Come si vota
Tutte le cose da sapere: com'è fatta la scheda, dove va messa la X e cosa c'è di diverso tra i candidati all'uninominale e al plurinominale
Domenica 25 settembre si tengono le elezioni politiche nazionali, a cui possono partecipare tutte le persone italiane aventi diritto al voto e con più di 18 anni. I seggi saranno aperti alle 7, e chiuderanno alle 23.
Anche se la legge elettorale in vigore è la stessa dell’ultima volta, quattro anni fa, molti potrebbero non ricordare quali fossero allora le modalità del voto, e per altri ancora potrebbe essere la prima volta in assoluto: perciò ecco un riassunto di tutte le cose che occorre sapere per votare, da come si recupera la tessera elettorale a come è fatta la scheda, passando per come trovare collegi e candidati.
Quando e dove
Si voterà solamente nella giornata di domenica 25 settembre. L’indirizzo del seggio e il numero della sezione sono riportati sulla propria tessera elettorale, documento necessario per esprimere il voto. Una volta che alle 23 chiuderanno i seggi, inizierà immediatamente il conteggio dei voti.
Cosa c’è sulla scheda
Al seggio verranno consegnate due schede elettorali identiche ma di colore diverso, una gialla per il Senato e una rosa per la Camera. All’interno di questa scheda ci saranno vari rettangoli con i simboli dei partiti raggruppati per coalizione, affiancati da un elenco di nomi, sormontati da un nome scritto più in grande dentro un altro rettangolo.
Per capire il perché ci sono candidati scritti in piccolo e un candidato scritto in grande va prima spiegato brevemente come funziona la legge elettorale con cui si voterà, il Rosatellum. È una legge elettorale che si basa su un sistema misto: circa un terzo dei seggi parlamentari viene assegnato sulla base di collegi uninominali, e altri due terzi in collegi plurinominali. I collegi sono le porzioni di territorio in cui viene suddivisa l’Italia per eleggere i rappresentanti in parlamento, e a ognuna di queste porzioni è associato un certo numero di seggi.
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Questa parte è la più complicata, ma in realtà capire il funzionamento essenziale della legge elettorale non è così complesso.
Ogni comune o frazione in Italia è incluso in quattro diversi collegi: quelli uninominali di Camera e Senato, e quelli plurinominali di Camera e Senato. In altre parole: non è che certi elettori votano per l’uninominale e altri per il plurinominale. Tutti votano per entrambi.
Si chiamano “uninominali” i collegi in cui si elegge un solo rappresentante, “plurinominali” quelli in cui se ne elegge più di uno. I collegi uninominali vengono assegnati con metodo maggioritario: vince l’unico seggio in palio il candidato della coalizione – o del partito che si presenta da solo – che prende almeno un voto in più degli altri. I seggi dei collegi plurinominali invece si assegnano con metodo proporzionale: di solito in palio ce n’è più di uno, e vengono distribuiti tra i partiti in proporzione ai voti che hanno ottenuto.
Questo funzionamento comporta la formazione di quattro diverse mappe per la suddivisione dei collegi: due per la Camera e due per il Senato, con ciascuna camera che ne avrà una per i collegi uninominali e una per i collegi plurinominali. Potete vederle tutte qui.
Quindi, ricapitolando: ciascun elettore esprime due voti, uno per la Camera e uno per il Senato. E ognuno di quei due voti vale sia per il collegio uninominale, sia per il collegio plurinominale. I nomi più grandi nella scheda sono i candidati dell’uninominale, mentre nell’elenco a fianco dei simboli ci sono i candidati del plurinominale, che sono “bloccati”: cioè sono decisi dai partiti, senza possibilità di scelta per l’elettore (non sono previste le “preferenze”).
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Dove si fa la X
Per votare basta fare una X su ciascuna scheda. Si può scegliere di farla solo sul simbolo del partito che si vuole votare: in quel caso il proprio voto andrà sia ai candidati al plurinominale di quel partito, sia al candidato corrispondente dell’uninominale (che, se parliamo di una coalizione, può provenire anche da un altro partito). Oppure la si può fare sul nome del candidato all’uninominale, e in quel caso il voto viene ripartito tra i partiti che lo sostengono. Oppure si può fare una X sia sul simbolo del partito, sia sul relativo candidato all’uninominale (è ridondante, ma il voto è valido).
Cosa succede al proprio voto
Prendendo a esempio il fac-simile qui sopra, se si mette una X sul simbolo di Impegno civico il voto andrà a Impegno civico per quanto riguarda i parlamentari eletti nei collegi plurinominali, e per quanto riguarda l’uninominale andrà a Riccardo Magi di +Europa, il candidato in quel collegio per il centrosinistra.
