Le proteste per i funerali di stato di Shinzo Abe, in Giappone
Circa metà dei giapponesi è contraria alla cerimonia organizzata per l'ex primo ministro assassinato a luglio, per via dei costi e non solo
Martedì in Giappone si terranno i funerali di stato di Shinzo Abe, l’ex primo ministro del paese assassinato a luglio, e molte persone non sono contente: in questi giorni sono state organizzate proteste contro l’evento e la scorsa settimana un uomo ha cercato di manifestare la propria opposizione dandosi fuoco. Una delle principali ragioni di contestazione dei funerali è il loro costo: si è stimato che costeranno l’equivalente di quasi 12 milioni di euro, che secondo chi protesta sarebbe un enorme spreco di denaro pubblico. Ma c’entra anche la storia di Abe.
In Giappone i funerali di stato sono una pratica poco frequente e generalmente sono riservati ai membri della famiglia imperiale. L’unica volta che vennero celebrati per un politico dopo la Seconda guerra mondiale risale al 1967: si fecero per Yoshida Shigeru, primo ministro per sette anni tra il 1946 e il 1954 e negoziatore della fine dell’occupazione americana.
La decisione di organizzarli per Abe è dovuta alla sua importanza per il Giappone contemporaneo. È stato il politico che ha ricoperto la carica di primo ministro più a lungo – per due periodi separati da un intervallo, tra il 2006 e il 2007 e poi tra il 2012 e il 2020 – e quello che più di tutti nella storia giapponese moderna ha contribuito ad aumentare la rilevanza del paese nella politica estera.
Secondo gli ultimi sondaggi, più di metà della popolazione del Giappone è contraria ai funerali di stato per Abe, e uno dei principali partiti d’opposizione, il Partito Costituzionale Democratico, ha fatto sapere che i suoi deputati non parteciperanno all’evento.
Oltre che ai costi, la contrarietà ai funerali di stato è dovuta ad altri due fattori: il fatto che Abe per molto tempo s’impegnò per far sì che il Giappone tornasse ad avere un esercito, e il suo legame con la Chiesa dell’unificazione, un gruppo religioso diffuso soprattutto negli Stati Uniti e in Asia orientale che ha milioni di membri e che da molti è considerato piuttosto simile a una setta.
Per gran parte dei suoi due mandati, Abe cercò di cambiare l’articolo 9 della Costituzione giapponese, che proibisce al paese di avere un esercito. Il militarismo è uno degli obiettivi principali dei conservatori e dei nazionalisti giapponesi, benché oggetto di forti controversie, dato che la fine della Seconda guerra mondiale, con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, colpì in modo particolare il Giappone.
Nel 2014 Abe “interpretò” l’articolo 9 dicendo che permette al Giappone di inviare delle truppe a difesa di un paese alleato che subisce un attacco. In precedenza lo aveva aggirato con la creazione del cosiddetto Jieitai, le forze armate di autodifesa, che formalmente si comportano come un esercito.
Questo è uno degli aspetti più controversi della sua carriera politica in Giappone e molte delle persone che hanno partecipato alle manifestazioni di protesta contro i funerali di stato accusano Abe di aver spinto il paese a partecipare nuovamente a conflitti armati, peraltro trascurando la posizione dei giapponesi sul tema: per cambiare la Costituzione avrebbe dovuto indire un referendum, che molto probabilmente non avrebbe vinto.
L’altra ragione di opposizione al funerale di stato riguarda invece la Chiesa dell’unificazione, che Abe sosteneva pur non essendone un seguace (era shintoista). Tra l’organizzazione religiosa e il Partito Liberal Democratico, il partito di Abe, ci sono legami che vanno indietro di decenni: Nobusuke Kishi, il nonno di Abe che fu primo ministro del Giappone nella seconda metà del Novecento, sostenne la Chiesa come strumento della lotta anticomunista, e Abe partecipò a eventi pubblici della Chiesa. Tra chi sostiene che la Chiesa dell’unificazione abbia comportamenti e pratiche simili a quelli di una setta, e che moltissimi suoi adepti siano stati spinti a fare donazioni eccessive e siano caduti in povertà, questo atteggiamento fu sempre malvisto.
La madre di Tetsuya Yamagami, l’uomo che ha ucciso Abe, faceva parte del gruppo religioso. Dopo l’assassinio, Yamagami aveva detto alla polizia che sua madre aveva fatto donazioni esose in favore della Chiesa e aveva accusato i suoi sostenitori politici – dunque anche Abe – di aver impoverito la propria famiglia.