La fortunata storia dei teatrini giocattolo

Quelli fatti di carta, con gli sfondi e i personaggi principali delle opere: furono popolarissimi nell'Inghilterra dell'Ottocento

Un teatrino di carta fotografato al museo del giocattolo di Bruxelles (Wikimedia Commons)
Un teatrino di carta fotografato al museo del giocattolo di Bruxelles (Wikimedia Commons)
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Nell’Inghilterra di inizio Ottocento il teatro era una forma di intrattenimento così diffusa e di successo che nel 1809 i londinesi protestarono per oltre due mesi contro l’aumento del prezzo dei biglietti annunciato dal teatro di Covent Garden. Fu proprio in quel periodo – conosciuto come epoca georgiana, dal nome dei sovrani regnanti – che si diffuse una nuova forma di gioco che aveva a che fare proprio con il teatro: quella dei teatrini giocattolo, in inglese “toy theatre” oppure “paper theatre”, che diventarono popolarissimi anche in altri paesi europei, soprattutto tra i bambini.

Secondo le ricostruzioni di molti storici, i teatrini giocattolo nacquero dai foglietti che pubblicizzavano le opere teatrali inglesi, nella gran parte dei casi acquaforti o litografie (stampe ricavate rispettivamente da una lastra di metallo incisa e da un processo chimico) che rappresentavano i personaggi principali di drammi e melodrammi. Questi foglietti venivano distribuiti o venduti come souvenir tra gli spettatori, ma per i bambini diventavano giochi da poter fare anche a casa.

Su ciascuno di questi foglietti c’erano le figure di più personaggi dell’opera che era stata messa in scena a teatro, in cui dame, banditi o pirati erano raffigurati nelle loro pose più significative o in quelle che esprimevano meglio il loro ruolo. Le figure potevano essere tagliate e incollate su formine di cartone e quindi essere spostate con l’ausilio di un bastoncino per rimettere in scena l’opera oppure per giocarci liberamente, usando un po’ di immaginazione.

Un foglio con i personaggi dello spettacolo dedicato al bandito Richard Turpin, realizzato dall’editore Skelt attorno al 1840 (Wikimedia Commons)

Ebbero così tanto successo che si cominciarono a vendere anche fogli che rappresentavano le scenografie dell’opera, da usare come sfondi davanti ai quali far muovere i personaggi. I fogli erano in bianco e nero oppure colorati: venivano venduti per un penny nel primo caso e per due pence nella versione a colori.

Attorno al 1811 vennero messi in commercio set di personaggi e scenografie pensati appositamente per i bambini, che in alcuni casi contenevano anche versioni condensate e semplificate (oppure censurate) dei testi teatrali. Gli editori principali di Londra che li producevano erano Skelt e Pollock. In seguito cominciarono a vedersi anche teatrini in miniatura tridimensionali, in cartone o legno leggero, con tanto di proscenio, gallerie e il disegno dell’orchestra nella parte inferiore del modellino.

Uno dei fogli con gli sfondi dello spettacolo “Jack the giant killer”, disegnato dall’editore Pollock (Wikimedia Commons)

In Inghilterra il successo dei teatri giocattolo fu favorito dal vastissimo repertorio di melodrammi del teatro georgiano, che mettevano insieme recitazione, canto, ballo e pantomima. Il gioco più popolare in assoluto era quello basato su The Miller and His Men, uno dei melodrammi più conosciuti dell’epoca, che fu messo in scena per la prima volta a Covent Garden nel 1813 e aveva per protagonisti un mugnaio e dei briganti.

C’erano anche quelli basati su opere straniere, come Der Freischütz (Il franco cacciatore, con musiche del tedesco Carl Maria von Weber), che arrivò nel Regno Unito nel 1824 e fu adattato in moltissimi teatri, ottenendo un successo enorme.

Un teatrino di carta usato in Germania nell’Ottocento (Wikimedia Commons)

Nello stesso periodo i teatrini giocattolo diventarono popolari anche in altri paesi europei, tra cui Germania, Austria, Francia e Danimarca. Si diffusero anche in Italia, dove già dalla fine del Settecento miniature di teatri simili a quelle usate in Inghilterra erano impiegate dai burattinai, noti per intrattenere le corti e le piazze già nei secoli precedenti.

Una forma di intrattenimento simile, che si ritiene abbia origini ancora più antiche, era quella del “kamishibai”, una forma di narrazione teatrale giapponese basata sullo scorrimento di tavole illustrate in una cornice di cartone o legno leggero e molto popolare soprattutto attorno al 1930.

I personaggi dello spettacolo “Jack the giant killer” disegnati dall’editore Pollock (Wikimedia Commons)

Quella dei teatrini di carta era una forma di gioco che attirava alcuni per il piacere di tagliare i fogli dei personaggi, incollarli sul cartone o colorare i fogli in bianco e nero, e altri per la possibilità di giocare con i personaggi, rimettendo per così dire in scena l’opera teatrale. Parlò dei teatrini giocattolo anche lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, che nel 1884 ne descrisse con nostalgia la tradizione in un saggio chiamato A Penny Plain and Twopence Coloured in riferimento al prezzo a cui erano venduti i fogli (un penny per la versione base e due per quella a colori, appunto).

I teatri giocattolo ebbero il successo maggiore tra il 1815 e il 1835 e continuarono a essere popolari fino alla seconda metà del secolo: secondo l’enciclopedia Britannica, in cinquant’anni furono adattate a gioco più di 300 opere che andavano in scena nei teatri londinesi. Dal 1870 smisero progressivamente di attirare l’interesse del pubblico, un po’ per via della maggiore diffusione delle riviste illustrate e un po’ perché le opere teatrali erano diventate sempre più complesse e realistiche, non adatte ai bambini.

Un teatrino giocattolo fotografato al museo dell’Infanzia di Edimburgo (Wikimedia Commons)

Alcuni editori, come W.G. Webb e Benjamin Pollock, continuarono a stampare i propri teatrini giocattolo fino ai primi decenni del Novecento. Ancora oggi a Londra si può visitare il Pollock’s Toy Museum, il più antico museo del Regno Unito dedicato ai giocattoli, che si trova in Scala Street, vicino al British Museum.

Come ha raccontato la rivista letteraria London Review of Books, in Inghilterra i teatrini giocattolo tornarono a essere molto popolari tra i bambini negli anni Sessanta e Settanta. Ancora oggi sul sito del Pollock’s Toy Museum ce ne sono in vendita moltissimi, ma se ne trovano tante versioni anche su eBay e in altri negozi online.

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