Il Regno Unito ha esagerato con il lutto per la regina?
Negli scorsi giorni sono stati annullati perfino vari servizi essenziali, e la copertura mediatica è stata eccessiva, secondo molti
Dopo la morte della regina Elisabetta II nel Regno Unito ci sono state assai estese manifestazioni di lutto e occasioni di commemorazione collettiva, che hanno comportato la chiusura di attività, la sospensione o il rinvio di eventi programmati, e diversi bizzarri divieti: in generale tutte queste iniziative hanno toccato molti ambiti della vita quotidiana del paese, sono state molto commentate e hanno creato alcuni disagi. Il governo aveva proclamato un lutto nazionale di dieci giorni, che si è concluso ufficialmente con i funerali di stato, lunedì 19 settembre.
Durante questo periodo è stato programmato un fitto calendario di manifestazioni di lutto ufficiali, a cui se ne sono aggiunte molte altre spontanee: alcune più direttamente collegate al lungo corteo funebre della regina cominciato al Castello di Balmoral, in Scozia, – come l’annullamento di eventi che erano previsti nei luoghi in cui passava il corteo, o nei dintorni – altre che apparentemente non avevano niente a che fare con quegli avvenimenti e decise solo per ragioni simboliche, come segno di rispetto verso la regina defunta.
Tutte queste manifestazioni di affetto sono culminate nel giorno del funerale, lunedì appunto, in cui moltissime attività sono rimaste chiuse in segno di lutto, anche fra i servizi essenziali: per esempio, sono stati annullati molti appuntamenti medici per visite e operazioni chirurgiche definite “non urgenti”, sono stati chiusi i banchi alimentari e in moltissimi casi non sono stati garantiti i servizi funebri. Decisioni come queste hanno causato molte lamentele e critiche fra cittadini più e meno in vista, che in alcuni casi hanno denunciato i disagi subiti per la sospensione delle attività e in altri hanno fatto notare come molte delle iniziative siano state più che altro superflue e persino risibili.
Le linee guida diffuse dal governo prevedevano che nel giorno del funerale le attività non fossero obbligate a chiudere, e lasciavano libertà ai datori di lavoro di decidere se permettere o meno ai propri dipendenti di prendersi un giorno libero. Allo stesso tempo però è stato proclamato un giorno festivo a livello nazionale, proprio con l’intento di legittimare tutti a non andare a lavoro e «consentire a persone, aziende e altre organizzazioni di rendere omaggio a Sua Maestà e commemorare il suo regno».
L’invito è stato largamente accolto, al punto che alcuni media – britannici e non – hanno cominciato a chiedersi se le manifestazioni di lutto non siano state eccessive: a cominciare proprio dalla copertura giornalistica nel Regno Unito, che per giorni ha raccontato ininterrottamente qualsiasi cosa accadesse intorno alla morte della regina.
Il giornalista Jon Allsop ha raccontato nella newsletter The Media Today della Columbia Journalism Review il suo tentativo di seguire per alcune ore la programmazione del 15 settembre delle televisioni britanniche all-news (cioè quelle che trasmettono in diretta per tutta la giornata). BBC e Sky News, le due principali televisioni del Regno Unito, avevano seguito per tutto il giorno principalmente la formazione della lunghissima coda di persone che attendevano nel centro di Londra di poter entrare nella camera ardente per vedere il feretro della regina.
Allsop ha abbastanza ironizzato sugli esiti di questa scelta: non potendo raccontare molto altro al di fuori della coda stessa, le due tv avevano soprattutto intervistato le persone in attesa, dando visibilità a quelle più eccentriche e curiose, con risultati discutibili dal punto di vista della qualità giornalistica. Nel mentre però molte altre importanti notizie dal mondo passavano in secondo piano e venivano trattate velocemente, tra cui alcune importanti sulla guerra in Ucraina o l’annuncio del ritiro dal tennis di Roger Federer.
Qualche giorno prima anche GQ aveva criticato l’eccessiva copertura sulla morte della regina e quella molto carente su altri fatti rilevanti, come l’uccisione a Londra di un 24enne nero da parte della polizia: la concentrazione degli sforzi redazionali sulla morte della regina aveva portato anche una giornalista di Sky News a dire in diretta che un corteo di protesta per l’uccisione del ragazzo era invece un ritrovo di persone che commemoravano la regina (la giornalista si era poi scusata pubblicamente per l’errore).
Un’analisi del sito di news Axios ha mostrato come anche negli Stati Uniti le notizie sulla regina abbiano monopolizzato i notiziari, calcolando che nella settimana dal 5 all’11 settembre (la regina è morta l’8) le emittenti CNN, MSNBC e Fox News hanno dedicato 160 minuti alla regina, 15 alla guerra in Ucraina e 10 all’inflazione.
La società britannica di sondaggi YouGov ha chiesto alle persone nel Regno Unito se giudicassero la copertura giornalistica sulla morte della regina «eccessiva, scarsa o giusta»: il 49 per cento ha risposto «eccessiva», il 41 per cento «giusta» e solo il 2 per cento scarsa (l’8 per cento ha detto di non saper giudicare).