Per esprimere un voto valido si può anche mettere una X solo sul nome candidato dell’uninominale: in quel caso il voto andrà sia al candidato sia al partito corrispondente, se non è in una coalizione. Se invece si mette una X solo sul nome del candidato all’uninominale di una coalizione con più partiti, il voto verrà attribuito a una delle liste della coalizione per quanto riguarda il plurinominale. La distribuzione di questi voti avviene proporzionalmente ai voti che ciascun partito ha preso in tutto il collegio uninominale (ossia quelli espressi dagli elettori che invece hanno messo una X sul simbolo del partito). Se Forza Italia per esempio ha preso il 25% dei voti della coalizione della destra in quel collegio, il 25% dei voti espressi con una X sul solo candidato all’uninominale andrà a Forza Italia.
Il voto è valido anche se si mette una X sia sul simbolo del partito che sul candidato dell’uninominale corrispondente, o ancora tracciando una X sull’elenco dei candidati al plurinominale. Non si può invece votare per uno solo di questi candidati, perché i listini sono bloccati e i seggi saranno ripartiti tra i candidati secondo l’elenco in cui compaiono.
Non si può neanche esprimere un voto disgiunto, cioè votare per un candidato dell’uninominale e allo stesso tempo per un partito che non lo sostiene. Quindi tornando alla scheda qui sopra, se ad esempio si mette una X sul Movimento 5 Stelle, che si presenta da solo, e un’altra sulla candidata dell’uninominale di Italexit, Serena Tagliaferri, il voto sarà nullo. Anche scrivere messaggi e disegnare o tracciare simboli fuori dai riquadri dei candidati annulla il voto.
Per le coalizioni, e quindi per quella del centrosinistra e per la destra, la soglia di sbarramento per eleggere parlamentari nei collegi plurinominali è fissata al 10% nazionale. Per i singoli partiti è al 3%. Vale anche per i partiti dentro alle coalizioni: se prendono di meno, ma sopra l’1%, i loro voti non vanno dispersi ma sono distribuiti proporzionalmente tra i partiti della coalizione che hanno invece superato il 3%. Se prendono meno dell’1%, invece, i loro voti vanno persi.
Come si trova il proprio collegio e i propri candidati
L’elenco dei collegi e dei candidati si trova sui siti e sui database del ministero dell’Interno, ma è difficilmente consultabile. Il Post ha pubblicato due strumenti che consentono facilmente di trovare sia il proprio collegio – inserendo il proprio comune di residenza – sia i candidati corrispondenti. Si trovano qui e qui.
Che documenti servono
Per poter votare bisogna avere con sé un documento di riconoscimento emesso dalla pubblica amministrazione, con foto, quindi la carta d’identità o la patente o il passaporto. Nelle FAQ del ministero dell’Interno si legge che il documento può essere anche scaduto. Gli altri documenti che si possono presentare sono le tessere rilasciate dall’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia oppure il tesserino di un ordine professionale (ma che abbia anche una fotografia per il riconoscimento).
Oltre a uno di questi documenti, occorre presentare anche la tessera elettorale. I diciottenni che votano la prima volta dovrebbero averla ricevuta per posta dal proprio comune, mentre chi l’ha smarrita o ha esaurito gli spazi per i timbri (quelli che si mettono a ogni voto) deve richiederne un duplicato o una nuova scheda andando all’ufficio elettorale di competenza o all’ufficio dell’anagrafe. Solitamente nei comuni medi e piccoli l’ufficio elettorale è unico, mentre per le grandi città bisogna cercare quello del proprio municipio o quartiere.
Il sito del ministero raccomanda, in caso di necessità, di andare per tempo a chiedere un duplicato o una nuova tessera elettorale, per non affollare gli uffici. In ogni caso, dalle 7 alle 23 di domenica 25 settembre gli uffici elettorali restano aperti.
Cosa non si può fare
Non si può votare in un seggio diverso dal proprio, neanche nel caso in cui si lavori fuori dalla regione di residenza. La legge prevede che solo alcune categorie di elettori possano votare fuori dal proprio comune: le persone ricoverate in ospedali e case di cura, i militari, le forze dell’ordine e i componenti dell’Ufficio elettorale di sezione.
Non si può entrare nella cabina elettorale con cellulare o smartphone, vanno consegnati prima agli scrutatori. Non si possono fare foto alla scheda e non si può entrare nella cabina accompagnati dai figli minorenni. Non si può andare al seggio armati neanche se in possesso di porto d’armi regolare.
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