La disfatta della Lega
Non è riuscita a superare il 10% e ha preso la metà dei voti di Fratelli d'Italia perfino in Lombardia e in Veneto
La Lega non è riuscita a superare il 10 per cento dei consensi a livello nazionale alle elezioni politiche, una soglia che nei giorni precedenti al voto era stata indicata come determinante per il futuro del partito e del suo segretario Matteo Salvini: raggiungerla sarebbe stato un risultato accettabile, mentre rimanere al di sotto avrebbe significato una disfatta.
Alla fine, con il 9 per cento scarso dei voti, una percentuale distante dal 12 per cento previsto dai sondaggi, la Lega è stata probabilmente il partito che ha deluso di più le aspettative, e la sua sconfitta è evidente non solo per non aver superato il 10 per cento. Il crollo dei voti rispetto al 34% delle Europee del 2019, il distacco da Fratelli d’Italia e il peso in coalizione di poco superiore a quello di Forza Italia, il quarto posto dietro al Movimento 5 Stelle, la debolezza nelle regioni del sud su cui Salvini aveva in parte investito negli ultimi anni e soprattutto i risultati deludenti ottenuti in Lombardia e in Veneto imporranno probabilmente la messa in discussione della leadership.
Domenica sera Salvini ha raggiunto la sede della Lega, in via Bellerio a Milano, poco dopo le 22.30 e ha deciso di non parlare durante lo spoglio come invece ha fatto Giorgia Meloni. Salvini commenterà i risultati lunedì durante una conferenza stampa annunciata per le 11. Non potendo rimanere completamente in silenzio, si è affidato a un tweet essenziale per sottolineare la vittoria della coalizione: «il centrodestra è in netto vantaggio. Sarà una lunga notte ma già da ora vi voglio dire grazie».
Tuttavia, nonostante la vittoria della destra e le prospettive di ottenere almeno un ministero importante, Salvini non può essere soddisfatto. Il calo rispetto alle elezioni europee è netto: nel 2019 la Lega aveva raggiunto il risultato migliore della sua storia, il 34% dei consensi a livello nazionale, mentre alle politiche dell’anno precedente era arrivata al 17%. In soli tre anni è riuscita a perdere quasi tre su quattro dei propri voti, in termini percentuali.
– Leggi anche: Per la Lega le elezioni saranno una resa dei conti
Ma i numeri più preoccupanti arrivano dalle due regioni da sempre considerate il bacino più prolifico di voti: Lombardia e Veneto.
Al Senato Fratelli d’Italia sembra essere di poco sopra il 28 per cento in Lombardia, mentre la Lega è ferma al 14%. Nel 2018 il partito di Salvini aveva ottenuto esattamente il 28% dei consensi, con Fratelli d’Italia di poco oltre il 4%. È un esito che coinvolgerà inevitabilmente le trattative in vista delle elezioni regionali in programma il prossimo anno: la Lega punta sull’attuale presidente, Attilio Fontana, ma un distacco così significativo da Fratelli d’Italia potrebbe portare a riconsiderare le strategie.
Anche in Veneto il risultato sembra essere clamoroso, visto che la Lega non sembra riuscirà a superare il 15%, con Fratelli d’Italia addirittura oltre il 30% dei consensi. A peggiorare la situazione c’è il risultato del Partito Democratico, che in Veneto sembra essere riuscito a raggiungere e forse superare la Lega: il PD, di poco oltre il 16%, ha fatto meglio rispetto alle ultime regionali quando ottenne il 12% dei voti.
Sarà molto importante capire la reazione del presidente del Veneto Luca Zaia, che durante la campagna elettorale non aveva nascosto perplessità in merito alle candidature decise dalla segreteria federale. Zaia, insieme al presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, è indicato come il principale candidato alla successione di Salvini alla segreteria del partito.
Tra le altre cose, il travaso di voti verso Fratelli d’Italia complica molto il percorso verso l’autonomia delle regioni del Nord, cara soprattutto all’ala veneta del partito: Fratelli d’Italia infatti appartiene alla tradizione della destra sociale, tendenzialmente scettica sul decentramento dei poteri dello Stato. Evidentemente però parte dell’elettorato del Nord che un tempo votava la Lega si sente ora comunque più tutelato da un partito del genere.
Nelle regioni del sud Salvini non è riuscito a far valere la sua popolarità personale: il Movimento 5 Stelle ha vinto in diversi collegi, mentre la Lega ha ottenuto ovunque percentuali molto basse.