Deborah Madden, docente all’università inglese di Brighton e studiosa del lutto nelle varie culture, ha detto alla NBC che secondo lei c’è stato anche un problema sul tipo di copertura giornalistica offerta: visto che molti contenuti e in generale il piano per seguire l’evento erano stati preparati in anticipo, c’è stato pochissimo – e in alcuni casi nessuno – spazio «per punti di vista o esperienze diverse», magari tra persone che non si sentivano così coinvolte nell’avvenimento o addirittura critiche con la monarchia.
A questo proposito, si è fatta notare per esempio la scelta di Sky News nel Regno Unito di tagliare le battute sulla regina dal programma televisivo statunitense condotto dal comico John Oliver (che viene ritrasmesso anche nel Regno Unito): una di queste faceva riferimento alla morte della regina come «la scioccante scomparsa di una donna di 96 anni per cause naturali».
I giornali britannici e internazionali hanno raccolto anche molte testimonianze fra persone britanniche che si sono lamentate di tutte le attività sospese nel paese, pur dicendosi in alcuni casi dispiaciute per la morte della regina e senza contestare la rilevanza data alla notizia. Diversi hanno fatto notare soprattutto la grossa contraddizione tra le grandi e costose celebrazioni per la regina e la crisi del costo della vita che sta attraversando il Regno Unito, in particolare con l’aumento dell’inflazione e del costo dell’energia.
Anche per questo le sospensioni sono state giudicate eccessive e spesso non necessarie. Alcuni lavoratori si sono lamentati di aver perso un giorno di stipendio in un momento critico come questo, ma ci sono state anche testimonianze più gravi: un fotografo ha raccontato alla CNN che la visita di controllo di sua madre dopo una diagnosi di tumore è stata annullata.
La NBC ha riferito l’esperienza di una donna in chemioterapia a cui sono stati cancellati gli appuntamenti dal medico, e di un’altra incinta con il diabete di tipo 1 che era riuscita a prenotare una visita dopo tre settimane di attesa per lunedì 19, ma che se l’è vista cancellare a causa del funerale della regina, nonostante la sua gravidanza sia considerata a rischio. Un’altra paziente in chemioterapia ha scritto su Twitter che la sua dose booster di vaccino contro il coronavirus programmata per il 19 settembre è stata rinviata di alcune settimane.
Contattato dalla NBC, un rappresentante del sistema sanitario britannico (la NHS) ha solo risposto che anche nel giorno del funerale sarebbero stati garantiti i servizi «urgenti e di emergenza»: molti però hanno contestato cosa sia stato considerato “urgente” e cosa no.
Nel giorno del funerale sono rimaste chiuse anche le scuole, i musei, le banche e moltissimi negozi. Altre chiusure e sospensioni sono sembrate meno comprensibili. Sono stati annullati o deviati per esempio tutti i voli per Londra per alcune ore, per evitare il rumore sopra la città durante il funerale. Per quel giorno è stato vietato anche ai musicisti di suonare per le strade di Londra, con la motivazione di dover lasciare lo spazio necessario alle folle che volevano seguire il corteo funebre.
Il Guardian ha raccolto alcuni dei «peggiori esempi di lutto pubblico per la regina». Tra questi c’è quello della società di villaggi turistici e case vacanze Center Parcs, che inizialmente aveva comunicato ai suoi ospiti l’intenzione di chiudere le proprie strutture il giorno del funerale, dicendo loro di organizzarsi per dormire altrove quella notte: dopo molte critiche aveva cambiato idea.
Altre scelte difficili da spiegare e molto derise dai commentatori online: la federazione degli sport ciclistici britannici aveva consigliato di non usare la bicicletta il giorno del funerale, mentre il comune di Norwich aveva appeso ad alcune rastrelliere per le bici cartelli che dicevano di non parcheggiare dal 9 al 23 settembre. La catena di supermercati Morrisons ha tolto per alcuni giorni i segnali acustici delle casse automatiche, giustificandosi poi dicendo che aveva eliminato tutti i suoni dai suoi negozi.
Il Met Office, il servizio metereologico nazionale, aveva scritto che «in segno di rispetto» nei giorni di lutto nazionale avrebbe pubblicato solo «previsioni e avvisi giornalieri»: intendeva dire che non sarebbero stati pubblicati contenuti più spensierati, ma molte persone hanno ironizzato sul fatto che per onorare la regina le previsioni sarebbero state date solo un giorno per volta. Altre si sono chieste se ci fosse proprio bisogno di comunicare questa scelta.
Nel mentre, su Twitter è nato ed è diventato molto popolare un profilo chiamato @GrieveWatch, cioè “osservatorio del lutto”, che condivide ironicamente tutte le manifestazioni di dolore più strane e incomprensibili trovate in giro. Al momento ha quasi 100mila follower.
Sombre, respectful and classy Grieve Tree in Bolton. 🌲 pic.twitter.com/lsjGTda5oY
— GrieveWatch (@GrieveWatch) September 19, 2022
Negli ultimi giorni sono stati cancellati anche spettacoli teatrali, programmi televisivi, concerti, conferenze e altri incontri di vario genere. La comica britannica Rachel Parris ha scritto su Twitter: «Cancellare gli eventi popolari di massa nel Regno Unito è davvero una buona idea per “onorarla”?».
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