Una giudice ha bloccato l’applicazione della nuova legge dell’Indiana che rendeva illegale l’aborto
Giovedì una giudice dell’Indiana, negli Stati Uniti, ha bloccato l’applicazione della nuova legge statale che rendeva illegale l’aborto, entrata in vigore lo scorso 15 settembre. La giudice ha accolto il ricorso di alcune cliniche dove viene praticata l’interruzione di gravidanza, secondo cui la legge violerebbe la costituzione dello stato.
La legge per limitare l’accesso all’interruzione di gravidanza in Indiana era stata approvata a inizio agosto dalle due camere dello stato, entrambe a maggioranza repubblicana: era stata la prima a essere preparata e approvata dopo la discussa decisione con cui a fine giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva ribaltato la sentenza che dal 1973 garantiva il diritto all’aborto a livello federale. La legge dell’Indiana permetterebbe l’aborto solo in caso di grave rischio per la vita della donna e gravi anomalie fetali; lo consentirebbe anche nei casi di stupro e incesto, ma solo fino alla decima settimana di gravidanza.
La giudice, Kelsey Hanlon, ha detto che «c’è una ragionevole probabilità che queste significative restrizioni nell’autonomia personale ledano le garanzie di libertà assicurate dalla Costituzione dell’Indiana». La sua decisione impedisce l’applicazione della nuova legge fino a quando il ricorso non sarà stato giudicato nell’ambito di un processo.