream 1 era stato chiuso dall’azienda energetica statale russa Gazprom lo scorso agosto dopo mesi in cui aveva funzionato a capacità ridotta: ufficialmente per problemi tecnici, ma si ritiene che la chiusura fosse stata decisa come ritorsione per le sanzioni imposte al governo russo per l’invasione dell’Ucraina. Il Nord Stream 2 invece non è mai entrato in funzione: la sua costruzione è stata completata lo scorso settembre ma non è mai stato avviato, sempre a causa delle tensioni tra Russia e Unione Europea. Entrambi i gasdotti erano riempiti di gas naturale, anche se non veniva pompato.
La prima perdita di gas, quella nella notte tra domenica e lunedì, si è verificata nel gasdotto Nord Stream 2, all’altezza dell’isola danese di Bornholm, nel Mar Baltico: la società che gestisce il gasdotto, Nord Stream 2 AG, aveva detto di aver registrato nella notte un calo di pressione in una delle linee del gasdotto, che era già stato riempito di gas in attesa di essere messo in funzione.
Martedì ci si è invece accorti di altre due perdite, in entrambe le linee del gasdotto Nord Stream 1 e sempre nel Mar Baltico (una in acque danesi, l’altra in acque svedesi). Anche in questo caso le perdite erano state individuate inizialmente grazie a un calo di pressione. Al momento sembra abbastanza chiaro che le perdite siano state causate dalle esplosioni, ma sono ancora in corso indagini per capire chi ne sia responsabile.
Un’ipotesi, riportata da Politico, è che il governo russo abbia sabotato di proposito le infrastrutture dei gasdotti, magari per creare un clima di ulteriore incertezza sulle forniture di gas che ne faccia risalire i prezzi, dato che nelle ultime settimane erano lievemente scesi, e creare così nuovi problemi all’Occidente. Secondo Politico, a sostegno di questa teoria ci sarebbe la notizia diffusa la settimana scorsa dal governo russo di aver sventato un «attacco terroristico» ucraino al gasdotto TurkStream, che collega la Russia alla Turchia.
Anche alcuni capi di governo europei, come il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, hanno fatto riferimento alla possibilità di un sabotaggio. Il portavoce del governo russo Dmitri Peskov ha detto in modo piuttosto ambiguo che «nessuna possibilità può essere esclusa». I governi di Germania, Danimarca e Svezia hanno comunque avviato alcune indagini sull’accaduto.
Per ora non sembrano esserci rischi di sicurezza dovuti alle perdite. Parlando del gasdotto Nord Stream 2, l’organizzazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe ha detto ad Associated Press che il gas naturale fuoriuscito dal gasdotto dovrebbe sciogliersi parzialmente in acqua senza pericoli di tossicità. Potrebbero però esserci conseguenze sul traffico navale: per ora la Danimarca ha istituito un divieto di navigazione in un raggio di 9 chilometri vicino all’isola di Bornholm, dove si era verificata la perdita.