La Camera ha chiuso
Giovedì c'è stata l'ultima seduta, e sono cominciati i lavori di sistemazione in vista della nuova legislatura
Giovedì 15 settembre c’è stata l’ultima seduta di questa legislatura della Camera dei deputati, che ha concluso i suoi lavori e che riaprirà dopo le elezioni del 25 settembre con i nuovi parlamentari. L’ultimo atto dei deputati è stata l’approvazione della conversione in legge del cosiddetto decreto legge “Aiuti bis”: sarebbe dovuto essere l’approvazione definitiva perché venisse promulgata la legge, ma il testo è stato modificato dopo che al Senato era stato approvato un emendamento che introduceva una deroga al tetto degli stipendi dei manager pubblici.
C’erano state molte discussioni sull’emendamento, e alla fine il governo ne aveva proposto uno nuovo per sopprimerlo. Dal momento che per entrare in vigore ogni legge dev’essere approvata con lo stesso testo dalle due camere, ora il decreto legge “Aiuti bis” dovrà tornare al Senato. Anche il Senato aveva concluso i suoi lavori nei giorni scorsi, ma i senatori sono stati riconvocati appositamente per votare il testo il prossimo 20 settembre.
Nel corso dell’ultima seduta ha tenuto un breve discorso il presidente della Camera Roberto Fico, del M5S, che in base alle regole del suo partito sul limite di due mandati non si è ricandidato. «Siamo all’ultima seduta che facciamo tutti insieme e per questo vorrei ringraziarvi per il lavoro che abbiamo fatto in questi anni, anche nei momenti difficili. […] Per me è stato un onore assoluto presiedere questa assemblea».
Nel frattempo già giovedì pomeriggio alla Camera sono iniziati alcuni lavori di ristrutturazione dell’aula di Montecitorio: sono stati installati nuovi tabelloni per visualizzare gli esiti delle votazioni. Al posto di quelli vecchi che mostravano una riproduzione fedele dell’emiciclo con una luce per ogni deputato, è stato montato uno schermo digitale che potrà mostrare sia la rappresentazione dell’aula dopo le votazioni con singoli led corrispondenti a ogni parlamentare, sia i video degli interventi durante le discussioni.
Attivi da oggi in Aula due tabelloni sinottici digitali, su cui è possibile visualizzare la posizione dell'emiciclo e le immagini dell'oratore mentre svolge il proprio intervento. Lo ha reso noto il Presidente @Roberto_Fico in apertura di seduta #OpenCamera pic.twitter.com/SkfjjchR6F
— Camera dei deputati (@Montecitorio) September 15, 2022
Le modifiche si sono rese necessarie anche per il fatto che dalla prossima legislatura cambierà il numero dei deputati: in base al referendum sul taglio del numero dei parlamentari del settembre 2020, i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Non dovrebbero esserci grossi cambiamenti alla struttura delle camere, e semplicemente dovrebbero essere lasciati vuoti i posti alle estremità di destra e sinistra, facendo rimanere inalterato il numero complessivo di posti disponibili (che sono necessari quando a Montecitorio si riuniscono in seduta comune deputati e senatori, ad esempio per l’elezione del presidente della Repubblica).
Formalmente, comunque, i deputati rimarranno in carica fino all’insediamento delle nuove camere, che di solito avviene una ventina di giorni dopo il voto (in questo caso sarà il 13 ottobre, per esempio).
Nelle settimane scorse dopo l’annuncio della data delle prossime elezioni, alcuni avevano sostenuto che il 25 settembre fosse stato scelto perché il giorno prima sarebbero passati 4 anni, 6 mesi e 1 giorno dall’inizio della legislatura, il tempo minimo affinché un parlamentare alla prima elezione possa ricevere la pensione parlamentare.
Sui social network era circolata la tesi secondo cui quella data era stata scelta appositamente per “salvare” la pensione a molti parlamentari. In realtà, appunto, il mandato non termina il giorno prima del voto, e per non maturare il tempo necessario per garantire la pensione ai parlamentari si sarebbe dovuto votare a inizio settembre (un’ipotesi che non è mai stata presa in considerazione).
– Leggi anche: Le elezioni non sono state fissate il 25 settembre per “salvare” la pensione dei parlamentari