Le cariche della polizia contro chi contestava Meloni a Palermo
Pochi giorni dopo che la leader di Fratelli d'Italia si era lamentata con la ministra dell'Interno Lamorgese di chi disturba i suoi comizi
Martedì sera a Palermo una cinquantina di persone che si erano riunite per manifestare con slogan e cartelli il loro dissenso contro la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, in un luogo vicino a dove stava tenendo un comizio, sono state bloccate dalla polizia in tenuta antisommossa mentre stavano abbandonando il presidio: sono state caricate due volte e colpite con i manganelli. Tra di loro c’era anche una cronista di Repubblica. L’intervento della polizia arriva a pochi giorni dalle lamentele di Meloni sui contestatori ai suoi comizi, rivolte direttamente a Lamorgese che aveva risposto chiedendo alle prefetture maggiori attenzioni e interventi da parte delle forze dell’ordine.
Domenica scorsa, durante un comizio a Caserta, uno degli ultimi della campagna elettorale, Meloni aveva attaccato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese lamentandosi della frequenza con cui i suoi eventi vengono interrotti o disturbati da persone che la contestano, accusandola di non saper «fare il suo lavoro». Dopo i rumoreggiamenti del pubblico per alcuni manifestanti che avevano esposto dei cartelli, Meloni aveva chiesto ai suoi sostenitori di ignorare le contestazioni, comunque pacifiche, annunciando che avrebbe chiesto a Lamorgese di intervenire. L’intervento era arrivato: Lamorgese aveva infatti inviato una circolare alle prefetture per chiedere di intensificare le attività di monitoraggio e intervento delle forze dell’ordine durante gli eventi di propaganda elettorale.
Nella circolare si fa riferimento alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica in vista del 25 settembre, giorno delle elezioni, e alla predisposizione di «adeguati servizi di osservazione e filtraggio, aventi il precipuo scopo di individuare gruppi di violenti e facinorosi intenzionati a porre in essere azioni illegali». Come in altre occasioni, anche a Palermo le manifestazioni sono state però pacifiche.
Nel comunicato pubblicato dalla questura si dice che il comizio di Fratelli d’Italia «si è svolto regolarmente, senza che si registrassero turbative al suo regolare svolgimento». Si parla di «iniziative di contenimento» per bloccare «un gruppo di cinquanta aderenti a gruppi antagonisti che ha cercato di raggiungere piazza Politeama (dove era stato organizzato il comizio di Meloni, ndr) con l’intento di creare turbative all’iniziativa elettorale».
Stando a quanto si legge nella nota «nel corso di più episodi di contenimento dei citati manifestanti nell’ambito di una manifestazione non preavvisata, non si sono registrati né momenti di contatto con le forze dell’ordine né cariche da parte della polizia. I cordoni delle forze dell’ordine hanno evitato, attraverso i citati dispositivi di sbarramento, che da tale manifestazione potessero derivare potenziali disordini». Si dice poi che «un operatore della Digos veniva raggiunto al volto da un pugno sferrato da un manifestante». Alla fine della serata, un manifestante è stato fermato e portato in questura, ma è stato rilasciato dopo qualche ora. La questura ha poi fatto sapere che «sono in corso le operazioni di identificazione utili al successivo deferimento dei responsabili di episodi violenti».
La versione dei manifestanti e delle manifestanti, studenti attivi nei movimenti, esponenti del circolo Arci, attivisti del Pride e femministe di Non Una di Meno, è però molto diversa. Non Una di Meno ha spiegato che il presidio si era creato spontaneamente attraverso la condivisione di messaggi privati. Dopo aver provato a raggiungere la piazza del comizio, i manifestanti sono stati bloccati dalla polizia e si sono fermati in una via poco lontano dove il presidio si è svolto regolarmente con cori e l’esposizione di cartelli in difesa del welfare, del diritto al reddito, di quello all’aborto e contro le discriminazioni di genere.
«Ritenuta conclusa la manifestazione abbiamo deciso di defluire trovandoci però le strade bloccate dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa da tutti i lati di uscita possibili», hanno spiegato. «Alle nostre richieste e ai nostri tentativi di andarcene per rientrare nelle rispettive zone di residenza, gli agenti decidono prima di bloccarci con scudi e manganelli, poi addirittura di inseguirci e caricarci mentre andavamo in direzione contraria alla zona del comizio, ribadiamo, in fase di deflusso! È a quel punto che un ragazzo in testa alla fila viene inseguito e fermato violentemente – poi rilasciato in serata».
Non Una di Meno cita anche, a supporto di quanto dichiara, i video «in cui si mostra con assoluta chiarezza la sproporzione, l’insensatezza dell’atteggiamento e del comportamento delle forze dell’ordine». A sua volta, la cronaca della giornata e la versione dei manifestanti è stata raccontata da Alessia Candito, giornalista di Repubblica rimasta coinvolta nelle operazioni della polizia.
Repubblica giovedì si è chiesta se l’episodio non possa costituire un precedente al di là del singolo episodio: «Ci dobbiamo aspettare una stretta autoritaria nelle piazze? (…) C’è chi vede il rischio di una deriva autoritaria tra poliziotti e carabinieri». Giuseppe Tiani, segretario del sindacato della polizia Siap, ha detto di ritenere un’ipotesi improbabile «che gli agenti, fiutando il cambio di indirizzo politico generale, ne vengano suggestionati a tal punto da oltrepassare i limiti. Dovessero essere introdotte nuove leggi sulla pubblica sicurezza, allora il discorso potrebbe cambiare…». Il segretario generale di un altro sindacato, il Coisp, ha invece dichiarato: «Non permetteremo che le forze di polizia vengano tirate per la giacca né da sinistra né da destra».